27 Dicembre 2024 - 19:24

A Roma, la presentazione dell’indagine Siipac sulla percezione del gioco d’azzardo a livello nazionale

Si tiene questa mattina a Roma la conferenza di presentazione della prima analisi demoscopica interamente dedicata al fenomeno del gioco d’azzardo realizzata in Italia. L’analisi è stata commissionata dalla SIIPaC

28 Marzo 2017

Si tiene questa mattina a Roma la conferenza di presentazione della prima analisi demoscopica interamente dedicata al fenomeno del gioco d’azzardo realizzata in Italia.

L’analisi è stata commissionata dalla SIIPaC – Società Italiana Intervento Patologie Compulsive all’Istituto di ricerca Quaeris di Treviso, i quali hanno presentato i risultati commentandoli insieme agli altri importanti relatori.

Presenti all’evento il prof. Cesare Guerreschi della Siipac, Luigi Nevola, presidente de La Sentinella, Giorgio De Carlo dell’istituto Quaeris, l’avvocato Geronimo Cardia e il prof. Andrea Maria Villotti dell’Istituto Friedman. Le conclusione dell’evento sono state affidare al sottosegretario con Delega ai Giochi Pierpaolo Baretta.

 

Nel luglio 2016 la Siipac ha commissionato all’Istituto Quaeris di Treviso un’indagine sulla percezione del gioco d’azzardo  su scala nazionale che ha coinvolto un campione di 2000 cittadini italiani stratificato per genere dai 18 anni di età.

 

Baretta: “Il gioco torni ad essere un fatto della normalità, non una condizione patologica”

 

“Molte ricerche e sondaggi recentemente pubblicati sono incompleti – affermano gli organizzatori, di parte e poco attendibili, pertanto abbiamo creduto, vista la nostra esperienza  nel campo del gioco, fosse necessaria una documentazione chiara, completa e vicina alla realtà e alle persone per poter realizzare un programma di intervento basato non sul proibizionismo ma sulla prevenzione, unica strada possibile da percorrere”.

 

“L’indagine nazionale sul gioco – ha dichiarato Guerreschi – ha evidenziato chiaramente alcuni aspetti del modo in cui tale fenomeno è percepito e vissuto. Come Siipac lavoriamo da 27 anni su questo fronte. Siamo antesignani nel campo della lotta al gioco patologico e questa ricerca l’abbiamo fortemente voluta. Non comprendo tutti questi contrasti con la politica. Spero tuttavia che riusciremo ad approdare ad una legge che accontenti tutti, e che punti sulla prevenzione. Il nostro punto di vista  comunque è fermo contro il proibizionismo.

 

Guardando allo studio realizzato, va detto che i giochi d’azzardo più diffusi tra gli intervistati sono Gratta e Vinci (65,2%) Lotto, Superenalotto 47,8%, e scommesse sportive 31,8%. In un giorno mediamente circa i ¾ degli intervistati 73,6% dichiarano di giocare  meno di 10 euro, il 23,4% tra i 10 e 100 euro e il 3% dichiara di giocare cifre comprese tra 100 e 1000 euro.

Se da un lato si ritiene importante che comuni e regioni si impegnino nella prevenzione del gioco d’azzardo, dall’atro ben l’85% degli intervistati considera poco efficaci tali politiche di prevenzione.

La visione antiproibizionista è un leif motiv, e ricorre spesso nell’indagine, andando di pari passo con l’affermazione che esiste il gioco d’azzardo illegale controllato dalla criminalità che esso va contrastato e che il proibizionismo sul gioco è un errore in quanto favorisce il gioco illegale, considerando che vietare il gioco non serve a nulla perché le persone giocherebbero comunque in qualche altro modo”.

 

 

“Sul tema specifico che andiamo ad affrontare – ha dichiarato il direttore di Quaeris Giorgio De Carlo – non abbiamo trovato nulla di simile a quello che presentiamo oggi. L’indagine è corposa perché coinvolge 2000 persone.  Un campione stratificato per classe ed età. Innanzitutto come confermato da altre indagini, quando si parla di tipologie e giochi si parla maggiormente di gratta e vinci, superenalotto, scommesse. I Giochi Online sono leggermente inferiori.

