“Stiamo cercando di lavorare su un’altra ipotesi, su cui speriamo di concludere i lavori entro quest’anno, che è quella di non attendere le richieste da parte delle altre forze di
“Stiamo cercando di lavorare su un’altra ipotesi, su cui speriamo di concludere i lavori entro quest’anno, che è quella di non attendere le richieste da parte delle altre forze di polizia, ma di essere in grado di segnalare noi i casi in cui si assista a un’immissione anomala di denaro a fronte di vincite in ipotesi irrisorie e, quindi, da cui risulti evidente un possibile scopo di riciclaggio”.
E’ quanto dichiara il vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Alessandro Aronica in occasione dell’audizione tenuta lo scorso 5 aprile in Commissione Antimafia all’interno dei lavori preparatori del Comitato coordinato da Stefano Vaccari del Pd sulle infiltrazioni criminali nel gioco pubblico. La Commissione ha reso pubblico quest’oggi il resoconto relativo all’audizione del dr. Giuseppe Peleggi e Alessandro Aronica.
Come ha dichiarato il vicedirettore in quell’occasione: “La prima parte del documento, è dedicata a una ricostruzione storica delle principali grandezze che esprimono dimensioni e caratteristiche del settore del gioco legale, riferite agli ultimi anni. Abbiamo preso e consolidato i dati riguardanti gli ultimi sette anni, dal 2009 fino al 2015. È in corso un’attenta revisione e omogeneizzazione dei dati storici, sicché le cifre fornite possono subire ancora qualche assestamento. Restituiscono, tuttavia, un quadro sufficientemente preciso di qual è stata l’evoluzione del settore legale negli ultimi anni.
Il documento affronta poi, nel seguito, il tema delle relazioni tra criminalità e settore del gioco, declinandolo secondo tre prospettive: l’esercizio diretto del gioco al di fuori del circuito legale, i presìdi specifici che tendono a tutelare il settore dalla penetrazione delle infiltrazioni della criminalità, soprattutto per quanto riguarda le norme che regolano l’attività e l’eleggibilità dei concessionari; e l’utilizzo del gioco come modalità di riciclaggio in ipotesi a disposizione della criminalità e di occasionali evasori fiscali. Completano il documento due allegati tecnici. Il primo è dedicato agli apparecchi da divertimento e intrattenimento, il secondo al settore delle scommesse.
Vediamo il settore gioco e la sua evoluzione negli ultimi anni. Negli ultimi quattro anni il volume del gioco legale, ovvero quella che viene detta raccolta nel dibattito corrente, è rimasto sostanzialmente stabile. Superati gli 88 miliardi di euro nel 2012, dopo una lieve flessione nel biennio successivo, è tornato nel 2015 su un livello di poco inferiore a quello dell’anno di massima espansione della raccolta. Se si guardano gli anni immediatamente precedenti, però, il 2012 appare l’approdo di una crescita consistente. Nel 2009 la raccolta del settore legale ammontava a circa 54 miliardi. Questo significa che tra il 2009 e il 2012 l’espansione del circuito legale è stata pari a 34 miliardi di euro. Stiamo parlando sempre in termini di raccolta.
Quanto succede nel periodo che precede il 2012 è solo in parte l’effetto di un’effettiva espansione di mercato. Vi contribuiscono, infatti, in modo significativo operazioni di legalizzazione di una domanda altrimenti incanalata sul circuito illegale. Basti pensare che di questi 34 miliardi 14 sono riconducibili all’emersione del gioco a distanza, che prima non veniva neanche rilevato nelle statistiche ufficiali.
Anche per il settore degli apparecchi da divertimento possiamo dire che si è assistito negli anni a un fenomeno di emersione. Lo si evince dai dati forniti a suo tempo proprio da questa Commissione in una relazione del 2011, ove si affermava che nel 2006 la raccolta effettiva derivante da questi apparecchi raggiungeva i 45 miliardi circa, a fronte di una raccolta ufficiale che in tale anno era pari a 15 miliardi. Fondamentalmente oggi il circuito legale assorbe tutto quell’ammontare che all’epoca si stimava essere clandestino e consegnato all’illegalità. Naturalmente, non possiamo stimare la quantità di emersione e la quantità di espansione di mercato, ma possiamo ritenere che vi sia una concorrenza quanto meno delle due cause.
