“Promuovere l’informazione oggettiva del mondo del gioco è nell’interesse sia di Novomatic Italia che di tutti gli operatori che vivono nel settore. Per questo abbiamo deciso di sponsorizzare questo come
“Promuovere l’informazione oggettiva del mondo del gioco è nell’interesse sia di Novomatic Italia che di tutti gli operatori che vivono nel settore. Per questo abbiamo deciso di sponsorizzare questo come molti altri testi per promuovere la cultura del gioco”.
L’ing. Massimo Ruta di Novomatic ha aperto con queste parole l’evento per la presentazione del libro dal titolo “Gioco pubblico e raccordi normativi” presentato questa mattina a palazzo Rospigliosi a Roma e che riprende gli interventi di giuristi ed esperti sulla tematica del raccordo normativo necessario tra leggi nazionali e regolamenti locali.
“Ciò che si conosce – ha spiegato l’Ad di Novomatic – non va tenuto a distanza. Forse oggi ancora non si conosce a fondo questo comparto del gioco pubblico e legale per questo è importante fare informazione e cultura”.
“Questo libro non parla solo di un passaggio che può essere cruciale per la sopravvivenza stessa del mondo del gioco e di cui il legislatore dovrà farsi carico – ha spiegato il presidente del gruppo Novomatic ing. Franco Sergio Rota – “Nasce circa un anno fa dal dibattito che ora attende la Conferenza Stato Regioni e che deve trovare una difficile, ma possibile mediazione”.
Ad aprire l’evento Christian De Sica, che ha presenziato portando la testimonianza ed il ricordo del padre come uno dei grandi giocatori incalliti della storia. “Quello che ho imparato dalla storia di mio padre è che il vero giocatore gioca si per vincere ma non per i soldi ma per l’emozione del gioco stesso”. Presenti all’evento altri storici attori del cinema italiano da Simona Izzo a Ricky Tognazzi, a Remo Girone. La conduttrice Eleonora Daniele ha moderato l’evento.
Presente e chiara la testimonianza del dr. Alessandro Aronica (Vicedirettore ADM): “E’ un dovere del settore e dell’amministrazione tutelare tutti i soggetti che vivono il gioco come dipendenza anche se non dobbiamo dimenticare che il gioco è anche intrattenimento e divertimento. Si discute del fatto che le cifre del gioco siano enormi ed effettivamente dovremmo guardare alle cifre con più attenzione e alle variabili chiave. Si deve guardare a quanto si spende non a quanto si punta, come per qualsiasi altro settore. La spesa non coincide affatto con l’insieme di tutte le puntate e non ha nulla a che vedere con la spesa delle famiglie. La cifra che troppo spesso si cita non rappresenta il vero giro d’affari.
La spesa è il vero giro e ammonta a 17,5 miliardi e non a 90. Di questi, la metà (8 mld) è il fatturato dell’industria, ma non il profitto. Sicuramente non possiamo negare di essere un popolo di giocatori.
Enti locali e distanze – Come ADM abbiamo simulato l’impatto delle legislazioni locali a livello nazionale. Nel caso in cui dovessimo rispettare le distanze da tutte le scuole per tutto il gioco – solo le scuole – ed abbiamo visto che il risultato sarebbe che il 70% ca. dei punti di gioco verrebbero espulsi. Un effetto molto notevole che cambierebbe le carte in tavola con la riduzione dell’offerta. E’ stato una sorta di esercizio per ragionare sul tema. Se questa fosse la strada sarebbe sicuramente una via proibizionista.
Dobbiamo allora ricordare da dove veniamo. Da un pericolo di illegalità enorme. Il settore legale lo vediamo e lo leggiamo, riducendo il comparto non abbiamo la garanzia che non si favorisca l’illegalità, ancora presente sul territorio e pericolosa. Il gioco negli ultimi 4 anni è rimasto stabile dal punto di vista della spesa, invece, negli anni precedenti è cresciuto in maniera importante il gioco legale a discapito di quello legale. Dobbiamo ora gestire con intelligenza il problema dipendenza, ma solo nel circuito legale potremo intervenire con norme a tutela.
