L’associazione Astro rende pubblica la lettera di replica inviata al Direttore responsabile del quotidiano La Prealpina, in riferimento all’articolo apparso sull’edizione del 30 ottobre 2024 e intitolato <<In un anno
L’associazione Astro rende pubblica la lettera di replica inviata al Direttore responsabile del quotidiano La Prealpina, in riferimento all’articolo apparso sull’edizione del 30 ottobre 2024 e intitolato <<In un anno 88 milioni di bruciati alle slot machine>>.
“Innanzitutto, – si legge nella lettera – già il titolo risulta fuorviante, in quanto, come poi emerge dallo stesso contenuto dell’articolo, la cifra di 88 milioni si riferisce al giocato e non alla spesa sostenuta dai giocatori (ossia, alle somme perse dai medesimi).
Quindi, se si decide di definire “bruciati” i soldi spesi per giocare, sarebbe quantomeno corretto indicare la cifra corrispondente alle somme perse anziché quella che comprende anche gli importi incassati dai giocatori a titolo di vincite che, giova ricordarlo, devono complessivamente ammontare, per legge, ad un importo minimo del 65% per le AWP (le c.d. slot machine) e del 83% per le Videolottery (VLT).
Come si apprende dall’articolo, la media annua pro capite della spesa per il gioco lecito, ammonta, nel Comune di Busto Arsizio, a 310 euro: 85 centesimi di euro al giorno (molto meno di un caffè).
Quanto ai bambini di dieci anni che giocano con le slot, si tratta, con tutta evidenza, di un fatto gravissimo, rispetto al quale, come associazione di categoria che si ritiene parte lesa rispetto a condotte di tale natura, vi saremmo grati se ci forniste dati più precisi sull’estensione del fenomeno, così da consentirci di prendere le necessarie iniziative a tutela della onorabilità dell’intero comparto del gioco lecito.
In merito alle dichiarazioni del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Generale Vincenzo Sciaraffa, secondo cui le slot machine legali rappresentano uno strumento per il riciclaggio di denaro sporco, segnaliamo che la normativa antiriciclaggio a cui è sottoposto il comparto del gioco lecito – che, tra l’altro, consente di monitorare in tempo reale tutti i flussi di denaro che transitano al suo interno – non ha pari in nessun altro settore imprenditoriale.
Non potendo escludere che qualcosa possa sfuggire ai controlli, siamo però certi che lo smantellamento del sistema del gioco pubblico legale (che sembra essere implicitamente auspicato nell’articolo), portando con sé anche lo smantellamento dei capillari strumenti di tracciabilità dei flussi finanziari che lo permeano, non possa rappresentare una buona idea in termini di generale prevenzione dei fenomeni di riciclaggio.
Riteniamo, invece, che il tema realmente meritevole di attenzione resti quello della dipendenza da gioco, rispetto al quale lo strumento delle limitazioni orarie, dopo ormai diversi anni di sperimentazione in numerosi Comuni, non ha dimostrato alcuna efficacia, altrimenti non saremmo ancora qui a parlarne.
D’altronde, appare del tutto velleitario pensare che nel mondo del digitale e dell’intelligenza artificiale (che rendono tutto accessibile, dovunque e in qualsiasi momento) si possano scoraggiare i fenomeni di dipendenza con le limitazioni orarie, peraltro riguardanti un solo prodotto di gioco.
Se è del tutto inutile per prevenire la dipendenza dal gioco, lo strumento delle limitazioni orarie è, invece, particolarmente utile per generare disoccupazione, come quella che verrà determinata dall’ordinanza adottata dal Sindaco di Busto Arsizio, la quale, imponendo sei ore di pausa tra le due fasce orarie in cui è consentita l’offerta di gioco mediante apparecchi (una fascia di tre ore e l’altra di cinque ore) non consentirà di gestire gli attuali organici, impiegati negli esercizi dedicati, in maniera compatibile con le norme legislative e della contrattazione collettiva disciplinanti gli orari di lavoro.
È preoccupante che un rappresentante delle Istituzioni, nell’adottare un provvedimento amministrativo, non tenga conto di questi aspetti”.
PressGiochi
Fonte immagine: https://depositphotos.com
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