Rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, esperti del settore, esponenti delle forze dell’ordine e ricercatori si sono dati appuntamento a Rivoli, alle porte di Torino, in occasione di “In nome
Rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, esperti del settore, esponenti delle forze dell’ordine e ricercatori si sono dati appuntamento a Rivoli, alle porte di Torino, in occasione di “In nome della legalità”, l’evento ideato e promosso da Codere Italia, multinazionale di riferimento nel settore del gioco legale. I lavori dell’incontro, patrocinato dalla Città di Rivoli, si sono svolti alla presenza del Sindaco, Andrea Tragaioli. Obiettivo del confronto è non solo la definizione della corretta offerta di gioco sul territorio, ma anche la necessità di una nuova regolamentazione dell’intero comparto a livello nazionale che non può più essere rimandata.
“Regolare e monitorare il gioco d’azzardo sul proprio territorio è un dovere di ogni amministrazione pubblica – sottolinea Paolo Dabbene, Assessore Industria, commercio, artigianato, lavoro, polizia amministrativa, patto territoriale, sanità amministrativa, sicurezza alimentare e Sportello Europa del Comune di Rivoli. I possibili risvolti negativi infatti sono molteplici, non solo di infiltrazione malavitosa ma anche per i rischi di disagio sociale che possono colpire i soggetti colpiti da gioco patologico. Ben vengano quindi eventi come questo che creano confronto tra privati ed istituzioni, da cui possono scaturire idee e progetti per arginare queste pericolose problematiche”.
Il gioco è da sempre un’attività che coinvolge milioni di persone appartenenti a diversi gruppi sociali, territori e fasce d’età. Un modo per evadere dalla routine quotidiana, per divertirsi, socializzare e coltivare il sogno di cambiare vita grazie a una vincita. Questo bisogno sociale deve essere inserito in un quadro di offerta regolato e controllato proprio per evitare pericolose derive.
In Piemonte si stima che dal gioco legale derivi un gettito erariale dall’intera offerta di gioco di circa 641 milioni di euro (dato 2019 Studio CGIA Mestre).
“Stiamo svolgendo un’ importante ricerca per valutare l’impatto delle misure adottate in alcune regioni italiane e in diversi ambiti per un efficiente contrasto del gioco d’azzardo patologico – annuncia Sonia Biondi di BVA Doxa Business Unit Manager Roma e Centro Sud – e capire, conoscere ed approfondire come e quali azioni compiere per contrastare la domanda di gioco sia nei giocatori patologici che in quelli a rischio, in tutti i suoi aspetti sia motivazionali, che contingenti, che territoriali. L’obiettivo principe è quello di adottare sistemi che siano realmente efficaci ed efficienti, verificando se quanto finora fatto ha prodotto i risultati sperati oppure se ancora ci sono aspetti che vengono sopravvalutati ed altri al contrario sottovalutati. Attraverso la narrazione dei maggiori esperti e stakeholders nel settore, è possibile trovare degli indicatori con una valenza rigorosa in modo tale che il decisore possa impiegarli nel prossimo futuro”.
La strada del proibizionismo tout court, che secondo l’ultimo Rapporto Censis-Lottomatica non convince gli italiani, ha confermato che esiste l’equazione meno gioco legale, più gioco illegale. Le stime del 2019 erano di un valore di circa 12 miliardi di euro del gioco controllato dalla criminalità, nel 2020 è salito a 18 miliardi (+50%) e per il 2021 il rischio è di sforare il tetto dei 20 miliardi di euro.
Da anni ormai si parla di un vero e proprio riordino del settore del gioco legale. Regolamenti e ordinanze comunali presenti sul territorio nazionale devono essere resi più omogenei al fine di ottenere una legge che tenga conto in primis della salute pubblica ma anche delle esigenze degli enti locali senza però entrare in contrasto con il lavoro degli operatori legali che – è bene ricordarlo – agiscono su concessione dello Stato.
