Mentre il Parlamento discute nuove normative che dovrebbero ridurre il numero delle macchinette nelle città, ma allo stesso tempo superare e distruggere quanto di buono si è fatto sui territori
Mentre il Parlamento discute nuove normative che dovrebbero ridurre il numero delle macchinette nelle città, ma allo stesso tempo superare e distruggere quanto di buono si è fatto sui territori come Genova, proseguono nei quartieri polemiche e paradossi.
Il paradosso è quello di fronte al comune di Genova, proprio in fondo allo scalone di ingresso di Palazzo Tursi. C’è una tabaccheria all’angolo, un locale piccolo che concede lo spazio, però, a due slot machine.
L’azzardo luccica in uno spazio di proprietà del comune, e per di più una Bottega storica, presidio di cultura e tradizione nel centro della città. Proprio Tursi, che ha guidato la battaglia dei grandi comuni italiani contro la diffusione delle macchinette in città varando un severo regolamento che ha impedito l’apertura di nuove sale da gioco, ora permette le slot in “casa sua”? «Nessuno me le ha contestate», spiega il gestore della bottega da 4 anni.
Ma «il regolamento comunale parla chiaro – risponde l’assessore alla Legalità Elena Fiorini – Il comune non affitta più i locali a chi ha installato macchinette, ma allo stesso tempo non può annullare i contratti in corso». Come quello della storica tabaccheria. «Per chi aveva già le slot, la regola vale con il rinnovo della locazione: se non le toglierà non potrà chiederlo». C’è da attendere insomma per liberare le botteghe storiche dall’azzardo. Sperando che nel frattempo le nuove leggi statali non tolgano a Tursi la facoltà di farlo.
PressGiochi