25 Novembre 2024 - 00:38

CJUE. Attesa per la prossima settimana sentenza su regolamentazione delle slot in Ungheria

La prossima settimana la Corte di giustizia dell’Unione Europea sarà chiamata a pronunciarsi in merito alla legislazione del governo ungherese che dal 2011 ha messo al bando le slot machine

05 Giugno 2015

La prossima settimana la Corte di giustizia dell’Unione Europea sarà chiamata a pronunciarsi in merito alla legislazione del governo ungherese che dal 2011 ha messo al bando le slot machine all’interno delle sale giochi.

Infatti, fino al 2012, le slot machines in Ungheria potevano essere gestite in casinò e sale da gioco. A partire dal novembre 2011, la tassa sul funzionamento delle slot machines nelle sale da gioco è stata aumentata (le slot machines nei casinò sono oggetto invece di un sistema fiscale a parte, che non è cambiato nel 2011). A partire dal 10 ottobre 2012, le slot machines sono poi state riservate ai  casinò e non possono più essere gestite dalle sale da gioco.

Diverse aziende che operavano slot machines nelle sale da gioco si sono rivolte alla giustizia ungherese, facendo valere che il diritto dell’Unione non ammette misure che hanno aumentato drasticamente i loro oneri fiscali e vietato completamente con effetto quasi immediato, la gestione delle stesse. Queste aziende chiedono anche il risarcimento dei danni. La Corte di giustizia sarà chiamata a chiarire se tali misure siano compatibili con il diritto dell’Unione.

In relazione alle modifiche alla legge sui giochi d’azzardo apportate nel 2011, con le quali è maggiorata l’aliquota dell’imposta sul gioco, gli operatori ricorrenti hanno posto le seguenti questioni pregiudiziali:

 

1)    Se sia compatibile con l’articolo 56 TFUE una normativa non discriminatoria di uno Stato membro che, mediante un atto unico e senza prevedere un periodo di adeguamento, quintuplica la precedente aliquota dell’imposta diretta da pagare per le slot machine gestite all’interno di sale da gioco, denominata imposta sul gioco, e istituisce, inoltre, un’imposta sul gioco con una determinata aliquota, il che comporta che sia limitata l’attività degli operatori di giochi d’azzardo che gestiscono sale da gioco.

2)    Se l’articolo 34 TFUE possa essere interpretato nel senso che rientra nel suo ambito di applicazione una normativa non discriminatoria di uno Stato membro che, mediante un atto unico e senza prevedere un periodo di adeguamento, quintuplica la precedente aliquota dell’imposta diretta da pagare per le slot machine gestite all’interno di sale da gioco, denominata imposta sul gioco, e istituisce, inoltre, un’imposta sul gioco calcolata in base a una determinata aliquota, il che comporta che sia limitata l’importazione di slot machine in Ungheria dal territorio dell’Unione europea.

3)    In caso di risposta affermativa alla prima e/o alla seconda questione, se uno Stato membro possa invocare esclusivamente la regolarizzazione della situazione di bilancio nell’[ambito della] applicazione degli articoli 36 TFUE, 52 TFUE, paragrafo 1, e 61 TFUE o [dell’esistenza di] ragioni imperative.

4)    In caso di risposta affermativa alla prima e/o alla seconda questione, se si debba tener conto dei principi generali del diritto, alla luce dell’articolo 6, paragrafo 3, TUE, in relazione alle restrizioni stabilite da uno Stato membro e con la concessione di un periodo di adeguamento alla norma tributaria.

5)    In caso di risposta affermativa alla prima e/o alla seconda questione, se occorra interpretare la sentenza [del 5 marzo 1996] pronunciata nella causa Brasserie du Pêcheur [C-46/93 e C-48/93] nel senso che la violazione degli articoli 34 TFUE e/o 56 TFUE può far sorgere la responsabilità risarcitoria dello Stato membro per il fatto che tali disposizioni, grazie al loro effetto diretto, conferiscono diritti a favore degli individui degli Stati membri.

6)    Se la direttiva 98/34/CE 1 possa essere interpretata nel senso che costituisce una «regola tecnica de facto» una norma tributaria di uno Stato membro che quintuplica in un’unica soluzione l’aliquota di un’imposta diretta, l’imposta sul gioco da pagare per le slot machine gestite all’interno di sale da gioco, e istituisce, inoltre, un’imposta sul gioco calcolata in base a un’aliquota.