La dinamica della raccolta – della grandezza abbiamo commentato sin qui – non è necessariamente indicativa della dinamica della spesa delle famiglie, grandezza che esprime l’effettivo volume delle perdite e che si ottiene sottraendo dalla raccolta la restituzione in vincite, il cosiddetto payout. Così ricavata, questa seconda grandezza può essere più correttamente confrontata con le altre componenti della spesa delle famiglie, cioè con quanto effettivamente si spende. I valori assoluti della spesa sono di gran lunga inferiori rispetto ai valori della raccolta. Nel periodo che abbiamo considerato oscillano tra i 16,5 miliardi e i 18,5 miliardi. Nel 2015 la spesa si è attestata a 17,5 miliardi. È ovvio che raccolta e spesa sono quantità in valore assoluto molto diverse, perché si sottraggono le vincite, ma hanno anche una dinamica diversa. Mentre abbiamo visto che la raccolta è cresciuta molto, la spesa in realtà ha un profilo decisamente più piatto. Questo è dovuto al fatto che giochi a payout molto più elevato si sono sostituiti e sono diventati preponderanti rispetto ai giochi tradizionali. A parità di raccolta implicano una spesa inferiore.
Tra il 2009 e il 2015, a fronte di un incremento complessivo della spesa di poco più del 5 per cento, il gettito è aumentato di più del 7 per cento, passando da 8,3 miliardi a quasi 9 miliardi nel 2015. In estrema sintesi, possiamo dire che rispetto al volume della raccolta la spesa effettiva si va attestando su percentuali intorno al 20 per cento della raccolta. Di questo 20 per cento circa la metà ritorna all’erario sotto forma di imposte dirette sul gioco per effetto di un’incidenza fiscale che si muove negli anni e oscilla intorno al 50 per cento. Nel 2015 ha raggiunto il 51,20 per cento. Ci aspettiamo che questa incidenza fiscale si incrementi nell’anno corrente in virtù dei provvedimenti approvati dalle norme della legge di stabilità.
Ciò detto, se la variabile spesa restituisce un’idea più precisa dell’effettivo impegno economico connesso al gioco, il volume della raccolta è comunque una variabile importante – quella che dicevamo all’inizio – perché è indicativo di una variabile ombra, cioè del tempo consumato nel gioco, sia che sia consumato come tempo libero, sia che sia sottratto ad altre attività.
Passo a una parte che riguarda l’interesse della criminalità per il settore del gioco. Per quanto riguarda l’interesse diretto, cioè l’esercizio abusivo e illegale del gioco, l’Agenzia non può fare altro che registrare intanto, in prima battuta, quello che ci dicono le indagini della magistratura di questi ultimi mesi. Ne abbiamo richiamate nel documento tre, che sono quelle che appaiono di maggior ampiezza e rilievo degli ultimi tempi. Non mi soffermo a richiamarvi le caratteristiche di tutte queste indagini della magistratura. Vedrete, leggendo il documento, che l’aspetto che è importante sottolineare è che soggetti appartenenti al circuito legale sono coinvolti in queste operazioni in modo, in realtà, abbastanza marginale.
Nella prima operazione, quella che è stata diretta dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la società fulcro del sistema illecito era stata esclusa dalla gara a monte e successivamente le era stata negata l’autorizzazione al subentro in una concessione online. In entrambi i casi questa società ha impugnato i provvedimenti ed è soccombente nel giudizio di primo grado.
Per quanto riguarda la seconda operazione – si tratta dell’operazione Tancredi su Roma – non abbiamo potuto rilevare sostanziali coinvolgimenti della parte legale.
Non sono risultati coinvolti concessionari di gioco neanche nell’operazione Jamm Jamm di Salerno, la terza che citiamo. In questo caso una delle società che avevano ottenuto la regolarizzazione in base alla legge di stabilità – non l’ultima, ma quella precedente – ha tenuto a sottolineare che, in realtà, il suo marchio veniva utilizzato a dispetto della società e in conflitto di interessi con questa società e che essa risulta estranea a questo tipo di organizzazione criminale.
Da queste indagini ricaviamo l’impressione di una certa tenuta – diciamo così – dell’ombrello protettivo che le norme hanno costruito a protezione del sistema legale e, in particolare, delle norme severe che sono a presidio del circuito legale in riferimento ai soggetti che fungono da concessionari.
