24 Novembre 2024 - 13:32

Grassi (SWG): “Sul tema del gioco c’è una grande difficoltà a cogliere le dimensioni reale del fenomeno”

A presentare la ricerca “Da Grandi si Gioca” è stato questa mattina Riccardo Grassi, Direttore di Ricerca SWG durante la tavola rotonda digitale “Il gioco buono: un alleato contro l’illegalità”

28 Ottobre 2020

A presentare la ricerca “Da Grandi si Gioca” è stato questa mattina Riccardo Grassi, Direttore di Ricerca SWG durante la tavola rotonda digitale “Il gioco buono: un alleato contro l’illegalità” organizzata da Formiche in collaborazione con SWG alla presenza del Sottosegretario con Delega ai giochi Pier Paolo Baretta, l’avv. Alessandro Canali di ADM e Giuliano Frosini di Lottomatica.

 “Sappiamo benissimo che il tema è complesso e richiede un approccio attento – ha affermato Grassi in apertura di intervento -. Abbiamo voluto concentrarci sul concetto di gioco perché il gioco cambia la sua accezione man mano che si aggiungono connotati. Dal gioco da bambino a quello dei grandi fino all’introduzione del denaro cambia progressivamente il modo di pensarlo. Se pensiamo al gioco ludico si ritorna all’infanzia con concetti positivi. Se associamo al gioco la parola adulti entra in campo un concetto diverso del giocare per altri fini.

Quando collochiamo il tema di giocare nei giochi con vincita in denaro il panorama cambia ancora. Un adulto che gioca si considera una persona che spreca denaro fino alla persona considerata malata. In tutto questo si perde la visione del giocatore in sé e di coloro che giocano in forme sane e totalmente controllate. Il tema della ludopatia è un tema chiarissimo soprattutto per i giocatori. Il punto fondamentale di negatività non è la presenza di denaro ma di mancanza di controllo tra i giocatori.

La diffusione e pericolosità del gioco sono considerate pari a quelle dell’alcol. Dato che ci stupisce visto che i danni dell’alcol sono in realtà superiori a quelli del gioco. Il gioco viene considerato addirittura più pericoloso del fumo e di Internet.

Sul tema del gioco c’è una grande difficoltà a cogliere le dimensioni reale del fenomeno sia sulle dimensioni che sull’impatto economico e sociale.

Secondo il nostro studio la responsabilità del gioco patologico è delle persone che giocano. Questo viene attribuito ad una scelta individuale. Al secondo posto c’è lo Stato come responsabile, con un ruolo ambivalente, in quanto beneficiario e regolatore.

Tra le soluzioni proposte dallo studio, sarebbe poco praticabile un divieto assoluto perché non ridurrebbe la dipendenza e favorirebbe il mercato illegale. Piuttosto bisognerebbe controllare maggiormente i siti di gioco”.

 

La dimensione del rischio – si legge nella ricerca – è quella maggiormente correlata alla pratica dei giochi con vincita in denaro. Di per sé si tratta di una dimensione ampiamente presente nella popolazione interrogata, anche se solo per una minoranza si configura come un vero e proprio metro di giudizio in positivo (come propensione) o in negativo (come atteggiamento generalizzato di prudenza). Il rischio è costantemente connesso a due emozioni contrastanti: la paura e l’eccitazione. Il rischio è dunque il crinale lungo il quale si svolge l’intera esperienza dei giochi con vincita in denaro; se si supera il confine, allora il gioco perde ogni sua piacevolezza e diventa patologia. Nell’immaginario dei non giocatori, il giocatore compulsivo è più spesso associato a situazione di marginalità (povertà, disoccupazione, bassa istruzione), mentre tra i giocatori assidui, a prescindere da quello che è il gioco giocato, l’immagine è molto più indifferenziata. La percezione della diffusione della ludopatia è fortemente distorta, con una visione del tutto simile a quella legata alla dipendenza da alcool.

Come è chiara la consapevolezza dei rischi legati ai giochi con vincita in denaro, altrettanta chiara è l’attribuzione dei ruoli e delle responsabilità tra i diversi attori. Ancora una volta al centro della questione sono le persone, i singoli giocatori. Sono loro a cui viene attribuita la massima responsabilità rispetto ai propri comportamenti. Sullo stesso piano, però viene collocato anche lo Stato. Ad un gradino più in basso sono posti i Concessionari, la cui rilevanza viene però amplificata tra i giocatori. In generale la percezione diffusa è che per quanto si parli molto dei problemi legati alle dipendenze da gioco (tanto che, come abbiamo vista la sua ampiezza è largamente sovrastimata), le azioni concrete di contrasto siano minime e rimangano bloccate dall’ambivalenza di fondo dello Stato che non vuole rinunciare alle importanti entrate fiscale generate da questo tipo di giochi. I giocatori si sentono poco tutelati e sostanzialmente derubati. Vorrebbero sentirsi riconosciuti come persone che manifestano un diritto lecito e non come soggetti border line che oltre che dare un contributo importante per le casse dello Stato, vengono poi sistematicamente colpiti con tasse e attacchi mediatici”.

 

PressGiochi

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