7)    In caso di risposta affermativa alla sesta questione, se gli individui di uno Stato membro possano invocare nei confronti di quest’ultimo la violazione da parte dello Stato membro dell’articolo 8, paragrafo 1, e/o dell’articolo 9, paragrafo 1, della direttiva 98/34/CE, in quanto omissione dello Stato membro che fa sorgere una responsabilità risarcitoria. Quali aspetti debba valutare il giudice nazionale per risolvere la questione se il convenuto abbia commesso una violazione sufficientemente qualificata, e a quale tipo di risarcimento possa dare diritto tale violazione.

In relazione alla modifica della legge sui giochi d’azzardo apportata nel 2012, con cui è vietata la gestione di slot machine nelle sale da gioco (consentita unicamente nei casinò):

Se sia compatibile con l’articolo 56 TFUE una normativa non discriminatoria di uno Stato membro che vieta con effetto immediato la gestione di slot machine nelle sale da gioco, senza concedere agli operatori di giochi d’azzardo interessati un periodo di transizione o di adeguamento né offrire loro un risarcimento adeguato, e stabilisce contemporaneamente un monopolio di gestione delle slot machine in favore dei casinò.

Se l’articolo 34 TFUE possa essere interpretato nel senso che tale disposizione deve anche essere determinante e applicabile nel caso in cui uno Stato membro adotti una normativa non discriminatoria che, pur non vietando direttamente l’importazione di slot machine dal territorio dell’Unione europea, limita o vieta l’uso e la gestione effettivi di dette macchine attraverso l’organizzazione di giochi d’azzardo, senza concedere agli operatori di giochi d’azzardo interessati un periodo di transizione o di adeguamento né un risarcimento.

In caso di risposta affermativa alla prima e alla seconda questione, di quali criteri debba tener conto il giudice nazionale per risolvere la questione se la restrizione sia necessaria, opportuna e proporzionata nell’[ambito della] applicazione degli articoli 36 TFUE, 52 TFUE, paragrafo 1, e 61 TFUE o [dell’esistenza di] ragioni imperative.

In caso di risposta affermativa alla prima e/o alla seconda questione, se si debba tener conto dei principi generali del diritto, alla luce dell’articolo 6, paragrafo 3, TUE, in relazione ai divieti stabiliti da uno Stato membro e con la concessione di un periodo di adeguamento. Se si debbano prendere in considerazione i diritti fondamentali – come il diritto di proprietà e il divieto di spossessamento della proprietà senza prevedere un risarcimento – in relazione alla restrizione che si configura nella fattispecie e, in caso affermativo, con quali modalità.

In caso di risposta affermativa alla prima e/o alla seconda questione, se occorra interpretare la sentenza [del 5 marzo 1996] pronunciata nella causa Brasserie du Pêcheur [C-46/93 e C-48/93] nel senso che la violazione degli articoli 34 TFUE e/o 56 TFUE può far sorgere la responsabilità risarcitoria dello Stato membro per il fatto che tali disposizioni, grazie al loro effetto diretto, conferiscono diritti a favore degli individui degli Stati membri.

Se la direttiva 98/34/CE possa essere interpretata nel senso che costituisce «altro requisito» una norma di uno Stato membro che, limitando l’utilizzo di slot machine ai casinò, ne vieta la gestione nelle sale da gioco.

In caso di risposta affermativa alla sesta questione, se gli individui di uno Stato membro possano invocare nei confronti di quest’ultimo la violazione da parte dello Stato membro degli articoli 8, paragrafo 1, e/o 9, paragrafo 1, della direttiva 98/34/CE, in quanto omissione dello Stato membro che fa sorgere una responsabilità risarcitoria. Quali aspetti debba valutare il giudice nazionale per risolvere la questione se il convenuto abbia commesso una violazione sufficientemente qualificata, e a quale tipo di risarcimento possa dare adito tale violazione.

Se risulti applicabile il principio del diritto comunitario secondo cui gli Stati membri sono tenuti a risarcire gli individui anche per i danni derivanti dalle violazioni del diritto comunitario imputabili agli Stati membri nel caso in cui lo Stato membro goda di sovranità nell’ambito al quale si riferisce la norma adottata. Se servano da orientamento in questo caso anche i diritti fondamentali e i principi generali del diritto risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri.

 

 

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