Il nostro sistema è basato sulla concessione. L’Agenzia in ogni sua attività, che si sostanzia nel rilascio di concessioni, applica le disposizioni legislative relative alla documentazione antimafia, dal certificato antimafia fino all’informazione antimafia, la cosiddetta informazione prefettizia. In base al decreto-legge n. 98 del 2011 per le società concessionarie di giochi pubblici la documentazione antimafia deve riferirsi, oltre che, come per altre imprese, al legale rappresentante, ai componenti dell’organo d’amministrazione e ai membri del collegio sindacale, anche ai soci persone fisiche che detengano, anche indirettamente, una partecipazione al capitale o al patrimonio superiore al 2 per cento, nonché ai direttori generali e ai soggetti responsabili delle sedi secondarie e delle stabili organizzazioni in Italia di soggetti non residenti.
Non leggo tutti gli altri obblighi. Aggiungo che alle società si impone di dichiarare in sede di gara i dati identificativi delle persone fisiche o giuridiche che detengano, direttamente o indirettamente, una partecipazione al capitale o al patrimonio delle società concessionarie superiore al 2 per cento, norma che preesisteva a quella che vi ho letto dianzi.
È istituito, infine, un elenco che riporta i dati identificativi di tutti i soggetti che compongono la filiera delle slot e delle VLT, al fine di prevedere requisiti, anche morali, minimi per l’iscrizione e soprattutto di poter censire tutti i soggetti della filiera.
Citerei un’altra norma importante, l’articolo 24, comma 25, del decreto n. 98 del 2011, che prevede il divieto di ottenere o mantenere concessioni in materia di giochi nel caso in cui il rappresentante legale, il direttore generale o il soggetto responsabile di sede secondaria o stabile organizzazione in Italia di soggetti non residenti sia anche solo imputato o condannato, anche con sentenza non definitiva, per reati di frode fiscale, corruzione, concussione, associazione a delinquere semplice o di stampo mafioso, riciclaggio e altri gravi reati. Questo medesimo divieto si applica anche al soggetto partecipato, anche indirettamente, in misura superiore al 2 per cento da persone fisiche
Infine, per quanto riguarda i pubblici esercenti, lo stesso articolo 24 stabilisce i requisiti per la conduzione di esercizi di gioco pubblico, escludendo dalla possibilità di essere titolari o conduttori di esercizi commerciali locali in cui sia offerto gioco pubblico ove sussistano le condizioni ostative previste dalla legislazione antimafia. Queste sono ad oggi le principali norme che proteggono il sistema legale.
Infine, abbiamo toccato nel documento il tema del riciclaggio. L’utilizzo del settore come canale di riciclaggio può riguardare in ipotesi sia la criminalità organizzata, sia piccoli evasori. Le analisi di rischio che l’Agenzia effettua, anche nell’ambito di un tavolo di collaborazione con il Ministero dell’economia, hanno individuato come aree potenzialmente più esposte i settori delle VLT, dei giochi a distanza, delle scommesse e del bingo. Tutti i settori citati sono oggetto dell’attuale disciplina in materia di antiriciclaggio.
A livello comunitario la direttiva n. 849 del Parlamento europeo e del Consiglio, meglio nota come Direttiva antiriciclaggio e attualmente in fase di recepimento, individua i prestatori di servizi di giochi d’azzardo tra i destinatari. La direttiva prevede, tuttavia, la possibilità per gli Stati membri di esonerare in tutto o in parte dalla legislazione nazionale di recepimento i prestatori di determinati servizi di gioco d’azzardo.
La Commissione sta, al momento, lavorando a una valutazione sovranazionale del rischio, su cui poi emanerà apposite conseguenti raccomandazioni. Il livello di armonizzazione richiesto dalla direttiva è, tuttavia, minimo e lascia la possibilità agli Stati membri di adottare normative più rigorose.
Sul tema dell’antiriciclaggio teniamo a sottolineare alcuni presìdi che sono di genesi amministrativa, ossia che sono dovuti all’operatività dell’amministrazione. Nel caso delle VLT abbiamo spiegato nel documento qual è la possibilità di riciclaggio che generalmente si associa al gioco attraverso questi apparecchi da divertimento.