La cosa più interessante sul gratta e vinci è la motivizione. Sui G&V, Lotto e Superenalotto la motivazione che spinge i giocatori è vincere, ma sulle scommesse invece la ragione principale è il divertimento, la vittoria successiva. Nei giochi online prevale moltissimo l’aspetto ludico.

La somma massima che i nostri intervistati dichiarano di aver giocato in un giorno è in media più di 10 ma meno di 100 euro. Il giocatore forte è molto residuale. Facendo un confronto di genere i maschi giocano più forte. Le donne in generale giocano meno di 10 euro (54%). Per quanto riguarda l’importanza della prevenzione di comuni e regioni il 92% degli intervistati è a favore. Sull’efficacia delle politiche di prevenzione l’82 % ritiene che sono efficaci, ma il 15 % no. Chi ritiene che non siano efficaci ritiene che lo Stato non ha interesse a cambiare. Chi ritiene che le politiche siano efficaci ritiene che ci sia abbastanza controllo e ogni persona che gioca sa cosa rischia.

Una forte parte del campione è stata presa tra Trento e Bolzano.

A Trento c’è una percezione positiva delle azioni della politica. Al contrario a Bolzano cambia la percezione sull’efficacia (57 %) della valutazione è negativa. Si ritiene che la gente gioca sempre di più e che ci sono molte possibilità per fare meglio. A livello nazionale il 62 % percento pensa che bisogna aumentare la cultura del gioco “sano”. Il 47 % degli intervistati è più felice ad entrare in un locale senza slot machine, ma c’è un’alta percentuale di indifferenti.

Questa ricerca può servire come stimolo per creare scenari più adeguati ad una legge che possa riordinare in maniera organica la distribuzione di gioco”.

 

Ad intervenire all’evento anche Luigi Nevola presidente dell’associazione culturale La Sentinella che negli ultimi mesi si è occupata molto della questione gioco patologico.

“Non sposiamo la riforma al 100%,- ha dichiarato Nevola –  anche se siamo contenti di aver contribuito. La cultura va creata. La formazione deve essere seria e bisogna regolamentare per togliere linfa alla criminalità. A Bolzano la popolazione conosce i totem per i nostri interventi, ma anche per le azioni scellerate  della Provincia.

Le nostre proposte sulla riforma sono prevalentemente tre:

1- Siamo convinti che ci deve essere una riduzione delle Awp, ma non in maniera generica, ma la riduzione deve partire dal singolo esercizio. Ci piacerebbe che ci siano macchine nei locali generalisti sotto ai 50 mq una awp, sopra i 50 mq 2 Awp, sopra i 100 mq 3 awp. Non sono un proibizionista perché proibire non è pedagogicamente corretto. Ma per creare una cultura del gioco serve oggettività. Sui tabacchi serve una regolamentazione responsabile. Bisogna tutelare i dipendenti che hanno famiglia, ma allo stesso tempo tutelare i soggetti deboli.

2- Siamo contrari alla somministrazione dell’alcool dove si gioca. I due luoghi devono essere distinti. Dal punto di vista scientifico sappiamo che l’alcool va a influire sui filtri. Non servono studi approfonditi per capire questo, serve buon senso. Siamo invece contenti nella qualificazione delle sale nella proposta del Governo.

3- Riteniamo importante elevare gli standard qualitativi dei locali dedicati, in particolare in relazione ai minori. I distanziometri non servono a nulla è la qualità che cambia le cose.

Ringrazio – ha concluso Nevola – il governatore della Liguria Giovanni  Toti e l’assessore al Lavoro Rixi che hanno dato un anno di sospensione alla legge regionale in vista della stesura di una nuova legge nazionale”.

 

 

“Se non porteranno a buoni risultati gli sforzi voluti dal legislatore nazionale di trovare una quadra tra Stato ed Enti locali nell’ambito della conferenza unificata voluta dalla Legge di Stabilità 2016, – ha dichiarato l’avvocato Geronimo Cardia – ecco che la normativa proibizionista territoriale rischia di capitolare nei giudizi con effetto domino, come sembra emergere dalle pure recenti sentenze  del giudice amministrativo  fermo restando l’imminente pronuncia della Corte Costituzionale.

I giocatori hanno diritto ad avere  un’offerta di gioco legale e regolamentata che rispetti e tuteli in primis la salute di chi si avvalga del servizio e che poi metta al sicuro le categorie deboli ed a rischio ma in modo effettivo ed efficace.

