22 Novembre 2024 - 12:45

Sentenza Casinò: approvata risoluzione per tutelare le prerogative dell’Assemblea

La condanna dei 18 consiglieri regionali, emessa dalla Corte dei Conti, relativa ai finanziamenti alla Casa da gioco, di St. Vincent, oggetto della risoluzione votata oggi in Consiglio regionale ha

15 Settembre 2021

La condanna dei 18 consiglieri regionali, emessa dalla Corte dei Conti, relativa ai finanziamenti alla Casa da gioco, di St. Vincent, oggetto della risoluzione votata oggi in Consiglio regionale ha visto schierati gli Autonomisti e parte di Progetto Civico Progressista. La Lega ha deciso di non partecipare al voto.

A conclusione dei lavori del Consiglio straordinario convocato oggi, mercoledì 15 settembre 2021, è stata approvata, con 22 voti a favore (UV, AV-SA, VdA Unie, i Consiglieri di PCP Bertin, Jean-Pierre Guichardaz, Cretier, Malacrinò e Padovani) e 2 contrari (Consigliere di PCP Erika Guichardaz e Minelli), una risoluzione per la tutela delle prerogative costituzionali e funzioni dell’Assemblea e dei Consiglieri.

Il testo, sottoscritto dai gruppi consiliari UV, AV-SA, VdA Unie e Pour l’Autonomie, impegna il Presidente della Regione a trasmettere la risoluzione del Consiglio Valle e la sentenza n. 350 del 2021 della Sezione terza  giurisdizionale centrale della Corte dei conti (che ha censurato la delibera di Consiglio regionale n. 823/XIV del 23 ottobre 2014 attinente, tra l’altro, alla ricapitalizzazione della Casinò de la Vallée Spa) alle massime autorità dello Stato, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative regionali investendole di questo problema in quanto di interesse generale che prescinde dal fatto specifico. Inoltre, impegna la Giunta regionale a deliberare apposito ricorso alla Corte Costituzionale in merito al conflitto di attribuzione generato dalla pronunzia assunta con la sentenza di appello della Corte dei Conti 350/2021.

Il dibattito in Aula –  «Nell’iter che ci ha portato a questo Consiglio straordinario, ci sono elementi di contraddizione – ha detto la Consigliera Chiara Minelli (PCP) -: dall’enfasi con cui è stato richiesto si è passati all’imbarazzo e al desiderio di contingentare gli interventi. Non solo: alcuni Consiglieri hanno preso conoscenza soltanto questa mattina del parere richiesto all’Avvocato Guzzetta e della risoluzione collegata. Non è un buon metodo di discussione e di confronto. Non c’è dubbio che la sentenza della Corte dei Conti sia intervenuta in modo rilevante sulle attività svolte e sul ruolo dei Consiglieri regionali, così come non ci sono dubbi sul fatto che tutti gli amministratori pubblici, non solo regionali (penso soprattutto ai Sindaci) corrano dei rischi nell’esercizio delle loro funzioni e nelle scelte assunte. Sono riflessioni ben presenti in tutti noi, ma va sottolineato che si sta parlando di una condizione generale di tutti gli amministratori pubblici, non solo valdostani, a tutti i livelli. Per cui lo strumento adeguato per trattare una tematica così delicata non era la convocazione di un Consiglio straordinario, ma era necessario un lavoro preliminare serio, altrimenti il rischio è di arrivare a una pronuncia troppo generica oppure troppo dettagliata, inopportuna e inefficace. Per questo PCP non ha appoggiato la richiesta di convocazione e ora siamo qui, con un certo imbarazzo: non è nemmeno ben chiaro l’argomento della discussione. Il fatto che dei Consiglieri subiscano condanne non significa automaticamente che sia in corso un attacco all’autonomia. È un’operazione di confusione, che nelle settimane scorse ha creato una Babele di interpretazioni, tra cui quella che l’esito della votazione di oggi sia un posizionamento rispetto alla maggioranza. La vicenda del Consiglio straordinario ha ben poco a che vedere con la situazione della maggioranza e della minoranza: occorre distinguere nettamente il piano della verifica della maggioranza, che insistiamo a chiedere, e degli indirizzi programmatici e il dibattito di questo Consiglio. PCP non è stato interpellato per i lavori preliminari di oggi, e peraltro questo argomento non era negli accordi programmatici. Non mi sento di condividere il testo della risoluzione, che contiene critiche al ruolo della Corte dei conti e alla sentenza: è rischioso impelagarci in un conflitto istituzionale. Questa è una prova di forza da cui si otterrà ben poco di buono. Piuttosto, avrebbe avuto senso intraprendere un percorso diverso: si sarebbe potuto discutere in Commissione, coinvolgendo le altre Regioni. Invece si è scelto di fare gli arieti. Questa giornata non passerà alla storia come un momento qualificante per la nostra Autonomia. Il modo con cui si è arrivati a questo appuntamento, la confusione sul tema, le modalità di discussione concorrono a farmi pensare che non è con questo tipo di azioni che si scrivono nuove pagine di una autonomia con positive connotazioni di responsabilità, serietà e maturità. Io non voterò questa risoluzione