Il problema è molto semplice: si possono effettuare anche notevoli iniezioni di denaro, anche più puntate, nella macchina, senza che si sia vinta alcuna cifra particolare. Si vince o si perde. Chiaramente, se le cifre immesse sono molto notevoli, a un certo punto il giocatore smette di giocare, ritira quello che è rimasto e quello che è rimasto può consistere tranquillamente più in soldi suoi, che aveva immesso inizialmente, piuttosto che nel risultato di vincite. La ricevuta che attualmente viene rilasciata da questi apparecchi non distingue la parte vincite dalla parte immessa dal soggetto.
Va detto, tuttavia, che, se questo è ciò che risulta dalla ricevuta, non è ciò che può essere monitorato dall’Agenzia, la quale invece dispone dei dati che consentono di distinguere l’apporto di chi ha giocato come contributo di puntate successive dalle genuine vincite realizzate al gioco.
Qualche tempo fa il dottor Magistro, che era all’epoca vicedirettore della parte monopoli, con una nota indirizzata ai Ministeri di giustizia e dell’interno e alle forze di polizia, aveva segnalato la nostra disponibilità a fornire, su richiesta delle forze di polizia, tutti i dati che consentono di distinguere, nei casi in cui il dubbio insorgesse, tra la parte «sospetta» e la parte genuinamente effetto del gioco.
Stiamo cercando di lavorare su un’altra ipotesi, su cui speriamo di concludere i lavori entro quest’anno, che è quella di non attendere le richieste da parte delle altre forze di polizia, ma di essere in grado di segnalare noi i casi in cui si assista a un’immissione anomala di denaro a fronte di vincite in ipotesi irrisorie e, quindi, da cui risulti evidente un possibile scopo di riciclaggio.
Per quanto riguarda il gioco a distanza, i presìdi in questo settore sono molto consistenti e riducono il rischio di utilizzo del gioco a fini di riciclaggio. Il giocatore deve aprire un conto di gioco nominativo, la cui apertura è sottoposta a controllo. Tutte le operazioni sono tracciate e sono seguite attraverso strumenti di rilevazione da remoto.
Quanto alle scommesse, è noto che in questo contesto le possibilità riguardano la previsione di quote anomale – una quota anomala viene pubblicata per un brevissimo periodo di tempo solo al fine di consentire elevate vincite e poi viene fatta sparire – oppure le alterazioni dell’evento specifico. In quel caso, sul reale accadimento che segue all’alterazione dell’evento specifico si effettuano puntate effettive molto elevate, che consentono di generare un volume anomalo di vincite. Nel nostro sistema legale ci sono strumenti di rilevazione e di monitoraggio sia delle quote, sia delle puntate anomale e gli stessi concessionari segnalano, a loro volta, le anomalie rilevate.
Nel settore del bingo effettivamente il rischio è più ridotto e si presta a essere materia di riciclaggio, più che altro, occasionale o episodico a opera di piccoli evasori. Riguarda la possibilità che, accumulatosi un determinato jackpot residuo, lo si giochi tra pochi, di nuovo con un effetto eventualmente di riciclaggio. Avverso tale possibilità sono già in atto controlli da remoto.
Quanto ad altro tipo di controlli, si sta riflettendo sulla possibilità di introdurre le telecamere per il monitoraggio.
Infine, l’ultimo punto che fa parte del corpo del documento è la nostra attività di controllo. La nostra è un’attività di controllo che naturalmente guarda al funzionamento del settore legale e tende a rilevare quelle che possono essere infrazioni alle regole di offerta del gioco e di tutela dei consumatori, nonché agli obblighi concessori.
Da questo punto di vista va segnalato che funziona e sta funzionando il comitato presieduto dal direttore dell’Agenzia, di cui fanno parte i rappresentanti della polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza. Si tratta di un comitato previsto dalla legge n. 78 del 2009. Questo comitato ogni anno definisce strategie e indirizzi per un notevole numero di controlli, che vengono così pianificati e realizzati sull’intero territorio nazionale sulla base di selezionati criteri di rischio e comunque con attenzione sempre alla sicurezza del gioco e alla tutela dei minori, nonché alla prevenzione e alla repressione dei giochi online illegali. Quest’anno la riunione del comitato è recente. Si è tenuta il 4 marzo e ha pianificato due cicli di controlli per l’anno in corso.
Infine, come vi dicevo, il documento comprende due allegati. I due allegati descrivono le caratteristiche e la storia degli apparecchi da divertimento, quali sono gli attuali concessionari in questo settore e quali sono le tipologie di apparecchio.