Proibire significa lasciare la domanda di gioco in pasto all’offerta del circuito illegale parallelo senza regole e tutele”.

L’avvocato Cardia ha fatto anche alcune considerazioni sulle misure relative a pubblicità, limiti orari e distanze e sull’approzzio dei giutici amministrativi sulla questione.

“Sul divieto di pubblicità totale – ha detto – la prima ad intervenire è stata la Liguria seguita recentemente da Napoli. C’è una sentenza del Tar su napoli che conferma che non sia uno strumento giusto in assoluto. La giurisprudenza va in questa direzione.

Sugli orari, dopo la durissima stagione milanese, in una anno in cui i tribunali hanno rigettato tutti i ricorsi, si chiede che la riduzione degli orari sia fatta bene. Per la giurisprudenza 12 ore è accettabile, ma una valutazione di proporzionalità va fatta. La riduzione del 50% degli orari significa dimezzare il lavoro. Una recente sentenza mette in dubbio anche l’efficacia della misura, infatti chiede ai comuni dei dati scientifici seri legati al un territorio .

Sul distanziometro infine ci sono proposte esagerate. A Bologna addirittura 1000 metri dai luoghi sensibile. Il giudice ha annullato il provvedimento, ribadendo le motivazioni al Consiglio di Stato. Sono 5 anni che chiediamo ai Tar di andare in Corte costituzionale, ma non ci siamo mai riusciti, invece la legge delle regione Puglia verrà valutata nei prossimi giorni dalla Consulta, ma i motivi evidenziati sono un po’ deboli per il semplice fatto che all’epoca avevamo una legge capitanata dal decreto Balduzzi. E’ fondamentale trovare una legge ordinata e coordinata a livello nazionale sulla materia e anche sui relativi divieti. Nessuno vuole – conclude – che la Regione non legiferi, ma che la legge sia fatta in maniera adeguata”.

 

Ad intervenire anche l’on. Ignazio Abrignani di Scelta Civica che ha ricordato come da tempo sia vicino a questo settore perché parla di imprese. “Noi – ha detto – dobbiamo uscire dal concetto della difensiva sul gioco d’azzardo. Quello che manca è la comunicazione su quello che di buono queste società fanno. Quello che cerco di spiegare all’on. Binetti è che togliendo il gioco legale non sapremo se la gente giocherà di meno. Bisogna partire da dati oggettivi. Quello che manca è una vera e propria comunicazione. Bisogna far capire che c’è un settore fatto di famiglie e di posti di lavoro che, certificato dallo Stato, combatte il gioco illegale. Questo settore deve essere tutelato come gli altri”.

 

Andrea Maria Villotti dell’Istituto Friedman ha affermato: “Noi ovviamente siamo per la liberalizzazione del mercato. Siamo assolutamente per l’antiproibizionismo. Questo valore non ci deve far dimenticare che serve una regolamentazione. La liberalizzazione non può prescindere dalle regole. La riforma avviata dal sottosegretario Baretta è importante per un settore così determinante per la nostra economia. La certificazione delle sale di tipo A è estremamente liberale perché garantisce la qualità. Questa certificazione permette un’indipendenza rispetto alle distanze e ai limiti orari. Nella riforma ci sono buoni auspici legati ad altri operatori, come quelli legati al tabacco. Su questi auspici crediamo in questa buona riforma”.

 

 

 

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LO STUDIO – Lo studio è stato condotto su di un campione rappresentativo di 2.008 cittadini italiani. Il campione è stato stratificato per genere ed età, con sovra campionamento sulle Provincie autonome di Trento e di Bolzano La ricerca mantiene il suo prevalente carattere qualitativo, con elaborazioni quantitative ottenute attraverso l’aggregazione delle risposte alle domande totalmente libere.

Tra gli intervistati dalla Siipac aventi un età compresa tra i 18 anni in su, il 46,5% è uomo mentre il restante 53,5% è donna. Di questi il 19,8% ha tra i 35 e i 44 anni mentre il 26,2% ha sopra ai 65 anni.

Ne cercare di comprendere la percezione che del gioco d’azzardo hanno gli italiani, la società di intervento guidata dal professor Cesare Guerreschi ha cercato di partire dal tipo di giochi che appassionano di più la popolazione. Il 65,2% ha affermato di preferire il Gratta&Vinci, seguito da Lotto e Superenalotto, dalle scommesse sportive e dai giochi online. Poi ci sono le lotterie, i giochi di carte, il bingo e solo in ottava posizione le slot machine e le video lotterie. Tale analisi sulla predisposizione dei giochi da parte degli italiani conferma quanto già analizzato dal Cnr che vedeva appunto grattini e scommesse in pool position tra i giochi più diffusi.

