Per Malta è arrivata la sentenza: dopo le voci che si intensificavano negli ultimi mesi, è arrivato il verdetto della Fatf, Financial action task force, un organismo di supervisione delle
Per Malta è arrivata la sentenza: dopo le voci che si intensificavano negli ultimi mesi, è arrivato il verdetto della Fatf, Financial action task force, un organismo di supervisione delle attività di antiriciclaggio istituita dai Paesi del G7 nel 1989. Malta è stata inserita nella grey list, insieme alla Romania. Una lista di Paesi che vengono considerati poco sicuri per quel che riguarda l’impegno contro i crimini finanziari. Con inevitabili conseguenze sulla operatività non solo delle banche e le altre istituzioni finanziarie, come istituti di pagamento e di moneta elettronica, ma anche per le aziende di tutti i settori.
Che tipo di conseguenze comporterà questo declassamento per il settore del gaming, che vede a Malta una concentrazione di aziende senza pari in Europa?
PressGiochi lo ha chiesto a Enrico Bradamante, presidente di iGEN, associazione degli operatori di gioco a distanza.
Di grey list a Malta si parla insistentemente da più di un anno, e negli ultimi mesi si era capito che difficilmente si sarebbe potuto evitare. Voi, come imprese del gioco, vi siete in qualche modo preparati?
Anche le altre aziende saranno impattate da questa decisione della Fatf, ma non c’è dubbio che per finanza e gaming, che dopo il turismo sono i settori più importanti per il PIL maltese, le conseguenze saranno più significative.
Concretamente cosa succederà?
Nell’immediato, vorrà dire che le procedure per tutte le attività riguardanti i movimenti di denaro, saranno sottoposte a procedure ancora più complesse di adesso e sottoposte a vigilanza più stretta.
In pratica, una sorta di libertà vigilata.
Sì, ma con un rischio in più: la chiusura dei conti da parte delle banche per le aziende considerate a rischio.
Sarebbero le vostre le aziende “a rischio”?
Per le banche sì. Già da qualche anno la maggiore banca maltese, Bank of Valletta, fa molte difficoltà a molte aziende, e quelle del nostro settore più di altre.
Ma un’impresa non può lavorare senza conti bancari. Tanto più chi opera on line, come voi, e non può nemmeno pensare di usare il contante al posto dei pagamenti elettronici.
È vero! Ma questo vuol dire che saremo costretti a rivolgerci ad altre istituzioni finanziarie in grado di farci operare, quindi effettuare le transazioni on line, ma a costi diversi. Perché per loro avere un cliente considerato critico significa aumentare la documentazione da analizzare, aumentare i controlli per ogni operazione e così via. Questo si traduce nella necessità di assumere più personale e, quindi, in costi maggiori. Che, ovviamente, si riverseranno sul cliente. Cioè noi. Per fare un esempio: aprire un conto corrente in BoV è sempre stato gratuito. Oggi chi ci offre di aprire un conto di pagamento chiede anche 1.500 euro per la pratica iniziale.
Ma quali sono i rischi in più che comporta operare con un’azienda di gaming?
In realtà nessuno. Perché il nostro settore è regolamentato in modo anche più rigido di quello finanziario. Per esempio, il KWC, ovvero Know your customer, una procedura che deve garantire l’identità del cliente che opera a distanza secondo le normative antiriciclaggio dell’Ue, noi lo adottiamo da molto tempo prima delle banche. E siamo vigilati da un’authority, nel caso di Malta la Mga, la cui regolamentazione si incrocia poi con quelle delle transazioni finanziarie. Eppure, secondo l’opinione pubblica il nostro settore è quello più opaco e con i maggiori rischi di riciclaggio e altri reati finanziari.
D’accordo, ma le banche si basano sulle opinioni diffuse tra la gente o su norme e bilanci? Non è che, magari, avere come clienti operatori di gioco significa attirare l’attenzione delle autorità e ritrovarsi continuamente sotto la lente d’ingrandimento di ispettori e politici?
È molto probabile. Anzi, credo che sia proprio così.
Ma a questo punto che convenienza ci sarebbe a rimanere a Malta? Non potrebbe convenire trasferirsi in un Paese meno travolto dalle polemiche?
Se Malta si attiverà subito, si può pensare che l’uscita dalla grey list avvenga in tempi brevi. Magari un anno, come era successo all’Islanda qualche tempo fa, o anche meno. Se però la cosa dovesse durare più di un anno, allora molti potrebbero pensare davvero di trasferirsi altrove.
E cosa potrebbero fare le istituzioni per accelerare questi tempi?
Dovrebbero fare quello che dicono di fare da tempo. Vede, Malta ha una regolamentazione fatta bene, con delle regole chiare e che prevedono controlli puntuali. Peccato che poi questi controlli non li facciano. Insomma, devono semplicemente applicare le norme che loro stessi hanno scritto.
E pensa che lo faranno?
I segnali sono positivi. Si parlava di elezioni anticipate fino a qualche settimana fa. Ma adesso che è arrivata questa tegola, anche l’opposizione ha smesso di fare pressione e sembra che tutti stiano lavorando insieme per risolvere questa che è una questione nazionale.
PressGiochi
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