15 Novembre 2024 - 21:51

Legge sul gioco d’azzardo in Piemonte. Jarre (AslTo): “Operazione di carattere equitativo, situazione occupazionale stazionaria nel settore”

“In Piemonte, nel 2018, a due anni dall’entrata in vigore della legge, avevamo una platea di giocatori d’azzardo di 10 punti percentuali in meno del dato nazionale, cioè il 25%

24 Febbraio 2021

“In Piemonte, nel 2018, a due anni dall’entrata in vigore della legge, avevamo una platea di giocatori d’azzardo di 10 punti percentuali in meno del dato nazionale, cioè il 25% in meno (32% contro il 41%). Avevamo una situazione di giocatori a rischio diverso da zero, chiamiamolo così, che, nonostante ci fossero meno giocatori, era poco più della metà del dato del resto della nazione. A distanza di 4 anni – anzi tre anni e mezzo, dato che il dato del 2020 ancora non è a disposizione e soprattutto sarà molto anomalo rispetto al trend precedente – avevamo (alla fine del 2019) un dato economico di quasi due miliardi giocati in meno e di diverse centinaia di milioni di giocate di soldi (euro) non persi. Abbiamo un minore impatto sul servizio sanitario. Abbiamo visto che, rispetto a quello che succede in Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna – che sono le tre grosse regioni confinanti, ma il dato in realtà riguarda tutte le regioni italiane dove c’era un dato in crescita delle richieste di presa in carico dei servizi sanitari – in Piemonte da tre anni a questa parte questa richiesta è in riduzione. E abbiamo come ultimo rilievo una situazione occupazionale che sostanzialmente è stazionaria nel settore. Per cui facendo un po’ “due più due”, si potrebbe dire che sostanzialmente i soldi non investiti dai piemontesi – e, in particolare, dai piemontesi più svantaggiati socialmente che sono i giocatori di slot machine – sono soldi risparmiati, quindi non guadagnati dalla filiera commerciale, che non hanno avuto un impatto significativo sull’ambito occupazionale e quindi sostanzialmente una quota di profitto, che è rimasta nelle tasche dei giocatori più svantaggiati socialmente. Possiamo quindi dire che, complessivamente, è stata un’operazione di carattere equitativo, di equità sociale e questo dev’essere tenuto in considerazione, laddove si mettono in atto dei provvedimenti che impattano su policy sociali”.

Lo ha dichiarato il dott. Paolo Jarre responsabile del Dipartimento delle Dipendenze dell’ASL TO 3 durante la presentazione che si è tenuta in Consiglio regionale del Piemonte della clausola valutativa della legge regionale sul gioco d’azzardo.

“Nel secondo semestre 2019, – ha affermato -la riduzione del fatturato delle VLT in Piemonte era di circa 90 milioni, rispetto al primo semestre e, di quelli, 35 erano nella città di Torino. Questo significa che, in qualche caso, alcune sale hanno chiuso, ma probabilmente ce ne sono molte che non hanno chiuso e che tuttora non rispettano le distanze. Su questo sicuramente bisogna attivare una serie di controlli. I comuni, da questo punto di vista, si sono sentiti molto più in grado di controllare tabaccherie e bar, soprattutto laddove sono piccoli comuni con grossi insediamenti”.