Abbiamo descritto le tipologie attuali di apparecchi, che sono due: le cosiddette AWP e le cosiddette VLT. Va detto che nell’ultima legge di stabilità è stata prevista la sostituzione delle AWP con macchine da controllo remoto, più simili al funzionamento attuale delle VLT.
Il processo di sostituzione di queste macchine, che intende andare verso un gioco più sicuro e più controllato, estinguendo anche le residue possibilità di frode che nel settore sopravvivono, pur dopo diversi interventi di innovazione tecnologica che le hanno rese più difficili, dovrebbe avviarsi già nel 2017 e concludersi a fine 2019, secondo le previsioni della legge di stabilità.
Sempre la legge di stabilità ha notevolmente incrementato la tassazione su queste macchine. Il PREU è arrivato al 17,5 per cento sulle AWP. Questo significa che, in termini di tassazione sul margine, le AWP lasceranno in prospettiva da quest’anno un 70 per cento di payout. Quello che rimane come margine è il 30 per cento. Questi 17,5 punti sulla raccolta equivalgono a una tassazione sul margine che sfiora il 60 per cento.
Questa stessa tassazione è leggermente inferiore per le VLT, a motivo del fatto che per le VLT c’è anche un costo iniziale che si paga in relazione a ogni macchina. La tassazione equivalente al margine per le VLT è di quasi il 50 per cento (48,5 per cento), stante il payout corrente, che è dell’88 per cento. Le VLT fanno parte di quel gruppo di giochi a elevato payout che hanno riconfigurato la geografia dei giochi e che pesano nell’evoluzione degli ultimi anni.
Infine, troverete un riferimento al numero degli apparecchi. C’è stato qualche elemento di dibattito sui quotidiani con riferimento al numero degli apparecchi, perché il numero dei nulla osta richiesti dai concessionari è molto salito in prossimità della fine dell’anno, portando il numero a quasi 420.000 (418.000). In realtà, è bene specificare che in legge di stabilità è stata fissata una data, il luglio del 2015. A quella data gli apparecchi erano circa 370.000. La riduzione che la legge di stabilità ha previsto di almeno il 30 per cento è riferita a quel numero di apparecchi e non agli apparecchi alla fine dell’anno. Il punto di riferimento è, quindi, fissato dalla norma ed è un numero ormai stabilito. Questa è una crescita che non potrà essere utilizzata al fine di contenere gli effetti della manovra restrittiva che è stata introdotta con la legge di stabilità.
L’ultimo allegato riguarda le scommesse e vi vengono menzionate le regolarizzazioni. Sono stati duemila i punti vendita regolarizzati sulla base della legge di stabilità per il 2015. Sono ancora circa 320 i punti che hanno chiesto di essere regolarizzati in base all’ultima norma di regolarizzazione che è stata introdotta, invece, con la stabilità per il 2016. Nell’insieme, la situazione attuale è di circa 17.000 punti vendita, di cui più di 14.000 attivi. Le gare previste per l’attribuzione delle concessioni nel settore delle scommesse prevedono ora un totale di 15.000 concessioni.
Negli ultimi anni, a parità di condizioni, non c’è dubbio che un contributo nel senso della crescita della raccolta lo dia e l’abbia dato l’emersione del segmento online. Il segmento online non esisteva prima del 2011. È comparso e si è affermato progressivamente su livelli che, come dicevo, sono ormai vicini ai 14 miliardi. C’è anche un effetto indotto dalla regolarizzazione, perché, come dicevo prima, si tratta di più di duemila regolarizzazioni intervenute nel 2015. Tali regolarizzazioni hanno cominciato a produrre un flusso di gettito che prima non c’era, perché era nell’illegalità. Quindi, questo contributo c’è.
Approfitto dell’occasione per spiegare quel dato, che sembra anomalo. Noi abbiamo accompagnato le norme della stabilità con la nostra azione amministrativa e, quindi, abbiamo focalizzato i controlli e messo nel mirino proprio quelle attività di cui si intendeva stimolare la regolarizzazione. Questo spiega perché ci sia, al contempo, un numero più ridotto e, invece, un numero di sanzioni particolarmente elevato. Tutto ciò ha contribuito, in termini non eclatanti ma significativi, anche a muovere i dati della raccolta.
