21 Dicembre 2024 - 17:57

Balestra (Federserd): “In Italia è ancora disomogenea l’offerta di cure per il disturbo da gioco d’azzardo”

L’ultima Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, relativa ai dati del 2023, realizzata dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri riporta che quasi

19 Settembre 2024

L’ultima Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, relativa ai dati del 2023, realizzata dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri riporta che quasi 1milione 500mila ragazzi, pari al 59% degli studenti, afferma di aver giocato d’azzardo nella propria vita e 1milione 300mila ragazzi (53%) nel corso dell’ultimo anno.

La Relazione mira a fare il punto sull’evoluzione del fenomeno del consumo di sostanze psicoattive, sullo stato di salute della popolazione interessata e sulle attività preventive, terapeutiche e riabilitative messe in atto. Come ogni anno la relazione tiene in considerazione il fenomeno delle dipendenze comportamentali come il gioco d’azzardo di cui il Dipartimento Antidroga denuncia ‘in forte crescita’.

Tra i giochi maggiormente praticati – si legge ancora – ci sono il Gratta&Vinci (74%), le scommesse calcistiche (35%), altri giochi quali poker, roulette e dadi (28%) e le slot machine/videolottery (24%). In ascesa anche il gioco online: nel 2023 sono 270mila i ragazzi che riferiscono di aver giocato d’azzardo tramite Internet, pari all’11% della popolazione studentesca, il valore più alto mai registrato. A risultare in crescita sono, infine, anche gli studenti con un profilo di gioco ‘a rischio’ (6,1%) e quelli con un profilo di gioco ‘problematico’ (4,8%). In particolare, gli studenti con un profilo di gioco ‘problematico’ sono quasi raddoppiati nel 2023 rispetto al 2022 e raggiungono i valori più elevati mai osservati dal 2008.

A commentare i dati della Relazione sulle tossicodipendenze, nelle ultime settimane sono intervenute le realtà del terzo settore FeDerSerD, SITD, CNCA, FICT ed INTERCEAR che hanno scritto al sottosegretario con delega alle Politiche antidroga Alfredo Mantovano, per portare all’attenzione del sottosegretario alcune riflessioni in merito a quanto emerge dalla Relazione e dai dati disponibili.

Parliamo del Disturbo da gioco d’azzardo con la dr.ssa Roberta Balestra, psichiatra, direttore area dipartimentale dipendenze ASUGI Trieste, presidente nazionale FeDerSerD.

 

Presidente, come giudica la Relazione sulle Tossicodipendenze e l’attenzione dedicata dal Dipartimento al tema delle dipendenze comportamentali come il disturbo da gioco d’azzardo?

“Lo spazio dedicato è stato molto ristretto, ma ciò dipende dal fatto che attualmente questa Relazione è ancora in gran parte focalizzata sui consumi problematici e sulle dipendenze da sostanze illegali. Noi riteniamo che sarebbe molto importante ed utile relazionare in modo unitario su tutti i tipi di dipendenza, superando l’attuale frammentazione, che peraltro contribuisce a mantenere una visione non corretta nella popolazione”.

La relazione non dà numeri specifici sulle persone trattate dai SerD per gioco d’azzardo. Si legge invece che le strutture del Privato sociale hanno avuto l’1,7% degli utenti è in carico per gioco d’azzardo (374 persone). Condivide questi dati secondo la sua esperienza?

“I dati dell’utenza in carico e delle attività svolte per contrastare il gioco d’azzardo vengono richiesti ai SerD dalle Regioni, che sono responsabili del flusso informativo verso il Ministero della Salute. L’esperienza mi fa dire che le persone con questo tipo di dipendenza vengono prevalentemente prese in carico in un setting ambulatoriale tipico dei SerD; solo situazioni di particolare complessità vengono inserite in percorsi residenziali comunitari. Resta comunque il fatto che i dati della Relazione non sono in questo caso significativi e esaustivi”.

Quale lavoro svolgete in Federserd sul tema del DGA?

“Il settore strategico dedicato al DGA è tra i più attivi fin dalla nascita della società scientifica. Essendo FeDerSerD un’associazione in gran parte costituita da professionisti e operatori pubblici dei SerD segue, supporta, analizza i fenomeni di consumo e dipendenza che si presentano. Su questo tema, intense sono le ricerche e gli studi che abbiamo prodotto, le proposte alle istituzioni e alla politica, i seminari, corsi e congressi dedicati. Moltissimi i lavori scientifici sul DGA prodotti sia in volume che sulla nostra rivista Mission – Italian Quarterly Journal of Addiction. A ciò si aggiunge un’attività diretta clinica che riprenderò successivamente”.

In Italia si segnala ancora l’assenza di esperti capaci di trattare questa specifica patologia?

“Non direi, nei SerD ci sono professionisti dedicati; come FeDerSerD diamo molta importanza alla formazione continua sulle dipendenze comportamentali, che stanno coinvolgendo anche i più giovani. Più in generale in Italia si registra ancora una disomogeneità nell’offerta di cure tra le diverse regioni, con una forbice più netta tra nord e sud del Paese. Permane un problema di investimenti di risorse insufficienti nel nostro settore rispetto al bisogno reale, con progressivo depauperamento dei SerD”.

Quali sono gli interventi che richiedete per fare in modo che i SerD possano trattare in modo efficiente anche il DGA?

“I SerD devono avere delle équipe multiprofessionali competenti, numericamente adeguate ai bisogni del territorio di riferimento (problema degli standard di personale che ancora non sono stati recepiti), in modo da poter differenziare e specializzare i percorsi di prevenzione e di presa in carico a seconda del tipo di dipendenza. Molto importante sarebbe poter contare su consulenti dell’area legale ed economico-finanziaria, stante le specifiche problematiche dei pazienti giocatori d’azzardo. Anche gli interventi riabilitativi e di reinserimento socio-lavorativo dovrebbero essere garantiti in tutti i servizi. Le realtà dell’associazionismo sono ancora poco rappresentate in questo campo, e tale carenza non consente di integrare al meglio le risposte e le risorse”.

Federserd collabora con le aziende del settore giochi per progetti di prevenzione? E quale ruolo possono svolgere le aziende di produzione in questa delicata questione?

“Da quindici anni FeDerSerD ha costruito progetti e percorsi di informazione, sensibilizzazione, formazione, counselling e poi attività di terapia on line anche in collaborazione con le aziende del settore. I risultati sono buoni con impegno di professionisti qualificati e notevole adesione dei cittadini alle proposte. Credo che siano modalità di rapporto costruite in modo etico e tese a fornire servizi di efficaci e facilmente fruibili quelle che qualificano possibili auspicabili collaborazioni”.

 

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