Da che mondo è mondo, i risultati delle elezioni, qualsiasi elezione, sono sempre discutibili. Anche quelli delle regionali nell’Emilia Romagna. Perché sì, Bonaccini ha vinto, e nettamente – per la
Da che mondo è mondo, i risultati delle elezioni, qualsiasi elezione, sono sempre discutibili. Anche quelli delle regionali nell’Emilia Romagna. Perché sì, Bonaccini ha vinto, e nettamente – per la giusta disperazione degli operatori del gioco – ma se ci addentriamo nei confronti con le precedenti amministrative locali (2014) e con le Europee del 2019, le difformità sono notevoli. L’unico dato comune è il crollo del M5S, che del resto è ormai in stato di decomposizione avantazato, tanto che ora si parla di un suo scioglimento. La differenza sostanziale, invece, sta nel sorpasso operato dal PD sulla Lega: rispetto a 8 mesi fa, il partito di Salvini ha perso quasi 2 punti, mentre quello di Zingaretti ne ha guadagnati 3,4.
Ben sappiamo quanti e quali situazioni contingenti hanno influito sul voto del 26 gennaio, a cominciare dalla quasi raddoppiata frequenza alle urne. La sensazione finale è che il “fortunato” Zingaretti si sia giovato più degli errori degli altri (Salvini in primis) e dell’appoggio indiretto delle “sardine”, che dei meriti propri.
Sta di fatto che ora Bonaccini si sente, legittimamente, molto più forte e sicuro di prima: alla sfindante Borgonzoni ha dato 7,8 punti di distacco; come coalizione il vantaggio si riduce a 2,71, soprattutto grazie al boom di Fratelli d’Italia, che ha aumentato a dismisura i propri consensi rispetto alle due elezioni considerate.
A questo punto, deve sentirsi realmente sconfitto in tutto e per tutto il popolo del gaming?
La “chiamata alle armi” (ovvero al voto, per carità) fatta sui social da alcuni personaggi di spessore del comparto è servita perlomeno, e non è poco, a fare gruppo come mai era accaduto sinora, né in Emilia Romagna né in altra parte d’Italia. E siamo convinti che la grande affluenza alle urne sia merito anche di questa iniziativa.
D’altra parte, i numeri su cui può contare il “partito del gaming” non sono tali da poter provocare chissà quali ribaltoni. Conti alla mano, tra lavoratori, le loro famiglie e simpatizzanti (giocatori ed esercenti in primis), votando tutti e compatti, forse si arriva allo 0,5/0,7%. Che comunque non è pochissimo. Ma si tratta di un dato puramente ipotetico, perché, lo sappiamo bene “al cuor non si comanda”.
Insomma, in molti può prevalere l’interesse di non far salire la Lega, ad esempio, piuttosto che mandare a casa il presidente in carica, e per arrivare a tale traguardo la scelta più ragionevole è stata proprio quella di sostenere il candidato più forte a priori.
Poi, c’è il fatto che, il comparto del gioco non aveva una coalizione o un partito su cui puntare ad occhi chiusi, perché ben sappiamo che l’unico appoggio lo avrebbe trovato in Forza Italia, il cui peso però è scemato a tal punto che ben poca incidenza avrebbe potuto avere su una coalizione di centrodestra eventualmente al comando della Regione. La Borgonzoni, invece, per usare un eufemismo, non ci vede proprio di buon occhio.
Pertanto, il movimento spontaneo sorto sui social tra addetti ai lavori e osservatori interessati, non poteva fare più di quanto ha fatto: aprire un dibattito, valutare i possibili orientamenti, sviluppare la riflessione sulle singole tematiche.
Al di là di questo, ciò che fa un po’ pensare è la contraddizione che scaturisce dai riscontri a livello provinciale e in Romagna, soprattutto, dove il nostro comparto ha una presenza fortissima: mente a Rimini il candidato della Lega ha battuto quello del PD, nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna è accaduto il contrario. Verrebbe da pensare che gli operatori riminesi sono stati bravi a fare blocco comune, mentre gli altri un po’ meno. Ma non è il caso di spingersi oltre, con affermazioni definitive, proprio perché il voto è, alla fin dei conti, una questione puramente personale, sulla quale non ci si può esprimere con ragionamenti di massima.
E adesso? Bene ha fatto il presidente Sapar Distante a mandare un messaggio “conciliante” a Bonaccini, richiamandolo al dovere di evitare battagli ideologiche, affidandosi al confronto e al buon senso. Se così fosse, si potrebbe anche sperare in una riapertura del dialogo con le istituzioni politiche.
Per quanto riguarda gli operatori, si tratta di aprire una riflessione che vada oltre i social e che preveda magari la costitizione di un gruppo di pressione tangibile, magari sulla scorta dell’esperienza delle “sardine”.
A chiusura, temparonea, del discorso, ci permettiamo comunque di dire che se c’è una cosa buona in queste elezioni in Emilia Romagna, questa è che l’elettorato ha mandato un messaggio chiaro e incontrovertibile: mai più 5 Stelle! E se qualcuno ha ancora dei dubbi si legga la dichiarazione del candidato pentastellato Benini a tracollo acquisito: “Ringraziamo anzi gli elettori e confermiamo la nostra attenzione sui problemi della regione e sulla lotta al gioco d’azzardo per il quale non faremo nessuna deroga alla legge entrata in vigore”.
Ma che bravo! L’oltranzista che viaggia al 3,48% (4,74% come coalizione) si sente vincitore pure lui e per ripagare i suoi 102mila elettori dice che il gioco deve morire…
Marco Cerigioni – PressGiochi
Fonte immagine: https://www.aziende-news.com/lassicurazione-per-il-volontariato-di-donne-e-uomini-generosi/mani-unite/
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