Una domanda che sa di provocazione, ma che in realtà rispecchia lo stato d’animo dei nostri produttori di schede e di apparecchi completi, dopo aver preso visione di quelle che
Una domanda che sa di provocazione, ma che in realtà rispecchia lo stato d’animo dei nostri produttori di schede e di apparecchi completi, dopo aver preso visione di quelle che probabilmente sono le linee guida del prossimo decreto tecnico sulle AWP Remote.
Esperienza insegna che mai si è sbagliato, in passato, quando nel tentativo di interpretare una norma di legge, ci si è lasciati andare alle previsioni più pessimistiche oltre misura. Stavolta, invece, sembra essersi rovesciato il mondo: diteci voi se questo non è un fatto epocale!
Vero: stiamo ancora ragionando su un documento “anonimo”; ma è anche un documento scritto con un tecnicismo tale da legittimare l’idea che provenga da fonti più che accreditate.
Perciò, riteniamo che non sia affrettato lanciarci in alcune considerazioni, tutte da cogliere col beneficio d’inventario, ovviamente; ma la sensazione nostra e di tanti altri osservatori è che alla fine la carta “canterà” più o meno come sta facendo oggi.
Ebbene, a prescindere da ogni altra considerazione, l’aspetto più rilevante è che le macchine di futura generazione dovrebbero (il condizionale è una pura cautela) conservare tra le proprie componenti la scheda di gioco.
Una scheda che non avrà contenuti o caratteristiche diversi da quelle attuali, se non per il fatto che, per generare l’esito della partita, dovrà ricevere dal sistema (remoto) dei codici da abbinare ai propri. Un’innovazione concepita più che altro in funzione della sicurezza (ergo, della non taroccabilità) del prodotto di gioco, che in tal modo non ha affinità coi sistemi VLT in quanto, come ben sappiamo, in tal caso il Randon Number Generator (RNG) risiede nel server centrale.
In altri termini: la AWP non sarà più del tutto indipendente nel suo funzionamento, ma subirà un condizionamento “a monte” – tramite dei codici cifrati, per l’appunto – che poi essa andrà a interpretare a modo proprio.
Una domanda sorge subito spontanea: quale funzione andrà ad assumere la smart card? E’ corretto immaginare la sua decadenza, oppure entrerà anch’essa nel complesso meccanismo di dialogo fra la stessa scheda di gioco, le periferiche e il sistema centrale? La risposta è da rimandare a tempo debito.
Le maggiori perplessità, al momento, nascono relativamente all’inevitabile appesantimento del flusso dei dati che dovrà transitare per i PDA. Dovremo sostituirli tutti, oppure, come al solito, c’è già qualcuno pronto a fornire la soluzione giusta per l’aggiornamento del dispositivo? Domanda retorica, e niente più…
Comunque, può bastare questo per affermare che lo spettro delle “mini Vlt” si allontana decisamente, lasciando il posto ad apparecchi sulla carta più evoluti, tecnologicamente parlando, e dotati di requisiti di sicurezza e controllabilità più avanzati (fors’anche spinti all’eccesso), oltre che di ulteriori meccanismi per la prevenzione del gioco compulsivo, quantunque in taluni casi non si tratti altro che di una riproposizione di cose già scritte sul decreto tecnico delle AWP2.
Il cosiddetto “ambiente remoto” – che per amor di verità viene interpretato dal regolatore in maniera a dir poco fantasiosa – è il luogo quale risiederanno tutta una serie di funzioni di dialogo con l’apparecchio on-site (ad es., per l’abilitazione e disabilitazione dello stesso a seguito degli interventi di manutenzione; la trasmissione e visualizzazione di messaggi e avvisi finalizzati alla prevenzione del gioco patologico; per la visualizzazione dei titoli autorizzatori) che rimarrà però uno “stand alone” a tutti gli effetti, ovvero, una macchina fine a se stessa.
Detto questo, bisogna altresì osservare che alcune previsioni non vanno proprio a favore dei produttori degli apparecchi completi e dei gestori. Pensiamo, in primo luogo, all’associazione univoca fra scheda e periferiche, la quale, interpretata alla lettera, potrebbe dar luogo all’impossibilità di continuare a ragionare in termini di scheda madre/figlia, di associazione scheda/mobile, come è stato fatto sino ad oggi. Ancora, una scheda di gioco che cambia supporto non potrebbe più essere reinizializzata per un nuovo utilizzo. E pure le altre componenti periferiche sembrerebbero essere “bloccate”.
Quanto poi al sigillo da apporre sui contenitori della scheda, la novità di inserire su di esso un codice ID univoco crea nuove problematiche tanto ai produttori quanto ai gestori, che sembrano essere superiori agli effettivi vantaggi per la sicurezza che ne deriverebbero.
In sostanza, si va incontro ad un apparecchio molto più complesso da progettare e realizzare. Ma, lo ripetiamo, per i produttori questo rappresenta il male minore, rispetto alla prospettiva di dover chiudere i battenti che si era prospettata nei mesi scorsi.
Altra questione cruciale delle AWP-R è la modalità di attivazione: la previsione di accettatori di monete, senza alcunché riferire dei lettori di banconote, è un’altra di quelle caratteristiche che mantiene ancorata la futura macchina a quella attuale.
Per quanto riguarda la modalità di accertamento della maggiore età, condizione necessaria per l’avviamento del gioco, la soluzione prevista sembra essere la più “smart”: si può immaginare che l’utente, entrando in un locale, dopo aver esibito il proprio documento riceverà dall’esercente una scheda che dovrà essere passata sotto l’apposito lettore installato sulla AWR e, naturalmente, sarà valida solo per quella sessione di gioco.
Nel novero delle AWPR potranno rientrare anche gli apparecchi multipostazione, quali ad esempio le roulette, delle quali una andrà ad assumere la funzione di controllo.
Quanto alle previsioni relative alla prevenzione del gioco patologico è stata tracciata una serie di accorgimenti che, ricalcando in parte quelli stabiliti per le AWP2, dovrebbero aiutare il giocatore a non perdere di vista quanto sta giocando e i limiti, sia di tempo che di denaro, che si era imposto all’inizio della sessione.
Infine, quali ulteriori considerazioni si possono fare guardando il tutto dal punto di vista dei gestori? Indubbiamente, la loro preoccupazione principale, se non esclusiva, è, e resta, il mantenimento della proprietà della macchina e il mantenimento del vigente regime autorizzatorio. Sotto questo profilo è impossibile avere certezze, ma soltanto buone sensazioni: se un sistema in stile “mini Vlt” avrebbe lasciato presagire l’adozione di un regime simile o identico a quello per la gestione delle Vlt, con questa nuova configurazione non si hanno più motivi validi per pensare che le AWP-R siano state concepite anche allo scopo di far confluire il tutto nelle mani dei concessionari, cancellando i gestori.
Incrociamo le dita in attesa di ulteriori sviluppi.
PressGiochi