“Una delle ipotesi su cui si può lavorare – ha detto il medico parlando delle possibili migliorie alla legge – è passare da una politica delle distanze per difetto, cioè dire “distante da scuole, eccetera”, a una politica più attiva e dire: “Benissimo, questo tipo di insediamenti può stare in queste zone del Comune” quindi una politica diciamo di Piano regolatore, di carattere urbanistico. Così come 80 anni fa si sono fatti i PIP (insediamenti produttivi potenzialmente nocivi), probabilmente, anche questo permetterebbe di evitare un rischio del “distante da… da… da…”, che è quello di farli finire nei luoghi meno urbanizzati, più poveri di servizi, più poveri di scuole, eccetera, perché questo è un rischio significativo. Seconda miglioria possibile è quella di regolamentare il timing del funzionamento degli apparecchi non nel termine di “almeno tre ore in meno dell’apertura”, ma in modo attivo; ad esempio, la Regione Calabria ha detto “non più di 8 ore”. L’ha fatto dopo la legge piemontese, ma è importante, perché questo sarebbe un intervento – come si dice – “evidence based”: dai dati del CNR emerge che, laddove i comuni hanno fatto le ordinanze più restrittive, si hanno i migliori risultati. Poi ci sono alcune piccole questioni, come ad esempio, quella dei comuni confinanti, cioè il fatto che un certo insediamento commerciale del gioco sia al confine di un comune e che dall’altra parte della strada ci sia una scuola, questo non è regolamentato e così via”.

“Per quanto riguarda i dati Eurispes sul gioco illegale, questi non esistono, non ce li ha nessuno. Esistono descrizioni aneddotiche da parte della stampa, eccetera, e proprio per questo abbiamo incamminato una ricerca ad hoc con l’Università di Torino, con il professore Sciarrone, che è un esperto di mafie, in particolare, il quale cerca, con la collocazione della Guardia di Finanza, di cominciare a costruire qualche numero intorno a questo dato”.

“Come studioso, mi occupo di questi fenomeni di epidemiologie e dell’andamento del fenomeno da una ventina d’anni. Ho seguito – ha spiegato per l’occasione Jarre- tutte le varie stagioni e posso affermare che lo studio del gioco d’azzardo e del gioco d’azzardo patologico nel nostro Paese e nella nostra regione, in realtà, nasce oltre 15 anni fa, quindi non è un fatto recente, riferito solo alle ultime ricerche. Ci tengo a sottolineare che già a partire dagli anni 2007-2008, per la prima volta, la relazione al Parlamento sulle dipendenze sulle tossicodipendenze, di cui ebbi la responsabilità, contenne i dati epidemiologici sul gioco d’azzardo elaborato in collaborazione con il CNR, con la dottoressa Molinaro che interverrà successivamente. Allora, si dotò la ricerca “x”, di cui questa’anno verrà fatta la quarta rilevazione, dei dati di approfondimento sulle epidemiologie del gioco d’azzardo. Solo per darvi un brevissimo spaccato, allora, in Italia, questa ricerca del 2007 stimava centomila giocatori problematici; l’ultimo rilievo disponibile, quello del 2017, ne stimava oltre 400.000.

Questo per avere un’idea di trend.

Ricordo ancora che nel 2010 la nostra regione, per iniziativa degli allora Presidente e Vicepresidente del Consiglio regionale Cattaneo e Placido, votò in Consiglio regionale all’unanimità una legge di iniziativa regionale che poi non ebbe corso per l’abolizione degli apparecchi automatici di gioco. Venendo ai tempi più recenti, con l’approvazione della legge, uno dei primi impegni concordati con il settore regionale specifico fu quello di studiarne gli effetti in modo scientificamente corretto perché, ovviamente, si andava a introdurre una variazione, un unicum nel panorama nazionale. La legge regionale piemontese, lo sappiamo tutti, ha degli aspetti caratteristici; adesso ci sono altre regioni che, sulla scia di quello che ha fatto il Piemonte, hanno messo in campo le stesse azioni: l’Emilia Romagna, il Lazio, la Valle d’Aosta e via via si stanno si stanno succedendo, ma era fondamentale andare a cercare qual era stato l’effetto. La Regione affidò all’ASL TO3 una serie di filoni di ricerca, in particolare ricerche di carattere quantitativo sul versante dei dati economici: su questo c’è il lavoro che ci presenterà in particolare l’IRES Piemonte, in parte con dati correnti dei monopoli, quei famosi “Libri blu” che i monopoli pubblicano, ahimè con un po’ di ritardo, anno per anno. L’ultimo Libro blu coi dati del 2019 è stato pubblicato nel 2020. Ovviamente, il 2020, per via del lockdown, eccetera, è un anno a sé, con qualche dato di discontinuità – l’ho già anticipato – rispetto all’andamento precedente. Si tratta di un esame molto importante, perché evidenzia quanto si è speso, cosa si è speso, in quali ambiti dell’offerta del gioco si è speso di più o di meno, quali sono i trend, e così via. I dati correnti dei monopoli sono stati arricchiti da altri dati che la Regione ha chiesto appositamente ai monopoli per poter disporre di un panorama più approfondito e più qualificato. Il secondo filone di ricerca quantitativa riguarda la ricerca epidemiologica, di cui ovviamente si è occupato il CNR, proprio perché è l’istituto pubblico che se ne occupa da oltre quindici anni a livello nazionale, con approfondimenti in alcune regioni che hanno affidato a questo istituto l’analisi dell’epidemiologia dei comportamenti additivi (quindi non solo del gioco d’azzardo, ma anche di droghe, alcool, tabacco, farmaci e così via).

