25 Novembre 2024 - 05:37

Emilia Romagna: Donne In Gioco in presidio ricevute dal capo di gabinetto del presidente Bonaccini

Oggi, 8 giugno il Comitato DONNE IN GIOCO ha organizzato un presidio sotto la sede della Regione Emilia Romagna per denunciare nuovamente gli effetti della L. R. 5/2013 e successive

08 Giugno 2021

Oggi, 8 giugno il Comitato DONNE IN GIOCO ha organizzato un presidio sotto la sede della Regione Emilia Romagna per denunciare nuovamente gli effetti della L. R. 5/2013 e successive modifiche, che ha introdotto il c.d. distanziometro ad alcune delle attività che offrono gioco pubblico, del quale prendono atto le seguenti associazioni di settore: ACADI, AGAS, AGIRE, AGISCO, ASCOB, EGP FIPE, EMI REBUS, RES COGITANS, SISTEMA GIOCO ITALIA, UTIS.

L’effetto quasi totalmente espulsivo che è derivato dalle mappature dei luoghi sensibili, – scrivono le associazioni – l’impossibilità di delocalizzare le sale e le ingenti spese imposte dalle Amministrazioni Comunali per le variazioni di destinazione d’uso dei locali stanno causando e causeranno nei mesi a venire numerose chiusure con conseguenti danni innanzitutto occupazionali (non meno di 4000 addetti), e in secondo luogo danni erariali e danni economici alle aziende che si vedono espropriare le proprie attività dalla sera alla mattina, senza per altro alcuna previsione di indennizzo. A tal proposito ricordiamo che parliamo di operatori che lavorano in virtù di una regolare concessione dei Monopoli di Stato e di licenze rilasciate dai Comuni e dalle Autorità di pubblica sicurezza. A causa della retroattività contenuta nella legge si è creata una discriminazione per gli operatori del settore al confronto con gli operatori delle altre regioni italiane. Discriminazione accentuata anche all’interno del territorio regionale stesso a causa dei diversi modi e tempi di recepimento della legge da parte dei Comuni, che ha portato ad una applicazione a macchia di leopardo.

Ci preme infine ricordare che l’applicazione del distanziometro sta creando da una parte la ghettizzazione del gioco in aree periferiche che, come dimostrano numerosi studi, incentiva nei giocatori comportamenti compulsivi, quando presenti. E dall’altra intere aree non raggiunte dall’offerta di gioco pubblico, con l’unica conseguenza prevedibile di una spinta all’offerta illegale e all’infiltrazione delle mafie.

Il Comitato Donne in Gioco si propone al dialogo per riuscire ad arrivare ad una soluzione condivisa che possa bilanciare gli interessi sul piano sanitario e gli interessi sul piano economico/occupazionale, anche in virtù sia della grave crisi dovuta al Covid che ha imposto al settore 13 mesi di chiusura totale, rendendo ancora più impossibilitata la delocalizzazione delle attività, sia dell’atteso riordino del settore già annunciato dai Monopoli di Stato il 31/05 c.a.

 

12,30: La rappresentanza di Donne in Gioco è stata ricevuta dal capo di gabinetto della segreteria di Bonaccini, il dott Manghi. La loro richiesta è quella di una moratoria almeno di 12 mesi per le sale che ancora devono ricevere lettera dal comune per delocalizzarsi. La Regione si è impegnata a fornire una risposta nel preve termine.

 

 

PressGiochi

Fonte immagine: bologna - 29/03/2010 - elezioni regionali 2010 - sede della regione emilia romagna - viale aldo moro -

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