“I fattori di vulnerabilità biologica al gioco d’azzardo, così come quella da sostanze, sono ancora oggetto di studi e approfondimenti, ma la vulnerabilità derivante da fattori sociali è indubbia”. Lo
“I fattori di vulnerabilità biologica al gioco d’azzardo, così come quella da sostanze, sono ancora oggetto di studi e approfondimenti, ma la vulnerabilità derivante da fattori sociali è indubbia”.
Lo afferma l’avv. napoletano Riccardo Vizzino lucano d’origine operante a Napoli, che da alcuni anni ha fatto della battaglia al gioco d’azzardo uno dei suoi principali obiettivi professionali”.
“Uno di questi fattori è sicuramente quello della solitudine, favorita non solo dalla crisi delle relazioni sociali ma anche dalla sempre minore offerta di occasioni in cui socializzare.
I luoghi delle occasioni sociali, infatti, per molte persone che vivono sole o che hanno necessità di evadere dai loro problemi, sono diventati anche posti in cui regna l’insidia di una subdola dipendenza del tutto assimilabile a quella dalla cocaina.
Una dipendenza che può portare alla compromissione psicofisica non solo del giocatore ma di intere famiglie, alimentando altresì il racket dello strozzinaggio visto che il “gambler” (giocatore d’azzardo) non poche volte è costretto a ricorrere a prestiti di denaro per continuare ad acquistare la sua “droga”. A tutti sarà capitato di entrare in un qualsiasi tabaccaio e notare i giocatori d’azzardo in fila per comprare una giocata del lotto o i vari “gratta e vinci”, oppure davanti ad un monitor in attesa delle estrazioni. Ebbene sì, “giocatori d’azzardo”, perché l’appellativo è proprio questo. Uomini e donne, di cui molti pensionati, tra i quali, con molto rammarico, si nota quello con la mazzetta di denaro contante in mano pronto a giocarsi la pensione o i risparmi. Per non parlare delle slot machine; se entri in un bar e non le vedi ti meravigli della loro assenza. Forse non tutti sanno che la vincita alle slot machine e ai videopoker non è dovuta al “caso”. Infatti le slot machine sono programmate per far vincere dopo un certo numero di tentativi. Così si spiega la ragione per la quale, talvolta, nascono liti furibonde tra giocatori che vogliono giocare alla stessa macchinetta”.
“Ben poco si sta facendo per informare (ed educare) la cittadinanza e le politiche sociali e sanitarie- conclude Vizzino- nei fatti, sono come al solito concentrate sulla cura di una malattia in senso stretto piuttosto che sul fronte della prevenzione. E’ da rilevare, in tale contesto, che molti medici di base non hanno idonee conoscenze sul fenomeno del GAP e, tantomeno, dei chiari punti di riferimento nelle aziende sanitarie territoriali.
Gli effetti del gioco d’azzardo sono i medesimi sia in soggetti sani che in giocatori.
Ciò significa che il gioco d’azzardo è potenzialmente rischioso per chiunque, soprattutto se abbinato a stati emotivi di sofferenza come la perdita del lavoro, un abbandono, un lutto o una qualsiasi situazione che genera ansia e preoccupazione. Oltretutto, il gioco d’azzardo, con la complicità e la partecipazione diretta dello Stato nella sua vendita, è una pratica assolutamente conforme alle norme sociali; quindi, il giocatore d’azzardo patologico e i giocatori che si avviano a dipendenza certa, possono “drogarsi” senza temere reazioni sociali di particolare effetto”.
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