Naturalmente, soprattutto nel caso dell’online, quando si muove l’online a livello di raccolta, non c’è un equivalente movimento della spesa, perché il payout dell’online è elevatissimo. Sono dati che gonfiano – per così dire – la raccolta.
Ripeto, il dato della raccolta va guardato con rispetto, perché significa tempo impiegato a giocare. In merito si può anche aprire una riflessione, ma certamente nell’online questa discrepanza fra raccolta e perdite è la più notevole di tutti i giochi. Siamo su payout di oltre il 95-97 per cento. Seguono le VLT, per le quali il payout di mercato è circa l’88 per cento. Queste componenti, come dicevo prima, fanno sì che, diventando preponderanti e più importanti nel paniere dei giochi, aumentino un po’ la distanza tra dinamica della raccolta e dinamica della spesa.
C’era poi una questione che mi pare riguardasse la rottamazione. Non abbiamo ancora regolato completamente la questione della sostituzione con le cosiddette AWPR, cioè AWP da remoto. Si pone il problema di sottrarre a una libera circolazione le schede di questi apparecchi, più che l’armatura di ferro, ossia la parte che effettivamente è il cuore tecnologico del funzionamento di questi apparecchi.
Quello che prevediamo è che le cosiddette smart card, queste schede che il concessionario e il costruttore sono costretti a inserire nella macchina da un determinato anno in poi – sono state uno dei meccanismi attraverso i quali abbiamo reso più sicure queste macchine – debbano essere restituite insieme al nulla osta.
Si tratta di uno dei sistemi che hanno reso molto più difficile la manomissione delle schede, che avveniva prima in loco, perché le AWP funzionano con schede che funzionano in loco. Naturalmente, il meccanismo delle frodi costringe sempre a un inseguimento. Siamo, quindi, sempre costretti a esplorare quali sono le nuove forme attraverso cui si manifestano astuzie di questo tipo.
Tutto il processo di sostituzione è un processo che si presta all’emersione di comportamenti opportunistici, ragion per cui andrà attentamente e controllato e monitorato dall’amministrazione. Stiamo lavorando molto sull’impostazione di questo processo, che nelle sue grandi linee verrà poi disegnato da un decreto del ministro dell’economia, ma con delle normative a cascata che riguardano l’amministrazione.
Nei dettagli dovremo veramente fare attenzione e riuscire a contenere questi comportamenti, di cui già si possono intravedere gli estremi. Quando dicevo che c’è stata anche un’anomala ondata di richieste di nulla osta a fine anno, questo, da una parte, fa parte di logiche di mercato cautelative e via discorrendo ma, dall’altra, potrebbe anche un domani dar luogo a comportamenti eccentrici, su cui dobbiamo fare molta attenzione. Il tema è anche più ampio di quello della rottamazione.
Che cosa si può fare dal punto di vista delle normative antiriciclaggio? Riteniamo, in realtà, di avere delle norme che forse passeranno facilmente le prescrizioni ulteriori che verranno da questa direttiva. La nostra è una situazione già di sufficiente prudenza e cautela in questo campo.
Come avete visto, non abbiamo citato evidenza, da questo punto di vista, di fenomeni particolarmente preoccupanti che siano venuti alla nostra attenzione o di sollecitazioni ricevute da altre forze, per esempio quando abbiamo messo a disposizione questi dati. La vicenda dello scontrino – non so chi la richiamava – è banale. Lo scontrino, purtroppo, non è lo scontrino ideale. Non so come dire. È anche vero che, essendo anonimo, rimane anonimo anche nella dimostrazione di possesso.
Detto questo e detto, quindi, che quell’elemento era perfettibile, sicuramente abbiamo i dati per analizzare bene la fonte, ossia se li abbia messi il giocatore oppure se li abbia vinti. Ripeto, quello su cui stiamo lavorando è riuscire a essere noi i primi a segnalare eventuali anomalie con i nostri sistemi di controllo. Questa è una materia di innovazione tecnologica. È materia di software ed è materia su cui stiamo investendo con un tavolo tecnico con la SOGEI per riuscire a impostare questo tipo di segnalazioni.
