“Intervengo per parlare di un comparto fondamentale dell’economia italiana eppure così trascurato in questa fase emergenziale. Parlo di un comparto convenzionalmente inteso come comparto divertimento quindi i cinema, i teatri,
“Intervengo per parlare di un comparto fondamentale dell’economia italiana eppure così trascurato in questa fase emergenziale. Parlo di un comparto convenzionalmente inteso come comparto divertimento quindi i cinema, i teatri, le sale da concerto, da ballo, discoteche, sale giochi, sale scommesse, centri culturali e tutto quello che convenzionalmente si identifica con luogo di aggregazione”.
“Questi luoghi di aggregazione, – dichiara Maria Caterina Varchi di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati – grazie anche all’enorme sviluppo che ha avuto il settore degli eventi privati, danno lavoro a tantissime figure professionali e artigianali che via via in Italia si sono sviluppate negli anni e altre, molto risalenti nel tempo, più tradizionali, che si sono consolidate e godono del massimo rispetto da parte di tutti. Eppure queste figure, questi imprenditori, questi professionisti non hanno avuto nessun riscontro in questi mesi. Noi oggi discutiamo di un provvedimento da convertire a distanza di mesi dall’inizio di questa emergenza, eppure non riusciamo ancora a guardare al futuro, non riusciamo ancora a dare risposte a questi imprenditori che hanno la necessità di fare programmazione, perché molti di questi eventi si programmano e si prenotano soprattutto con mesi, se non addirittura anni, di anticipo.
Nei confronti di tutto questo settore non viene spesa una parola, anzi sì, una viene spesa: chiusura. La chiusura senza futuro per molti di loro significa una pesante ipoteca sul prosieguo della propria attività; un’attività per la quale magari hanno fatto investimenti con l’aiuto dei familiari, con l’aiuto degli amici che li hanno sostenuti. Credo che tutto questo non sia normale: i dati ci parlano di 50 mila esercizi a rischio fallimento, oltre 300 mila posti di lavoro in pericolo. E allora credo che un Governo che voglia guardare al futuro debba avere la visione completa dei tanti motori che spingono l’economia della nostra nazione”.
Di seguito il testo dell’odg presentato dall’on. Varchi:
La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame, in ragione del perdurare dell’emergenza dovuta all’evolversi della situazione epidemiologica conseguente alla diffusione ormai pandemica del virus COVID-19, è diretto a tipizzare in un atto di rango primario, le misure potenzialmente applicabili su tutto il territorio nazionale o su parte di esso, per contenere e contrastare i rischi sanitari conseguenti, per periodi di tempo predeterminati;
in particolare, la lettera i) del comma 2 conferma la chiusura di cinema, teatri, sale da concerto, sale da ballo, discoteche, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, centri culturali, centri sociali e centri ricreativi o altri analoghi luoghi di aggregazione;
discoteche, bar con musica, ristoranti che offrono spettacolo, ma anche balere, scuole di ballo, locali con musica dal vivo e dj set, un mondo che in altre Nazioni è assimilato al turismo e gode di considerazione, in quanto voce portante dell’economia, in Italia rimane un settore completamente dimenticato, anche in vista della progressiva riapertura;
si tratta di un settore che, a livello nazionale, conta un fatturato annuo di 5,3 miliardi di euro e 90.000 posti di lavoro occupati, con migliaia di famiglie coinvolte;
solo le discoteche in Italia occupano 50.000 lavoratori e producono un fatturato di oltre 3 miliardi di euro e ci sono decine di lavoratori che vivono di stipendi mensili ora azzerati: camerieri, dj, musicisti, addetti alla sicurezza, barman, personale dei locali, ballerini, imprese di spettacolo;
migliaia di persone che non sono state prese in considerazione dalle istituzioni e che sono rimaste prive di tutela, perché non sono lavoratori del settore pubblico, né dipendenti;
come denunciato da Maurizio Pasca, presidente di Silb (associazione che raggruppa gli imprenditori dell’intrattenimento notturno), «La nostra sigla sindacale raggruppa oltre 2.500 imprenditori, gente seria, che nel corso degli anni ha dovuto affrontare una burocrazia soffocante, una tassazione che non ha pari. Noi paghiamo l’iva al 22 per cento mentre per cinema e teatri è al 10; paghiamo oltre all’Irpef, l’ISI, un’imposta sull’intrattenimento (inflitta è il caso di dirlo a chi fa intrattenimento, ovvero con partecipazione attiva del pubblico contrariamente alla concezione di spettacolo che è passiva, ndr), che una direttiva europea ritiene illegittima. In più abbiamo un apparato costosissimo per mantenere la sicurezza e fronteggiamo ogni giorno un atteggiamento mediatico che fa ricadere sulle nostre imprese mali sociali come alcolismo, droga e violenza. Le nostre sono aziende come le altre. Forse ci si dimentica che l’85 per cento delle imprese di questo paese sono pmi ?»;
secondo la Fipe, 50.000 esercizi sono a rischio fallimento, 300.000 posti di lavoro in pericolo,
impegna il Governo:
a provvedere all’immediata adozione di univoci protocolli di sicurezza per consentire la riapertura dei locali;
allo stanziamento di idonee risorse economiche per garantire:
a) la sospensione del pagamento delle utenze e dei mutui;
b) la riduzione dell’IVA dal 22 per cento al 10 per cento;
c) l’abolizione dell’imposta sugli intrattenimenti (ISI);
d) l’estinzione del credito per immobili accatastati come categoria D3 e D8;
e) la sospensione degli sfratti per morosità;
f) il ripristino dei voucher per il lavoro occasionale.
9/2447-A/15. (Ulteriore nuova versione) Varchi
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