22 Dicembre 2024 - 14:59

Gli affari di Cosa nostra nelle concessioni delle scommesse: 8 arresti

La mafia palermitana ha comprato dallo Stato tre concessioni per il gioco e le scommesse, altre due le ha acquisite da aziende del settore. Un volume d’affari di 100 milioni

08 Giugno 2020

La mafia palermitana ha comprato dallo Stato tre concessioni per il gioco e le scommesse, altre due le ha acquisite da aziende del settore. Un volume d’affari di 100 milioni di euro attraverso le agenzie dislocate fra Sicilia e Campania, un fiume di soldi che finanzia i clan.

E’ una scoperta drammatica quella che emerge dall’ultima indagine del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo coordinata dalla procura diretta da Francesco Lo Voi.

Stamattina, un blitz ha portato in carcere l’insospettabile manager che per conto di Cosa nostra ha partecipato ai bandi dell’agenzia dei Monopoli, sin dal 2007.

Ogni cosca investiva una quota nell’affare. “Il gruppo imprenditoriale indagato ha avuto la forza economica di fare investimenti anche nel periodo della crisi epidemiologica – spiega il generale Antonio Quintavalle Cecere, il comandante provinciale della Guardia di finanza di Palermo – gli imprenditori hanno acquistato un altro centro scommesse grazie alla disponibilità di capitali di origine mafiosa”.

L’indagine condotta dal sostituto procuratore Dario Scaletta e dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca ha fatto scattare dieci ordinanze di custodia cautelare. “Abbiamo seguito i soldi, secondo il metodo che ha insegnato il giudice Giovanni Falcone, e siamo arrivati a una rete di affari”, spiega il colonello Gianluca Angelini, il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo.

Il provvedimento firmato dal gip Walter Turturici fa scattare il sequestro per cinque società che hanno gestito le concessioni: la “Bet for Bet srl” di Palermo (concessione dell’Agenzia Monopoli del 2007), la “Tierre games srl” di Roma (concessione del 2014), la “Gierre games srl” di Bellizzi, provincia Salerno (nel 2015 ha inglobato un’altra società già vincitrice di un bando), la “Gaming managment group srl” di Milano (concessione del 2018), la “Lasa giochi srl” di Palermo (nel 2017 acquisita da Rubino, aveva già una concessione).

Sequestrate la “Villageintralot srls” di Palermo e le ditte individuali “Accardi Fabrizio” e “Massaro Antonio” di Palermo, che gestiscono tre centri scommesse. Sequestro anche per nove agenzie scommesse che fanno capo agli indagati, si trovano fra Palermo, Napoli e provincia di Salerno.

L’acquisto della prima concessione, nel 2007, segnò l’inizio di una grande scalata per i boss. La “Bet for bet” ha dichiarato nel 2013 un volume d’affari di 8 milioni di euro. Nel 2014, di 27 milioni. Nel 2015, 62 milioni.

Ecco dunque perché Cosa nostra siciliana è tutt’altro che alle corde nonostante arresti e processi degli ultimi anni. Perché il flusso enorme di liquidità consente il mantenimento della struttura criminale, come fosse una vera e propria azienda. E se uno dei capi-manager viene arrestato, se ne nomina uno nuovo. E’ una Cosa nostra tornata ad avere una spiccata vocazione imprenditoriale, la stagione delle stragi è ormai archiviata.

Adesso l’ultima indagine conferma che “gli interessi affaristici di Cosa nostra sono sempre più spesso trasversali – dice il colonnello Angelini – travalicando i confini territoriali che delimitano le aree di influenza delle singole famiglie. Ecco perché è imprescindibile un approccio altrettanto trasversale nell’azione di aggressione patrimoniale, indispensabile per disarticolare economicamente l’organizzazione mafiosa”.

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