Due giocatori di Pieve di Soligo, sono stati assolti, con formula piena, dalla corte d’appello di Trieste dall’accusa di concorso in esercizio del gioco d’azzardo. È stata ribaltata, così, la
Due giocatori di Pieve di Soligo, sono stati assolti, con formula piena, dalla corte d’appello di Trieste dall’accusa di concorso in esercizio del gioco d’azzardo. È stata ribaltata, così, la sentenza di primo grado. Il 26 ottobre del 2013 i due erano stati condannati a sette mesi di reclusione, senza la condizionale, dal giudice monocratico Eugenio Pergola. I fatti contestati risalgono al 28 marzo del 2009, quando la guardia di finanza aveva fatto visita in un bar di Pordenone all’interno del quale il gestore del bar avrebbe installato nel suo locale un terminale che consentiva, tramite la connessione internet a un sito estero, l’accesso a un casinò virtuale e a giochi d’azzardo.
«Siamo riusciti a dimostrare – spiega l’avvocato Sergio Gerin, – che il totem incriminato era in realtà un terminale informatico tramite il quale si poteva accedere a un sito internet e usufruire di servizi di gioco. Sul sito si accumulavano punti con i quali era poi possibile acquistare dei beni. I terminali, tuttavia, non erogavano vincite in denaro ed erano state realizzate in base a una direttiva comunitaria sul commercio elettronico all’interno dell’Unione europea. La Corte d’appello ha accolto questa nostra testi, assolvendo così i miei clienti perché il fatto non costituisce reato».
PressGiochi
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