Nel corso della seduta congiunta delle Commissioni consiliari Sanità, Commercio, Legalità e del Comitato per la qualità della normazione e la valutazione delle politiche della Regione Piemonte, tenutasi oggi, 28 gennaio, è stata
Nel corso della seduta congiunta delle Commissioni consiliari Sanità, Commercio, Legalità e del Comitato per la qualità della normazione e la valutazione delle politiche della Regione Piemonte, tenutasi oggi, 28 gennaio, è stata presentata la Relazione della Giunta sulla clausola valutativa della legge regionale 2 maggio 2016, n. 9 “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico”.
Si rammenta che la legge 9/2016 nell’applicare il cd. “distanziometro” – l’obbligo di una distanza minima delle sale da gioco e degli esercizi commerciali che ospitano apparecchi quali slot machine e videolottery dai luoghi sensibili quali scuole, impianti sportivi, strutture ospedaliere, etc. – lo ha imposto progressivamente anche alle licenze attive al momento dell’entrata in vigore della normativa.
I DATI PRINCIPALI
Gioco fisico in calo dell’11 per cento. “Dopo il 2016 si assiste ad una forte diminuzione dei volumi di gioco fisico in Piemonte – si legge nella Relazione – a fronte di un incremento nelle altre regioni italiane. Rispetto al dato del 2016, anno di entrata in vigore della Legge piemontese, la diminuzione registrata in Piemonte nel 2019 è di 572 milioni di Euro (-11%), mentre nel resto della nazione la riduzione è iniziata solo nel 2019, -18 milioni di Euro (-0,03%)”. Complessivamente, nei due anni, si calcola una riduzione di almeno 1341 milioni di euro, rispetto a ciò che si sarebbe osservato in assenza delle misure attivate dalla legge (in base all’ipotesi più cauta).
E per quanto riguarda le perdite? Un andamento simile si registra anche per quanto riguarda le perdite al gioco fisico. In Piemonte il decremento nel valore delle perdite osservato nel 2019 rispetto a quello del 2016 è assai più consistente (-16,5%) rispetto a quanto accade nel resto d’Italia (-0,9%). La figura B confronta gli andamenti nelle perdite nel periodo. Il calo nelle perdite registrato anche nel resto d’Italia, dove la raccolta complessiva comunque aumenta, è dovuto a una riallocazione delle puntate tra forme di gioco con payout differenti. Il payout è la percentuale di vincita a un particolare gioco d’azzardo. È determinata a priori in base a normative statali. Se il payout è al 70% significa che, in media, per ogni 100 euro puntati, il gioco ne restituisce 70. Se i giocatori si spostano a forme di gioco con payout più elevato – o se il payout dei vari giochi aumenta per norma di legge – le perdite diminuiscono a parità di volume di denaro giocato.
Effetto sostituzione con altri giochi “molto contenuto”. Dai dati emerge come il netto calo del giocato sugli apparecchi quali slot machine e VideoLottery non sia stato compensato, se non in minima parte, da altre tipologie di giochi.
“Escludendo gli apparecchi, tutti gli altri giochi fisici in Piemonte sono cresciuti nel 2019 di 321 milioni di euro, pari ad un +21,9%, mentre nel resto d’Italia l’aumento è stato pari al 8,4%. Tuttavia la diminuzione del gioco legato agli apparecchi nello stesso periodo è stata pari a 893 milioni di Euro, quasi tre volte più grande della crescita degli altri giochi fisici. La crescita degli altri tipi di gioco non ha dunque neutralizzato l’effetto che la legge regionale ha avuto su slot machine”.
Online, crescita in linea con il resto d’Italia. Secondo la Relazione la crescita dei volumi dei giochi d’azzardo online nel periodo preso in considerazione ha registrato un andamento pressoché identico sia nel resto d’Italia (+72%) che in Piemonte (+70%). “Per questo motivo è ragionevole sostenere che la gran parte dell’aumento che ha riguardato il Piemonte, se non la totalità, si sarebbe verificata anche in assenza dell’intervento del legislatore”. Non vi è stata pertanto una migrazione dei giocatori dal fisico all’online per effetto della legge 9/2016.
L’occupazione nel settore cala in seguito alle riduzioni nell’offerta di gioco d’azzardo?
La riduzione dell’offerta di gioco d’azzardo prodotta in seguito all’applicazione della legge regionale determina un calo nei volumi d’affari e nei profitti delle aziende da gioco. Sarebbe naturale attendersi dunque un calo nell’occupazione tra gli operatori del settore. I dati dell’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro del Piemonte mostrano l’andamento delle assunzioni e delle cessazioni dell’occupazione dipendente nei settori di riferimento. Per quanto riguarda le tabaccherie il dato è abbastanza stabile e nei quattro anni il saldo complessivo è positivo. Occorre sottolineare che il dato delle tabaccherie comprende anche quelle per le quali non è possibile stabilire (con le attuali fonti amministrative) se sono effettivamente presenti ricevitorie, vendita lotterie e apparecchi con vincite in denaro. Invece, sul versante sale da gioco, nei quattro anni si registra un saldo leggermente negativo, ma in linea con il resto del mercato del lavoro.
Le limitazioni temporali introdotte dai Comuni hanno prodotto effetti?
Gli studi condotti in Piemonte dall’Istituto di Fisiologia Clinica – Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFC-CNR) hanno evidenziato che nei Comuni con misure più restrittive, i volumi di gioco si sono ridotti in proporzione più rilevante rispetto ai Comuni che hanno adottato misure più permissive. Si tratta di circa 93 euro in meno per abitante rispetto a quello che si sarebbe osservato in assenza di limitazione oraria. Laddove le misure sono meno restrittive (consentono più di 10 ore al giorno di funzionamento) non si registra una differenza statisticamente significativa nei volumi di gioco.
In termini più generali la questione è controversa e si contrappongono due tesi. Da un lato vi è chi sostiene che una forte limitazione nell’offerta di gioco legale rappresenti un incentivo per i giocatori d’azzardo a spostarsi a forme di gioco illegale. Dall’altro, invece, c’è chi sostiene che la grande offerta di gioco legale determini un allargamento della platea dei giocatori; anche di quelli che potrebbero passare dal gioco legale a quello illegale, che promette, in modo illusorio, maggiori margini di guadagno. Senza contare che è la stessa offerta di gioco legale a costituire un’appetibile occasione di profitto e di infiltrazione per la criminalità organizzata: ad esempio nel riciclaggio di denaro derivante da traffici illeciti come quello della droga.
Quanti sono i giocatori problematici in Piemonte?
La recente ricerca del CNR, adottando come strumento diagnostico il CPGI (Canadian Problem Gambling Index), ha rilevato che, nel 2018, l’1,57% dei residenti di età compresa tra 18 e 84 anni, ovvero circa 50.000 persone, aveva un profilo di gioco problematico. Va sottolineato che il dato è risultante dalla somma dei giocatori aventi profilo di rischio moderato con coloro che hanno presentato una vera e propria condizione problematica/patologica rispetto al gioco d’azzardo (cd. severe problem gambling”).
I giocatori presi in carico dai SerD – servizi per le dipendenze patologiche regionali nei primi otto mesi del 2019 sono poco meno di 1.000 persone, in gran parte uomini. Nel corso degli ultimi anni il numero di giocatori che hanno ricevuto almeno una prestazione presso i SerD ha subito limitate oscillazioni e costituisce un piccolo sottoinsieme dei 50.000 giocatori problematici stimati in Piemonte.
PressGiochi
Fonte immagine: Palazzo Lascaris sede del Consiglio regionale del Piemonte, cortile
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