Esistono soluzioni diverse da quella del proibizionismo, spetterà alla Conferenza unificata trovare soluzioni politiche che siano quelle di tenere il gioco nel sistema legale pur tutelando i soggetti vulnerabili.
Sul gioco patologico – ha continuato Aronica – ci sono troppe cifre, che non sono sempre attendibili. A volte le indagini internazionali vengono sommariamente applicate al caso italiano. Questo modo di affrontare il problema non è scientifico e porta troppo spesso ad affrontare la questione in maniera strumentale in base ai punti di vista di chi li espone. Quest’anno abbiamo finalmente deciso di finanziare uno studio con l’ISS conferendogli il compito di fare una ricerca ed un monitoraggio costante, per analizzare come si affronta il problema dal punto di vista sanitario, e anche della comunicazione. Dobbiamo fornire una base di dati seria, omogenea ed attendibile. Noi ci limitiamo a finanziarla, la garanzia è data dall’ISS”.
“La concorrenza tra competenza locali e nazionali – ha dichiarato il prof. Giovanni Leone – aggrava la situazione degli operatori del diritto e di quelli commerciali che spostandosi da una regione all’altra si trovano in difficoltà. Ci si aspetta che il legislatore dia indicazioni unitarie. Ogni ente locale disciplina la materia come meglio ritiene ma le regioni appartengono ad uno Stato sì regionale ma che ha una distinzione di competenze tra Stato e regioni”.
De Sica ha proposto di rifare il Casinò di Anzio che sarebbe sicuramente una attrattiva straordinaria.
La Prof.ssa Livia Salvini ha parlato dell’aspetto fiscale della materia. “Le imprese del gioco come tutte le società oltre a pagare le classiche tasse pagano un prelievo speciale chiamato Preu che da vita a molte polemiche e problematiche. Il gioco è considerato tassabile in quanto attività da scoraggiare ma anche tassarlo troppo può finire per favorire il gioco illegale. Tanto più alto è il preu tanto più pagherà il giocatore che perderà in termini di payout.
Le tasse incidono poi sul tipo di gioco. Tanto maggiore il rischio di illegalità per il gioco online che ha una tassazione molto più bassa. Sicuramente è un settore veramente difficile da gestire per il legislatore”.
Il dr. Francesco Vergine ha ricordato che “la ludopatia è un problema esistente da sempre ed i comuni su questo devono intervenire in prima linea. Essi in questi anni hanno svolto un’azione di prevenzione con le proprie strutture sociali per il recupero delle persone colpite da questo aspetto patologico del gioco. I comuni hanno cercato inoltre attraverso gli strumenti in loro possesso di controllare la diffusione del gioco per cercare di contenere gli aspetti patologici. Questo ha dato luogo ad un contenzioso notevolissimo di fronte ai giudici amministrativi.
L’azione dei comuni oggi si scontra con un quadro normativo carente e diviso tra diverse autorità che decidono in merito, amministrazione, questori, prefetti etc”.
Il Libro – Il primo capitolo, dopo la prefazione del giurista Paolo Leone, è firmato dal vicedirettore dell’Agenzia Dogane e Monopoli, Alessandro Aronica, il quale tratteggia un quadro sintetico, ma completo, delle leggi regionali prodotte finora e tenta un calcolo degli effetti che questi provvedimenti hanno sul territorio e sull’economia del settore. Il quadro viene completato e analizzato otto i vari aspetti dagli altri autori: Castrese De Rosa, viceprefetto al Dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno; Livia Salvini, esperta tributarista; Francesco Vergine, che fa parte del Gruppo di lavoro sul gioco istituito dall’Anci; Cosimo Nacci, che come ufficiale della Guardia di Finanza ha seguito diverse attività di contrasto al gioco illegale; Gianfranco Bonanno, giornalista e sociologo nonché portavoce dell’Anit, associazione di Comuni italiani che si candidano a ospitare nuovi casinò.
Il libro non pretende di risolvere i dubbi e le contraddizioni di un sistema normativo cresciuto a ritmo tumultuoso in poco più di 10 anni, ma voleva definire il confine della materia e fare un po’ di chiarezza su quali fossero i termini della questione.
Cristina Doganini – PressGiochi
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