Il Presidente della Regione, Erik Lavevaz, ha parlato di vicenda complessa: «Una situazione articolata e dolorosa per le 18 persone coinvolte, alle quali va la solidarietà dal punto di vista umano. La discussione di oggi ha una portata più ampia, che avrà riflessi nel modo di agire futuro degli amministratori. Una sentenza che è un macigno, anche se non siamo qui a parlare del caso specifico, ossia della questione Casinò. Ci chiediamo se un Consiglio regionale, che assume una decisione politica, a seconda della strada che sceglie in ordine all’applicazione di questa decisione (in questo caso, salvare o meno un’azienda) debba rispondere in prima persona a seconda del tipo di procedura e non del suo contenuto. Tutto gira intorno alla scelta dell’atto: un cavillo che rischia di rovinare delle persone. Se la stessa scelta fosse stata inserita all’interno di una legge, non ci sarebbero state conseguenze. Dovremo decidere cosa è sindacabile e cosa non lo è: è una questione per nulla semplice, ma questo è il nocciolo della questione. Se non fosse fatta chiarezza, le conseguenze sarebbero quelle di andare verso una legiferazione più spinta, rendendo meno fluida l’azione amministrativa della Regione. Serve il giudizio di un arbitro, che è la Corte Costituzionale, che deve fare chiarezza su questi aspetti. Questa è una sentenza che si colloca in un momento particolare nei rapporti tra Stato e Regioni: viviamo un rinnovato centralismo, sul quale anche la Conferenza delle Regioni ha preso una posizione netta. Un centralismo che è mal digerito ancor di più dalle Regioni a Statuto speciale, perché suona come una minaccia contro le prerogative statutarie. Se non troveremo le risposte che cerchiamo per definire più chiaramente i limiti delle responsabilità dei Consiglieri, sarà più difficile assumere delle decisioni. Nelle realtà più piccole, le questioni economiche sono squilibrate rispetto ad altre realtà, quindi le scelte di natura economica e contabile sono più complesse: dobbiamo chiudere le scuole di montagna perché non hanno un rapporto costo/beneficio? Il Consiglio non ha dubbi sulla risposta politica da dare, ma servono delle rassicurazioni da parte di un arbitro, in questo caso la Corte Costituzionale.»

«Il PCP non ha firmato la richiesta di convocazione, ma esprime preoccupazione, a livello di Consiglieri e per chi ha incarichi apicali – ha evidenziato il Vicecapogruppo di PCP Paolo Cretier. Questa sentenza ha messo in atto riflessioni decisionali e politiche importanti, che possono interessare anche i Consiglieri del futuro. È molto difficile definire il confine tra insindacabilità e funzione legislativa. La responsabilità in capo ai Consiglieri non è un privilegio, ma è delegata in una funzione legislativa, non condizionata dall’esterno: ogni Consigliere è responsabile nei confronti del proprio elettorato e della propria coscienza. Sarebbe importante riflettere sulla questione, per ieri, oggi e domani, per tutti i Consiglieri e tutti gli amministratori, anche del futuro. Va considerato che le scelte non sempre sono comprensibili, perché devono tenere conto dell’assetto finanziario della Regione oppure perché non hanno effetti immediati sui bisogni della collettività. Riteniamo doveroso evidenziare il problema alle massime autorità dello Stato e dare l’opportunità di ricorrere alla Corte costituzionale. L’aspetto di carattere umano pesa come un macigno sui colleghi e a loro va il nostro sostegno e la comprensione dell’Aula. Oggi a loro, ma domani chi lo sa, perché non stiamo parlando di illeciti, ma di scelte politiche. È necessario approfondire il tema, per eliminare contraddizioni e proponendo una legislazione difensiva per non cadere in una legittima e naturale preoccupazione votando un atto, anche il più banale

La Capogruppo di PCP, Erika Guichardaz, ha annunciato che non voterà la risoluzione, per «il fatto di non aver potuto approfondire quanto depositato oggi: si tratta di un parere articolato che andava esaminato altrimenti. Inoltre, come PCP, abbiamo dichiarato di non ritenere opportuno lo strumento del Consiglio straordinario. Della risoluzione non condividiamo le premesse, così come non concordiamo sull’impegnativa, che rischia soltanto di aumentare il conflitto costituzionale.»

Per il Consigliere Antonino Malacrinò (PCP), «è un Consiglio molto delicato: qualsiasi cosa si dica, si discuta, si decida può essere strumentalizzato; sintomo della difficoltà della politica ad avere un proprio ruolo. Il rispetto delle Istituzioni e la divisione dei poteri sono fondamentali, per questo chiediamo un percorso parallelo per approfondire questi argomenti e proseguire il nostro impegno con tranquillità. Vogliamo continuare a fare politica avendo chiarezza per il futuro

 

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