L’avvocato Asteriti ha fatto un’interessante analisi delle terminologie usate per distinguere tra gioco e gioco d’azzardo, una distinzione secondo lui evidenziata soprattutto dai monopoli e da parte di una parte
L’avvocato Asteriti ha fatto un’interessante analisi delle terminologie usate per distinguere tra gioco e gioco d’azzardo, una distinzione secondo lui evidenziata soprattutto dai monopoli e da parte di una parte della stampa e che ha interessanti e spesso “ridicole” ripercussioni alterando la percezione comune e alimentando una generale ed erronea (oltre che ipocrita) comprensione dell’argomento.
“Una ricerca condotta negli Stati Uniti ha messo in evidenza come il semplice cambio di definizione ‘gioco’ o ‘gioco d’azzardo’ possa influenzare il giudizio dei consumatori rispetto a questo fenomeno e indurre un maggiore o minore cautela nell’avvicinarlo- ha dichiarato Asteriti- Questo spiega l’impegno dei monopoli e di parte dei media di rimuovere la parola azzardo dal lessico del settore. Una “guerra di distruzione terminologica ” combattuta anche a suon di protocolli di intesa, in cui ci si propone di trasformare il gioco d’azzardo in ‘gioco con alea con vincite in denaro’ o con cui si promuove la figura del giocatore d’azzardo come ‘giocatore sociale’, vera contraddizione in termini”.
“La comunicazione utilizza ‘gioco’ come sinonimo di ‘gioco d’azzardo‘- continua- nella pubblicità del 10 e lotto, un gioco d’azzardo con 288 estrazioni giornaliere, una ogni 5 minuti, sette giorni su sette, il claim recita: ‘dieci e lotto questo sì che è un gioco’. La rimozione avviene anche a livello normativo: nella legge di delega fiscale, che demandava al Governo di varare un decreto legislativo in materia di gioco d’azzardo, rimasta lettera morta, e nello stesso decreto Balduzzi si preferisce parlare di ‘gioco’, ‘giochi’, ‘giochi pubblici’, ‘giochi con vincite in denaro ‘, senza mai menzionare l’azzardo. Le stesse formule previste dalla legge a tutela dei giocatori recitano ‘il gioco è vietato ai minori di 18 anni ‘ e ‘il gioco può causare dipendenza patologica ‘, non il gioco d’azzardo, il gioco. Politici e associazioni lottano contro la ludopatia, la malattia del gioco, invece di contrastare l’azzardopatia, il GAP, la malattia del gioco d’azzardo. Se nel mondo del gioco d’azzardo le perdite sono ‘quasi vincite’ e lo stesso termine azzardo viene rimosso e sostituito con altri, per cancellare la percezione del fenomeno, perché non potremmo utilizzare lo stesso ‘sistema’ per modificare la percezione di altri fenomeni negativi?”.
La conclusione dell’avvocato è provocatoria, ma assolutamente e perfettamente logica: “Si potrebbe ad esempio previa sottoscrizione di opportuni protocolli di intesa, definire la guerra come ‘quasi pace’ e l’odio come ‘quasi amore ‘, o la malattia come ‘quasi salute’ e la povertà ‘quasi ricchezza’. In questo modo, non esisterebbero più persone ammalate o povere, ma solo persone quasi sane o quasi ricche”.
Aggiungiamo noi: in questo modo si può definire anche la menzogna, quasi verità, ma come recita un famoso aforisma “l’essere ignota non impedisce alla verità di essere vera”.
PressGiochi
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