Monfalcone (GO). L’amministrazione vuole escludere gli esercizi commerciali “dequalificanti” dal centro, stop anche a slot e sale scommesse Zanè: firmata ordinanza su orari slot, notificate già tre multe «A 11
«A 11 anni i bambini valdostani hanno tutti già giocato d’azzardo: Non sempre ne sono consapevoli, ma è così».
Bruno Trentin, presidente dell’associazione Miripiglio contro la ludopatia, parla di come il fenomeno coinvolga sempre più minori e sia sottovalutato dai piccoli utenti e dalle loro famiglie. L’associazione era presente alla Giornata della legalità organizzata dall’assessorato regionale alla Sanità alla Cittadella dei giovani di Aosta, ieri, insieme con questura, carabinieri, guardia di finanza, Corpo forestale, polizia locale, Serd (Servizio per le dipendenze patologiche) e Uisp.
«Quando racconto ai bambini e studenti che incontro nelle scuole cos’è il gioco d’azzardo, scoprono di esserci tutti già venuti in contatto almeno una volta, ma molto spesso anche quotidianamente – spiega Trentin -. Molto passa dal cellulare, ad esempio con i giochi che si scaricano gratuitamente, ma che poi, quando il giocatore raggiunge un certo livello, per poter proseguire gli viene richiesto di comprare un “pacchetto” a 99 centesimi e da lì si va avanti senza fine».
L’associazione, nata da un gruppo di persone dipendenti dal gioco d’azzardo e da loro famigliari che volevano raccontare e prevenire il problema, racconta una Valle d’Aosta che secondo gli ultimi dati è prima in Italia per numero di macchinette rispetto agli abitanti e settima per spesa pro capite nel gioco: 1350 euro all’anno. Sulla piaga del gioco d’azzardo tra i giovanissimi, Trentin punta il dito contro le macchinette «Ticket redemption», ossia quelle legali per i minorenni, presenti in alcuni locali della regione. «In questo caso non è una contropartita in denaro perché queste macchinette emettono solo ticket – dice -, ma sono uno strumento pericolosissimo di educazione all’azzardo: non fanno accettare ai bambini la sconfitta proponendo bigliettini cumulabili che spingono a giocare sempre di più».
L’associazione, che collabora sul territorio con il Serd, riceve un centinaio di chiamate all’anno (al numero 380/2056737) di cui una decina da minori e da loro famigliari. «Adesso stiamo aspettando di avere dei dati valdostani su questa dipendenza dalla psichiatria pediatrica» dice Trentin. Cosa può fare la famiglia per prevenire? «La prima cosa – risponde – è dare il buon esempio e non coinvolgerli in “gratta e vinci” o altro e poi controllare sempre i giochi che i bambini e gli adolescenti si scaricano su smartphone o computer».
PressGiochi
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