“Non sto al gioco”: è il nome di un nuovo servizio di sostegno per persone con dipendenza da gioco d’azzardo e per i loro familiari, nato all’interno del distretto sociosanitario
“Non sto al gioco”: è il nome di un nuovo servizio di sostegno per persone con dipendenza da gioco d’azzardo e per i loro familiari, nato all’interno del distretto sociosanitario Asl Roma 5/6, promosso dall’associazione “San Girolamo Emiliani” di Velletri (Rm) e dalla cooperativa sociale “Vivere insieme”.
“Nel Lazio esistono 7mila videolottery e 42mila slot machine – spiega al Sir Flavio Pampena, assistente sociale e membro dell’équipe di “Non sto al gioco” –. Il fenomeno è importante nell’area dei Castelli Romani, anche se è difficile farlo emergere a causa dello stigma nei confronti di chi vive questo disagio. L’età media del giocatore è di 47 anni, ma il problema coinvolge anche minori e anziani”. Due assistenti sociali, un educatore, psicologi, un legale e un amministrativo compongono l’équipe del centro di ascolto, che lavora con un primo contatto telefonico, a cui segue un colloquio di persona a seconda delle necessità del singolo. Il progetto è finanziato dalla Regione Lazio e vi è un rapporto costante con servizi sociali e Serd. “Ci stiamo attivando per collaborare con le scuole in attività di sensibilizzazione e prevenzione con gli studenti”, prosegue Pampena. Se infatti la pandemia ha ridotto l’accesso alle sale da gioco, ha portato soprattutto i giovani a spostarsi su piattaforme digitali per l’azzardo. “Le criticità anche economiche di questo tempo sono spesso prodromi di fenomeni come la patologia dell’azzardo. Servono politiche inclusive, che mettano al centro i territori e diano risorse alle attività e alle reti impegnate a livello sociale”, conclude Flavio Pampena.
PressGiochi
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