L’associazione sta pianificando una manifestazione di piazza per chiedere aiuti al Governo. E affonda sulle altre sigle: “Il gioco ha quello che si merita”
“Ci stiamo organizzando per scendere in piazza quanto prima, ma se sarà necessario siamo pronti anche a restituire le concessioni”. Anche Salvatore Barbieri, presidente di Ascob, interviene sulla gravissima crisi che stanno attraversando le sale bingo, e non usa mezzi termini. L’ultima scossa arriva dai canoni di proroga: il Governo ha cancellato quelli del primo lockdown, ma non quelli del secondo, disposto a cavallo tra il 2020 e il 2021. Ciascuna sala si troverebbe a pagare 7.500 euro al mese, per 7 mesi, nonostante in quel periodo abbia dovuto interrompere le attività per arginare la diffusione del Covid. C’è da dire che l’Amministrazione per il momento non ne ha chiesto il pagamento, ma potrebbe farlo da un momento all’altro.
Una spada di Damocle che minaccia una situazione già pesantemente compromessa: a dicembre il Tar Lazio ha respinto l’ennesimo ricorso per abbattere i canoni di proroga, e in Manovra il Governo non ha poi adottato nessun provvedimento concreto per sostenere il settore, nonostante ne avesse manifestato l’intenzione. “Quando è arrivata la sentenza del Tar, eravamo già con le spalle al muro” spiega Barbieri a PressGiochi a proposito della vicenda giudiziaria. “Ma che senso ha oggi mantenere il canone di proroga a quel livello? Noi – a causa dei limiti numerici di accesso – sfruttiamo un terzo della concessione. Senza contare che le spese sono cresciute a dismisura, l’ultima stangata è arrivata con il caro bolletta: gli impianti di aerazione delle sale devono lavorare al 100% del ricircolo, a causa del Covid. Ma questo comporta un aumento dei consumi energetici del 300%”. E poi contesta l’intero meccanismo della proroga, che invece di essere uno strumento tampone, si è trasformato in un assetto che non si riesce a modificare: “Ormai l’unica soluzione è chiedere l’intervento della Corte di Giustizia Europea”.
Per quanto riguarda la politica, invece, “il decreto Sostegni suona come un’ulteriore beffa. L’unica misura che contiene riguarda la cassa-integrazione, ma è l’ultima cosa che serve: le sale hanno il problema opposto, hanno bisogno di ancora più personale di un tempo, visto che devono controllare i green pass all’accesso e igienizzare di continuo le postazioni di gioco”.
Il Governo poi, oltre a non intervenire sui canoni di proroga, ha introdotto delle misure contraddittorie: ad esempio per giocare a una slot all’interno di una sala bingo serve il super green pass, mentre per giocare a quella stessa slot in una tabaccheria basta il green pass semplice: “faccio un plauso alla FIT, perché ha giustamente difeso gli interessi della categoria che rappresenta. Ma è normale questa differenza? Anche perché le ripercussioni sono evidenti: in genere le slot e le vlt delle sale bingo sono sempre andate meglio del resto del mercato. Se il settore cresceva del 3%, le macchine all’interno dei bingo guadagnavano il 4%. Oggi invece, le macchine perdono in media il 30-32%, quelle nei bingo sono crollate 35-38%”.
E quindi, il numero uno di Ascob osserva “Evidentemente, c’è qualcosa che la politica non recepisce. Il direttore generale dell’ADM, Marcello Minenna, va ringraziato per quello che fa. Ne abbiamo discusso anche con il sottosegretario all’Economia Federico Freni, e lui sembra abbia cercato di fare qualcosa, ma è stato bloccato – da quanto ci risulta – dalla Presidenza del Consiglio”. E sulla politica affonda il colpo: “Onestamente a questo punto non so nemmeno se al Governo convenga farla la gara. Perché dovrebbe mettere le concessioni con una base d’asta di 350mila euro per nove anni? Con la proroga le sale ne pagano 90mila l’anno, alcune si trovano in questa situazione dal 2012. Vuol dire che fino a oggi hanno pagato quasi 1 milione di euro”.
Ma Barbieri fa anche dell’autocritica: “Il mondo del gioco ha quello che si merita, visto che continua a essere così diviso. E lo dico con tutto il rispetto per le altre sigle”. Ma critica le associazioni che sono entrate in delle confederazioni, invece di costituire un soggetto unico che rappresenti l’intero settore del gioco: “Confcommercio rappresenta per la maggior parte commercianti e negozianti, la Fipe i pubblici esercizi… tutte realtà che sono in crisi profonda. E ancora, ci sono le discoteche che sono chiuse da due anni. Sfido chiunque a dimostrare che Fipe, Confindustria, o Confcommercio – quando si sono sedute a un tavolo di crisi – abbiano consegnato un documento che affrontava la situazione del bingo”.
Nonostante le fratture del passato, in Acob “intendiamo coinvolgere anche le altre associazioni nella manifestazione di piazza”. Anche perché il default delle sale bingo avrebbe ripercussioni pesantissime sul resto del settore. “Basta pensare al settore degli apparecchi” conclude Barbieri. “Oggi è in calo del 30-35%, si può permettere di rinunciare alle macchine che ci sono nei bingo?”.
PressGiochi
Fonte immagine: https://www.codereitalia.it/it/gaming-hall-re-gh4.php
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