“Il Testo Unico sul gioco è ormai un’urgenza e non più solo una necessità, dichiara Ranieri Razzante, Presidente AIRA – Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio e docente di “Intermediazione finanziaria e Legislazione antiriciclaggio” all’Università di Bologna. Sotto il profilo dell’antiriciclaggio, siamo avanti rispetto agli altri paesi europei: finiamola di considerare il settore come produttivo di riciclaggio, perché ha degli standard tecnici di rispetto della normativa di cui al dlgs 231/2007 elevatissimi; lo testimoniano il numero di Sos alla UIF-Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia da parte delle imprese di gaming. Scandalosa rimane la chiusura di conti correnti ad agenzie e imprese di settore, in applicazione – palesemente errata – di regole previste nella norma di prevenzione del riciclaggio. L’adeguata verifica non può portare a chiusure arbitrarie di rapporti con le banche: ciò è frutto di pregiudizi diffusi da una certa stampa e da alcune forze politiche, che dovrebbero meglio approfondire i dati, che sono comunque preoccupanti per le infiltrazioni mafiose ma nel gioco illecito, meno in quello legale”.
Va poi affrontato il tema delle gare, che porta con sé la necessità di una proroga per le concessioni degli operatori al momento attivi. Non ultimo, c’è la questione delle modalità di accesso al gioco: migliaia di norme sparse in milleproroghe e decreti semplificazioni che lo stesso Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha recentemente chiesto di rivedere e riordinare.
“Dopo tante tribolazioni, insormontabili problemi e alle volte incomprensibili e forse inutili restrizioni qualcosa di positivo si intravede all’orizzonte del settore dei giochi. E’ un buon segnale infatti l’avvio dei lavori della neo costituita “Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico” e la nomina dell’ufficio di presidenza, sia per la qualità e l’esperienza delle persone indicate sia per la volontà politica del Parlamento di approfondire le tematiche legate alle difficoltà di chi opera nella legalità ed è costretto ad affrontare la concorrenza sleale e l’avanzata delle mafie organizzate”, commenta Riccardo Pedrizzi, Presidente Commissione Finanze e Tesoro del Senato (2001-2006).
“Regolare l’offerta di gioco, contrastare duramente il gioco illegale e approvare un testo unico sui giochi: sono questi gli elementi per combattere il disturbo da gioco d’azzardo, tutelare i giocatori e aiutare l’intero comparto, aggiunge Mauro Maria Marino, Presidente Commissione inchiesta sul gioco pubblico del Senato. In queste ultime settimane i lavori della Commissione sono entrati nel vivo con le audizioni a due dei soggetti istituzionali più rappresentativi del settore: il Sottosegretario all’economia con delega ai giochi, Federico Freni, e il Direttore ADM, Marcello Minenna. L’obiettivo è arrivare a una riforma del settore, portando avanti quanto iniziato nella scorsa Legislatura, definendo e mettendo ordine nelle competenze e nelle regolamentazioni a livello nazionale, regionale e comunale”.
Quello del gioco è un tema sicuramente complesso, che deve però partire dall’assunto che serve creare una cultura della legalità e del gioco legale, come ribadito più volte dal Procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho, nei suoi ultimi interventi, perché il settore rappresenta un mercato a cui la malavita guarda con grande interesse.
“In Italia la raccolta di gioco con vincita in denaro è riservata allo Stato e da questi affidata in concessione ad imprese private. Gli obiettivi che lo Stato ha inteso perseguire attraverso tale sistema sono diversi: contrastare la criminalità e conseguentemente far emergere imposte da destinare alla collettività; tutetare il giocatore da possibili frodi; prevenire e contrastare fenomeni patologici correlati al gioco, spiega Marco Zega, Direttore Finanza e Affari Istituzionali di Codere Italia. Il ruolo dei concessionari deve essere considerato decisivo per la tutela dei consumatori e un vero e proprio argine alla criminalità. Operiamo per conto dello Stato ma veniamo troppo spesso additati come dei malfattori. Avere giocatori ludopatici è un problema per chi fa il nostro lavoro. Per tale motivo, da sempre siamo in prima linea per cercare di prevenire e contrastare questi fenomeni. Siamo lieti, pertanto, di partecipare alla campagna “Il tempo è denaro” messa in campo dalla ASL TO3 e di dare tutto il supporto necessario per il raggiungimento di quella che è una finalità comune: operare affinchè il gioco con vincita in denaro resti sempre e solo una forma di intrattenimento. Per continuare ad offrire alla collettività un servizio sicuro, e allo Stato il giusto gettito erariale, tuttavia, abbiamo bisogno che il governo riordini il settore mettendo mano a leggi e regolamenti adottati con il fine unico di espellere l’offerta legale dal territorio, senza considerare che questo lascia spazio all’offerta illegale e, pertanto, senza portare alcun beneficio nella lotta alla ludopatia”.
PressGiochi
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