La riapertura delle sale slot, delle sale scommesse e dei bingo non è solo una questione “di “distanziamento fisico” e di “sanificazione”. Perché nella gerarchia della “rilevanza degli interessi” devono
La riapertura delle sale slot, delle sale scommesse e dei bingo non è solo una questione “di “distanziamento fisico” e di “sanificazione”. Perché nella gerarchia della “rilevanza degli interessi” devono venire “prima la persona e la sua salute, quindi le entrate fiscali dello Stato e solo dopo gli interessi economici delle società del settore”.
E la salute è in primo luogo quella del milione e mezzo di giocatori patologici che dal blocco dell’azzardo in questi mesi di lockdown hanno avuto sicuri benefici.
E anche quella delle famiglie per le quali, in questa fase, la ripresa dell’azzardo aumenterebbe i rischi di impoverimento. Lo scrivono quattro componenti, su 25, dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, istituito presso il Ministero della Salute, in una lettera al presidente dell’organismo, professor Giovanni Rezza, che è anche Direttore Generale della Prevenzione dello stesso ministero. I quattro firmatari sono Maurizio Fiasco, presidente di Alea, Daniela Capitanucci, presidente onorario di And, Aniello Baselice, dirigente medico del Dipartimento Dipendenze Asl Salerno, Onofrio Casciani, presidente della sezione Lazio della Sitd (Società Italiana Tossicodipendenze).
Nella lettera – riportata da Avvenire.it – chiedono che “l’organismo si riunisca quanto prima”, perché, spiegano, “appare di estrema urgenza che valuti quanto è accaduto per effetto diretto o indiretto delle misure di contenimento della pandemia per Covid-19 all’insieme della popolazione coinvolta nelle patologie correlate al consumo delle varie modalità di gioco d’azzardo”. I quattro esperti che provengono dal mondo dell’associazionismo e della sanità pubblica, riferiscono quanto osservato da “qualificati colleghi” che abbiamo consultato: “La chiusura della gran parte delle porte d’accesso alle pratiche di gambling ha prodotto effetti certamente positivi per molti pazienti, che hanno avuto la remissione del sintomo di Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA) sì da generare adesso delle grandi opportunità di fuoriuscita da una condizione patologica acuta: con la presa in carico da parte dell’insieme di servizi preposti alle terapie”. E questo malgrado la forte riduzione dell’offerta di assistenza per queste persone, provocata dalle norme per contrastare l’epidemia che hanno obbligato a chiudere i servizi.
Ma la “remissione spontanea del sintomo” non coincide con la furiuscita dalla dipendenza. Proprio per questo i quattro firmatari chiedono che in una “riunione urgente dell’Osservatorio si proceda a una valutazione dell’impatto che su tale fase di possibile, auspicabile transizione alla salute, avrebbe la riapertura degli oltre 250mila punti di distribuzione del gioco d’azzardo nel nostro Paese”, frequentati, secondo una stima dell’Istituto Superiore di Sanità, da 5 milioni e 200mila giocatori abitudinari, dei quali oltre un milione e mezzo con Problematic Gambling.
Secondo gli esperti “si presenta un profilo di rischio per la Salute molto più vasto e complesso. In primo luogo, colpisce l’asimmetria tra la lenta e ridotta ripresa di attività dei servizi specialisti di terapia delle dipendenze e la paventata velocità di riapertura di sale, punti di distribuzioni, piattaforme tecnologiche”. In sostanza, denunciano, “a macchina dell’azzardo ad alta frequenza farebbe da contraltare una rete di servizi di prevenzione e cura della dipendenza funzionante a bassa frequenza”. C’è poi un preoccupante fattore medico. “La Medicina delle Dipendenze ha sempre messo in guardia sui gravi danni che provoca la ricaduta nell’abuso sia di sostanze e sia di gioco d’azzardo in quanti abbiamo avuto la remissione del sintomo o abbiano seguito un percorso terapeutico”.
In altre parole dopo questa lunga pausa la ripresa del “gioco” potrebbe peggiorare la situazione. C’è infine l’elemento, sottolineato dall’Oms, “che la salute e i suoi determinanti constano anche di benessere socioeconomico”. Ebbene, ricordano gli esperti, “da un lato per molti giocatori problematici il Covid ha coinciso con improvvisa perdita o riduzione del reddito e, dall’altro lato, anche per il complesso della popolazione, rilanciare il gioco d’azzardo in questo momento aumenterebbe il rischio di depauperare le famiglie”. Col grave rischio delle ben note “distorsioni cognitive innescate dai richiami all’azzardo, alle vincite illusorie: ancor più perniciose nella specifica situazione dell’Italia in depressione economica”. Proprio per questo viene chiesto “di porre il baricentro della trattazione della questione nel ministero della Salute” perché, appunto, devono venire “prima la persona e la sua salute, quindi le entrate fiscali dello Stato e solo dopo gli interessi economici delle società del settore”.
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