“E` stato lanciato un allarme dalle istituzioni sul fatto che le organizzazioni criminali si sono progressivamente interessate proprio al comparto legale, vuoi per utilizzarlo a scopo di riciclaggio, vuoi per
“E` stato lanciato un allarme dalle istituzioni sul fatto che le organizzazioni criminali si sono progressivamente interessate proprio al comparto legale, vuoi per utilizzarlo a scopo di riciclaggio, vuoi per gestirlo direttamente, in ragione dei ricavi che potevano trarne. Non ultima, e` intervenuta anche un’attivita` di controllo del territorio: l’inchiesta di Bari ci dice, ad esempio, che c’e` un ampio racket di distribuzione delle slot machine legali.
Tutto questo non deve essere considerato come una macchia sugli operatori onesti, ma deve essere per noi monito a innalzare i filtri e il livello dei controlli. Se, come ci dicono alcune inchieste, ci troviamo addirittura con esponenti legati a famiglie mafiose detentori di regolari concessioni, dobbiamo ammettere che nell’offerta pubblica di gioco d’azzardo molto ancora deve essere fatto”.
Ad affermarlo è il senatore del M5S Giovanni Endrizzi durante una seduta del XX Comitato della Commissione Antimafia tenuta lo scorso maggio per valutare la relazione intermedia redatta dall’on. Paolo Lattanzio sulle infiltrazioni mafiose in epoca Covid all’interno della quale si parlava anche di gioco d’azzardo.
“Richiamo poi l’attenzione su un’altra affermazione, quella secondo cui ci sarebbe il ritorno nell’illegalita` di circa 51 miliardi di euro di raccolta, assumendo che la riduzione di raccolta che si e` registrata nel 2020 debba essere transitata integralmente nelle mani della criminalita` organizzata.
Questa affermazione, non solo non e` suffragata da dati oggettivi, ma rischia di creare anche imbarazzo sul piano istituzionale, perche´ vorrebbe dire che per gli italiani, a fronte del lockdown e delle chiusure successive, rivolgersi all’offerta pubblica o all’offerta illegale era totalmente indifferente. Ritengo che sia un’affermazione molto pesante, a meno che non si intenda che gli italiani siano costretti a rivolgersi al mercato illegale da uno stato di dipendenza, come avverrebbe se d’improvviso si chiudessero i tabaccai: i tabagisti con elevata dipendenza verosimilmente si rivolgerebbero ad altre fonti come il contrabbando, ma anche in questo caso non e` concepibile che tutti si spostino completamente nell’illegale. Ci sara` qualcuno che magari riduce il consumo di sigarette o che magari smette di fumare. Questo e` del resto quanto hanno riportato gli stessi malati di disturbo da gioco d’azzardo ai servizi, quando hanno detto che nel periodo di chiusura hanno smesso di giocare o hanno fortemente ridotto.
Dunque e` verosimile che dei 51 miliardi di riduzione di raccolta una parte, che andrebbe quantificata, sia rimasta nelle tasche delle famiglie e che un’altra parte si sia spostata su altre forme di consumo consentite, come il gioco online o i gratta e vinci: anche in questo caso i flussi devono essere analizzati con molta attenzione. Una parte potrebbe anche essere stata intercettata dall’offerta illegale, ma non puo` concludersi che la transizione abbia riguardato i 51 miliardi in toto.
Si afferma, infine, che le chiusure avrebbero amplificato enormemente – si parla di «espansione» – il gioco illegale. Si fa un raffronto da cui emerge l’aumento delle operazioni (piu` 18 per cento), degli arresti (piu` 257) e delle sanzioni (piu` 2.189). Ora, affermare che questi aumenti, che io non voglio nemmeno discutere, siano dovuti alle chiusure potrebbe essere fatto solo se fossero stati utilizzati i dati e le analisi ufficiali. Ebbene, noi abbiamo acquisito dalla Guardia di finanza – che qui viene citata – le relazioni che riguardano i casi sia a livello nazionale che a livello regionale. Viene citato il caso del Piemonte, rispetto al quale si dice che l’entrata in vigore della legge (lo dicono ovviamente i portatori di interesse) abbia aumentato l’illegalita`; ma i nostri consulenti (gli ufficiali di collegamento) ci dicono che non c’e` questo tipo di rilievo nelle relazioni.
Sostanzialmente stiamo scoprendo un nuovo modo di muoversi delle mafie; quello che vediamo oggi come risultato e` dovuto a indagini che sono partite anni fa, non certo dunque a fatti legati al periodo delle chiusure. Ancora, l’aumento di questa casistica deve essere considerato, anche per un corretto atteggiamento rispetto alle istituzioni, come il successo di una reazione dello Stato. Non e` da oggi che i magistrati antimafia e le forze dell’ordine ci dicono che c’e` questa attenzione. Le relazioni della Commissione antimafia delle scorse legislature (in particolare della XVII) ci dicono che verosimilmente, con l’espansione del gioco legale, c’e` stato anche un traino ai proventi della criminalita` organizzata. Dunque dovremmo quantomeno scorporare le inchieste che sono a carico del comparto legale da quelle che riguardano l’illegale.
Dalla trattazione che e` stata fatta – conclude Endrizzi – sembrerebbe che, in qualche maniera, lo Stato arrivi un po’ tardi su una questione che ormai e` sfuggita di mano. Da questo punto di vista, io credo che ci siano invece i margini per rivedere le valutazioni di fondo, perche´ su questo fenomeno abbiamo invece la possibilita` di incidere proprio in una fase cruciale. Proprio ora le aziende e le famiglie stanno arrivando forse al momento di maggiore sofferenza e ci sono degli strumenti che potrebbero essere attivati rapidamente”.
PressGiochi
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