Per quanto riguarda gli altri pezzi della filiera, sull’online il conto di gioco effettivamente lo riteniamo una misura sufficientemente rigorosa. Per quanto riguarda gli altri pezzi della filiera, abbiamo fatto un’esposizione quando abbiamo ricevuto la Commissione in Agenzia, ultimamente. L’esercizio che abbiamo condotto era proprio quello di vedere se vi fossero infiltrazioni, ma non a livello dei concessionari, su cui abbiamo un ombrello protettivo sufficientemente ampio, almeno in ipotesi. Abbiamo condotto una sorta di test di carotaggio nel 2013, immediatamente all’indomani dell’incorporazione. Ne abbiamo parlato in questa seduta volante tenutasi presso di noi, ma forse ne faremo menzione ancora oggi nel seguito, ragion per cui non ci torno.
Infine, per quanto riguarda i soggetti con tessera sanitaria, come avete visto, abbiamo avuto una crescita che è, in realtà, in gran parte da legalizzazione. La nostra sfida è quella di riuscire a tenere in ambito legale la maggior quantità di gioco possibile. Questo è un punto direi fondamentale. Il primo nemico è il gioco illegale. Poi c’è da affrontare tutta un’altra serie di questioni che riguardano il gioco in generale, le conseguenze sociali e via elencando, che non sono assolutamente irrilevanti.
Se questo è vero, la portata di determinate misure va valutata alla luce di quale impatto può avere su una spinta a rimanere nel circuito legale oppure a innestare dinamiche che di nuovo portano verso la periferia. Si tratta di misure su cui è difficile esprimere una valutazione in termini prettamente tecnici. Da un certo punto di vista richiedono una valutazione politica. Quello che si può dire è che ogni misura di questo tipo, a mio avviso, va valutata anche da quel punto di vista che dicevo.
Il rischio di riciclaggio, ripeto, c’è, ma ci sono anche un attento monitoraggio e una capacità nostra di fare analisi, indubbiamente da migliorare. Questo ve l’ho detto e ci stiamo lavorando. È anche significativo che da altre parti non ci vengano tutte queste richieste di collaborazione e di spiegazione di che cosa ci sia effettivamente dietro uno scontrino. Se è così, significa che forse rispetto al rischio che paventiamo – noi stessi consideriamo questo un settore a rischio – e che stimiamo nella realtà questo canale viene meno utilizzato di quanto possiamo pensare. È utilizzabile, però, in astratto. Per questo motivo abbiamo stimato, in questo caso, un rischio elevato e prendiamo le misure che vi dicevo dianzi.
Ho focalizzato l’attenzione sui soggetti e non ho fatto questa premessa, ma nel documento la trovate. Si trattava di gioco illecito, di gioco illegale, che lambiva soltanto alcune concessionarie di gioco pubblico, tanto che ne ricavavamo un’impressione di soddisfazione, nel senso di tenuta del sistema con cui attribuiamo e manteniamo le concessioni.
Quanto, invece, al tema dei gestori e della filiera sottostante ai concessionari, a volte estendere troppo i compiti dei concessionari vuol dire anche assumersi dei rischi. Per esempio, con la norma famosa dei 500 milioni abbiamo messo i concessionari in prima battuta. Poi, in realtà, si sono trovati a mal partito nel rinegoziare o negoziare le condizioni con i gestori.
Detto questo, certamente si possono e si debbono maggiormente responsabilizzare i concessionari. Certo è che questo livello dei gestori, che viene in evidenza anche in queste indagini, è una parte del sistema, che intanto tendenzialmente tenderà ad asciugarsi e a diventare più forte. L’operazione che si è fatta anche con la legge di stabilità è quella di creare dei soggetti più grandi e più forti, tanto che alcuni di questi gestori si stanno consorziando. Questa manovra complessiva, in realtà, sta agendo un po’ sul tessuto economico che costituisce il settore dei giochi e un contributo in prospettiva potrebbe darlo nel trovarsi di fronte a soggetti più attendibili e più seri.
Naturalmente, c’è un livello di controlli che fa la questura, che esiste sempre e che vale anche per questo tipo di attività. Certo, il punto è molto delicato tra un’azione che gioca sui presupposti economici dell’attività e, quindi, tende a far emergere soggetti più seri e più forti e un’azione che potrebbe trovare altri momenti di agire. I concessionari sono i primi imbrogliati. Pertanto, c’è un incentivo economico interno già a loro, per non trovarsi in una situazione di questo tipo, che funziona nel sistema. È un anticorpo, però, insufficiente, per quello che constatiamo”.
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