Durante l’evento Sigma Europe, che si sta tenendo in questi giorni a Malta abbiamo intervistato Francesco Cannatella, esperto in materia fiscale, che segue da anni il settore dei PVR e
Durante l’evento Sigma Europe, che si sta tenendo in questi giorni a Malta abbiamo intervistato Francesco Cannatella, esperto in materia fiscale, che segue da anni il settore dei PVR e le reti commerciali connesse. Gli abbiamo chiesto un parere sull’istituzione dell’Albo PVR e le difficoltà legate alla sua iscrizione.
Pensi che sia necessaria una proroga per l’iscrizione all’Albo PVR?
“Sì, una proroga è indispensabile. C’è molta confusione e tensione tra gli esercenti, soprattutto per chi considera il PVR la principale fonte di guadagno. I rischi di errori e di autocertificazioni sbagliate sono alti. Per molti è stato uno shock scoprire che la loro attività principale non ha le autorizzazioni richieste, e che dal 18 novembre saranno costretti a interrompere la vendita delle ricariche.
Negli ultimi giorni, le direttive hanno creato un clima di attesa, con numerosi concessionari e operatori in difficoltà. Martedi scorso, con l’inizio delle iscrizioni, la piattaforma ADM è stata persino bloccata dal sovraccarico. A mio avviso, un ricorso al Tar sarebbe stato necessario anche da parte degli esercenti, magari unendo le forze, poiché sono tra i più danneggiati”.
Le reti commerciali e gli esercenti come stanno affrontando l’iscrizione e le difficoltà legate?
“Non tira una buona aria. Ci sono grandi difficoltà, perplessità e amarezza. Negli ultimi anni, molti esercenti hanno investito nelle loro attività legate alle ricariche, e ora rischiano di vedere tutto messo da parte con pochissimo preavviso. La confusione normativa sta generando incertezza e preoccupazione tra chi lavora nel settore e ha fatto di queste attività il fulcro del proprio lavoro”.
Trovi che l’istituzione dell’Albo PVR, prima del bando a cui è stato associato, sia una misura utile?
“È una questione complessa e dipende molto dai concessionari. Di certo, per i PVR, il breve preavviso è stato problematico. Molti operatori hanno trovato l’introduzione dell’Albo troppo frettolosa e troppo vicina al bando. Tuttavia, ha permesso ai concessionari, in particolare ai più piccoli che operano con PVR e skin, di valutare con maggiore attenzione i costi e i benefici, aiutandoli a prendere decisioni più consapevoli sulla partecipazione al bando di gara.
L’Albo PVR rappresenta una soluzione che garantisce sicurezza per concessionari e player?
“In realtà, secondo me i più penalizzati sono proprio i player. Abituati a riconoscere marchi affidabili, ora rischiano di trovarsi confusi o, peggio, su siti non autorizzati, senza le garanzie di sicurezza e tutela necessarie. Anche i concessionari ne risentono, specialmente i medio-piccoli, che potrebbero vedere ridotti i canali di ricarica e perdere la possibilità di vendere ricariche attraverso il canale PVR che negli anni è stato il motore trainante”.
Quali interventi potrebbero migliorare l’attuazione dell’Albo?
“L’idea dell’Albo è buona, ma andava studiata meglio, coinvolgendo maggiormente gli esercenti o le reti commerciali. Finalmente, si è data un’identità al PVR, una figura importante per i player, che usano questi punti per riservatezza ed evitano le transazioni online, senza dover entrare nei classici negozi di gioco. L’iscrizione all’Albo non dovrebbe mettere a rischio la continuità delle attività, né rischiare di alimentare il mercato parallelo illegale. Mi permetto di lanciare uno spunto di riflessione: non sarebbe stato più utile dare ai punti ricarica un’autorizzazione specifica, non legata a requisiti di sicurezza pubblica, ma che garantisca legalità e rispetto delle regole?”.
Guardando avanti, come vedi il futuro del PVR con le nuove normative?
“Mai come ora spero di sbagliarmi, ma vedo un rischio concreto di chiusura per molte attività legate ai PVR e una possibile perdita di oltre 25.000 posti di lavoro, tra indotto e gestori di PVR. Molti concessionari medio-piccoli, che non possono pubblicizzare i loro servizi a causa del decreto dignità, sono riusciti a crescere proprio grazie a queste attività. Con le nuove normative, il rischio è non solo per l’occupazione, ma anche per il gettito fiscale, che potrebbe subire un calo significativo. Mi chiedo se questa regolamentazione porterà davvero maggiore tutela… non ne sono sicuro. Temo, invece, che possa diventare un limite per i piccoli concessionari, per chi ha costruito il proprio futuro su questo lavoro e ora vede minacciata la propria stabilità”.
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