Si gioca soprattutto per vincere, ma anche per tentare la fortuna e per divertimento: i giochi online e le scommesse sportive attraggono soprattutto per divertimento e solo come secondo motivo per vincere mentre sono il Lotto e il Superenalotto, paradossalmente, i giochi nei quali gli italiani sperano in una vittoria e solo successivamente per il piacere di giocare a giochi ormai storici della nostra cultura nazionale.

Il 43,1% di chi gioca lo fa spendendo tra 1 e 10 euro, mentre il 45,2 spende tra i 10 e i 100 euroal massimo in un giorno. Il 10,5% dichiara di aver anche giocato in una giornata tra i 100 e i 1000 euro e l’1,2%  addirittura fino a 10mila euro.

Mettendo a confronto uomini e donne ppossiamo vedere che più propensi all’azzardo sono proprio gli uomini che arrivano a spendere cifre più consistenti a differenza delle donne che sono più propense a spendere giornalmente tra l’1 e 10 euro.

Gli importi giocati abitualmente per il 73,6% del campione intervistato si situano fino ai 10 euro, il restante spende abitualmente tra i 10 e i 100 euro; infine, solo il 3% spende fino a mille euro.

 

In un periodo nel quale parlare gi gioco d’azardo, di patologie connesse è divenuto anche uno strumento politico per farsi propaganda, la Siipac ha deciso di valutare anche che il punto di vista dei giocatori nei confronti delle politiche locali e nazionali adottate negli ultimi anni nei confronti del gioco.

Per la maggior parte degli intervistati, ovvero il 92% è importante che i comuni e le Regioni facciano prevenzione nei confronti del gioco d’azzardi, mentre per il restante 8% non lo è. Nonostante la maggioranza veda favorevolmente un intervento istituzionale in tal senso, solo il 14,7% ritiene che poi nei fatti questi interventi siano utili e giungano a dei risultati. Gli scettici sono soprattutto le donne per le quali, solo l’11,6% ritiene efficaci queste politiche. Per il 18,8% degli intervistata, infatti, lo Stato non ha interesse a ridurre una fonte di cospicui guadagni come quella del gaming, per il 14,8% tuttavia troppe sono le presone dipendenti mentre per il 13,7% è un fenomeno diffuso che sta aumentando in maniera capillare.

Il 66,9% dei giocatori della provincia autonoma di Trento conosce le politiche di prevenzione attuate a livello regionale e le ritiene importanti soprattutto per quanto riguarda l’efficacia dei controlli e del divieto dei giochi ai minori anche se in molti credono che chi voglia giocare lo fa comunque andando consapevolmente incontro a ciò che rischia. Per gli intervistati, tra i motivi di non efficacia delle politiche, rientra il fatto che ci sino troppi casi di ludopatia e troppe slot machin installate, oltre al fatto che nonostante gli interventi non sia cambiato nulla e la gente giochi ugualmente. Solo per il 13,8% queste politiche sono efficaci.

 

Spostando il nostro obiettivo fotografico da Trento a Bolzano vediamo che la situazione – o megli la percezione che i cittadini hanno del fenomeno – cambia radicalmente.

Per la maggioranza dei bolzanini intervistati – il 57,5% – non solo gli interventi attuati non sono efficaci, ma il 63,3% non le conosce affatto. Il pensiero comune è che la gente continua comunque a giocare e bisognerebbe fare di più.

 

Opinioni sul gioco – Gli italiani conoscono il gioco e lo amano come una delle tante attività connaturate nella nostra storia e nella nostra cultura. Lo dimostra il fatto che analizzando la percezione che del gioco hanno i soggetti intervistati dalla Siipac, il 62,5% ritiene che ‘Il gioco d’azzardo va permesso, ma va diffusa una cultura del gioco sano’. Solo il 16,1% ritiene che il gioco vada assolutamente proibito mentre il 21,4% ritiene che sarebbe inutile vietarlo in quanto altrimenti prospererebbe il gioco illegale.

 

Cristina Doganini – PressGiochi