Il Consiglio comunale di Ancona ha approvato il regolamento contro il gioco d’azzardo patologico. Il Comune si adegua così alla legge regionale 3 del 2017, che impone entro il 2019
Il Consiglio comunale di Ancona ha approvato il regolamento contro il gioco d’azzardo patologico. Il Comune si adegua così alla legge regionale 3 del 2017, che impone entro il 2019 la chiusura di sale scommesse e slot in una serie di punti sensibili della città. Il testo è passato con 20 voti favorevoli. Astenuto della maggioranza solo il Pd Massimo Mandarano, secondo cui il regolamento non riuscirà a risolvere il problema della ludopatia. Non hanno partecipato al voto le opposizioni, tra cui il M5s di Daniela Diomedi che ha presentato diversi emendamenti e criticato il testo
Il regolamento metterà in atto il divieto di aperture di punti gioco entro 500 metri da luoghi sensibili, come prescritto dalla legge regionale 3 del 2017, tra cui istituti universitari, scuole di ogni ordine e grado, istituti di credito e sportelli bancomat, uffici postali, da esercizi di acquisto e vendita di oggetti preziosi ed oro usati.
“Il gioco d’azzardo non è e non può essere considerato alla stregua di un qualsiasi settore economico- commenta il consigliere comunale Cinque Stelle Daniela Diomedi- E’ molto ma molto più ricco ed è, paradossalmente, un “servizio pubblico che può causare dipendenza patologica”.
“Le amministrazioni locali –prosegue Diomedi – dovrebbero essere focalizzate proprio su questo aspetto, poiché è demandata loro la tutela della salute dei propri cittadini: questo è il suo interesse generale ed è di rango costituzionale e non prevalga l’interesse particolare che coincide col lauto profitto per pochi. Se è vero che anche la libertà di iniziativa economica è principio meritevole di tutela costituzionale, non si può non tenere conto che la Costituzione stessa, nello stesso articolo impone anche il suo temperamento”.
“Sul Comune -aggiunge l’esponente pentastellata- grava una responsabilità determinante ovvero la tutela della sfera degli interessi e dei diritti dei propri amministrati, in particolare della loro salute. Nell’esercizio della potestà regolamentare, non può/non deve abdicare al proprio ruolo! Alcuni Comuni hanno dimostrato e dimostrano questa assunzione di responsabilità e questa consapevolezza; altri, come il Comune di Ancona, non lo fanno. Anche qui si sarebbe potuto regolare il fenomeno in piena autonomia, senza cedere all’interesse speculativo di pochi, ma qui non ha prevalso l’interesse generale su quello particolare. Speriamo-conclude la DIomedi- che Ancona non faccia scuola. E’ un cattivo esempio. Colgo l’occasione per ringraziare l’avv. Osvaldo Asteriti per i preziosi spunti di riflessione”.
PressGiochi
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