“Il gioco legale è una componente fisiologica della società italiana che accomuna persone con caratteristiche diverse, rappresenta come componente della vita. Si gioca per divertirsi, distrarsi, socializzare e coltivare il
“Il gioco legale è una componente fisiologica della società italiana che accomuna persone con caratteristiche diverse, rappresenta come componente della vita. Si gioca per divertirsi, distrarsi, socializzare e coltivare il sogno di arricchirsi. 19 milioni di persone – ha dichiarato Anna Italia, ricercatrice Censis presentando il ‘Rapporto Lottomatica-Censis sul Gioco Legale’ in Italia – ci hanno risposto che gioca. Si gioca di più al sud che al nord, giocano di più più giovani e adulti rispetto agli anziani.
Il valore sociale del gioco è che questa attività fa parte della società e consente ogni giorno a milioni di persone di divertirsi in contesti controllati.
Il gioco legale è lo strumento più forte per contrastare il gioco illegale. La discriminante è tra gioco legale e illegale. Da una parte c’è il gioco legale con il rispetto delle regole che garantiscono la sicurezza del consumatore e dell’offerta, dall’altra c’è il gioco gestito dall’illegalità criminale. Non dimentichiamo che il gioco è un’attività economica che coinvolge imprese e operatori e che ha un impetto sul bilancio dello stato come introiti fiscali.
Abbiamo 150mila operatori e 40mila nella filiera diretta. Gli italiani sono convinti nell’83% degli intervistati che il gioco debba essere gestito e regolato dallo Stato e che questo sistema rappresenta un argine al gioco illegale e criminale.
Il 71,2% degli italiani crede che il rispetto delle regole dipenda dall’affidabilità del concessionario. Nel 65% ca. dei casi non ritiene che il proibizionismo funzioni o che la chiusure delle attività sia una strada. Si ritiene che non ridurrebbe la domanda di gioco anzi si rivolgerebbe al mercato illegale.
Lo Stato – continua la ricercatrice del Censis – deve fare sensibilizzazione e comunicazione del gioco legale e controllato, contro la ludopatia secondo l’81% degli italiani, i quali credono tuttavia che l’utente debba essere libero di scegliere come divertirsi. I dati esistenti sul tema della ludopatia sono tanti, datati e allarmanti. E’ importante conoscere l’esistenza della patologia. Servono studi per comprendere chi sono i soggetti dipendenti e la crescita dell’online può aiutare visto che questa attività è meglio tracciata e tracciabile per individuare forme di gioco a rischio.
Durante la pandemia per molto tempo le attività sono state chiuse e questo ha causato la riduzione complessiva del fatturato nel 2020 (88 mld di raccolta di cui 75 sono tornati come vincite)
13 mld come ricavi alle imprese e Erario per lo Stato. Le operazioni delle forze dell’ordine ci dicono che la riduzione del gioco legale ha provocato un aumento del gioco illegale. L’online è cresciuto superando la quota del gioco in presenza. Dal 7% l’online è passato al 55%. La pandemia per l’online ha rappresentato un elemento di accelerazione”.
A prendere la parola all’evento organizzato presso la Sala Capitolare di Palazzo della Minerva del Senato della Repubblica anche Giuseppe De Rita, Presidente Censis il quale ha messo in evidenza tre aspetti del fenomeno gioco.
“Rispetto al gioco scattano nella società tre elementi.
La constatazione che il gioco esiste, per questo il gioco va compreso non soltanto dal punto di vista regolatorio e dei controlli.
Il gioco a distanza che è cresciuto porta all’isolamento. E la ludopatia si sviluppa proprio nei soggetti che rimangono soli. Nel gioco va analizzato anche l’aspetto sociale che è importantissimo. L’aspetto economico e statistico non è da sottovalutare ma non dimentichiamo che il gioco è un fenomeno sociale e oggi orientato al soggettivismo. Il soggetto lasciato solo gioca senza controllo.
Terzo aspetto è il rapporto tra gioco legale e illegale. Ho l’impressione che il gioco debba avere una rete organizzativa la più diffusa possibile. L’equilibrio tra legale e illegale va controllato e va perseguito lo sviluppo della rete legale. Il gioco deve tendere tenuamente a ritornare ‘gioco’ vero e proprio. Dobbiamo rendere la rete più qualificata e trasparente”.
A partecipare all’evento è intervenuto anche il sociologo Paolo Crepet che ha affermato: “Se dobbiamo parlare di prevenzione dobbiamo coinvolgere i gestori delle sale che possono intervenire per parlare con i giocatori che presentano problematicità. Le dipendenze si accomunano. Chi soffre di ludopatia può soffrire anche di altre compulsioni. Non vorrei che si colpevolizzi il gioco patologico mentre poi si liberalizza lo spinello. Quello delle dipendenze è un mondo e il gioco è solo una delle sue rappresentazioni”.
PressGiochi
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