Le ricerche del CNR sono state fatte con uno studio specifico, di cui ci parleranno appunto i ricercatori, che si chiama GAPS, che ha permesso di andare a dettagliare bene, anche a livello di singola ASL piemontese, l’effetto delle due misure di contenimento più importanti della legge regionale piemontese: il cosiddetto zoning, cioè il distanziometro, e le restrizioni temporali, timing, determinate su iniziativa dei comuni. Peraltro, alcuni comuni piemontesi avevamo cominciato molto prima della legge a muoversi in questo campo: ricordo il Comune di Verbania, che lo fece già nel 2005, e il Comune di Rivoli, nel 2011; furono antesignani rispetto a questo tipo di intervento. Ci sono, poi, le ricerche qualitative. Ne abbiamo una già compiuta dallo studio Eclectica di Torino, che ha fatto un’analisi delle carriere di gioco dei giocatori. In particolare, ha messo in luce il fatto che, come negli altri disturbi da dipendenza, ci siano degli andamenti altalenanti molto condizionati dalla pressione dell’offerta.

Ci sono poi degli studi qualitativi in cammino, che vanno ad approfondire la situazione su particolari aree più vulnerabili della popolazione, quindi i giovani e gli anziani. Attualmente, è in corso uno studio sui motivi di difficoltà d’accesso ai servizi, perché uno dei nodi che abbiamo riguarda la sproporzione fra i numeri che stimiamo di persone problematiche e i numeri delle persone che effettivamente accedono ai servizi. Perché c’è tutta una serie di fattori sfavorenti l’accesso ai servizi, a partire dalla scarsa consapevolezza di malattia, lo stigma, la vergogna e così via. Un’altra ricerca importante che abbiamo incamminato, in collaborazione con l’Università di Torino, riguarda il gioco illegale. Si fa un gran parlare di gioco illegale in Italia e nella nostra regione, però non ci sono dati oggettivi in merito: ognuno dice quello che pensa, più che quello che misura. La nostra intenzione, quindi, è quella di andare a mettere in evidenza dei dati quantitativi e qualitativi sul gioco illegale. Abbiamo instaurato delle collaborazioni anche con la Guardia di Finanza, che a Torino dispone di un nucleo specializzato molto importante e qualificato, che agisce a livello nazionale proprio sul gioco d’azzardo, che ci darà una grossa mano rispetto a questa ricerca. Un’ultima ricerca che abbiamo messo in campo va a misurare il costo dell’assistenza sanitaria ai giocatori, anche per disporre di un ulteriore elemento valutativo rispetto all’impatto della legge. Parallelamente, l’Osservatorio Epidemiologico delle Dipendenze del Piemonte, che è una costola del Servizio di Epidemiologia regionale, ha studiato l’andamento delle prese in carico dei pazienti presso i servizi per il gioco d’azzardo in Piemonte e ha visto un interessante andamento molto difforme da quello che succede in altre regioni, di cui ci accenneranno i colleghi dell’IRES nella loro relazione”.

 

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