22 Dicembre 2024 - 18:53

I rischi del proibizionismo in Emilia Romagna: in bilico 10mila posti di lavoro della filiera del gioco

Bologna – Si sta tenendo questa mattina a Bologna presso l’Auditorium Biagi della Sala Borsa la “Presentazione del primo Report della CGIA Mestre sul gioco legale in Emilia Romagna. Analisi

15 Gennaio 2020

Bologna – Si sta tenendo questa mattina a Bologna presso l’Auditorium Biagi della Sala Borsa la “Presentazione del primo Report della CGIA Mestre sul gioco legale in Emilia Romagna. Analisi su numero di lavoratori, imprese e gettito fiscale, business illegale, neoproibizionismo e rischi di sistema”. L’evento è stato organizzato dal Centro Studi As.tro.

Uno studio inedito realizzato dalla CGIA Mestre sulla dimensione economica dell’industria del gioco in Emilia-Romagna che ha l’obiettivo di fornire una proiezione della stessa industria nel prossimo futuro alla luce della legislazione nazionale e locale.

La scelta di questa regione è stata motivata da una maggiore presenza di attività ludico ricreative tradizionalmente legate al turismo dell’Emilia Romagna.

I dati rilevati dalla Cgia di Mestre hanno confermato le aspettative valutando gli occupati a vario titolo nel settore in oltre 5000 dipendenti.

Per questo lavoro, il centro studi della Cgia di Mestre ha applicato lo stesso metodo  della ricerca nazionale. Non si sono limitati quindi a rilevare le attività codificate dalla Camera di commercio come attività di gioco ma hanno individuato anche quelle presenti nei cosiddetti esercizi promiscui come per esempio bar e tabaccherie nei quali l’attività di gioco è marginale rispetto a quella principale.

 

 

Dal punto di vista fiscale,  le sole aziende di questo comparto emiliano-romagnole contribuiscono alle casse dello Stato per circa €636 milioni all’anno.

Gli aumenti della tassazione a carico degli operatori di gioco secondo dei calcoli complessi effettuati dalla CGIA porterebbe a una riduzione di circa il 30% dei margini delle aziende. Questo comporterebbe nella sola regione la perdita di 10.000 posti di lavoro.

 

La ricerca della Cgia di Mestre ha analizzato anche l’impatto  della legge regionale n. 5 del 2013 sul territorio.  Secondo lo studio, i 766 luoghi sensibili individuati dal Comune di Bologna provocheranno la chiiusura del 90% dei 358 esercizi generalisti presenti sul territorio e nei quali sono presenti apparecchi da gioco.

A Rimini – la capitale del divertimento – solo 10 dei 160 esercizi attualmente attivi potrebbero rimanere in funzione per il gioco.
“Non possiamo sapere ancora quanto il gioco illegale stia recuperando terreno a danno di quello illegale ma abbiamo evidenza di territori dove a seguito delle limitazioni il gioco legale è totalmente sparito.  E’ impossibile pensare che in un territorio come per esempio la provincia di Crotone la gente abbia smesso di giocare perché non c’è più un’offerta di gioco lecito: è un puro esercizio di fantasia”. Lo ha detto Antonio Giuliani, responsabile del settore apparecchi da divertimento dei Monopoli, intervenendo al convegno.

Per il responsabile dell’ufficio studi Astro, Armando Iaccarino, è fisiologico che si vada verso una riduzione dei punti di gioco come semplice fase successiva all’aumento che si è registrato nel corso degli ultimi anni. Ma una riduzione sconsiderata porterebbe al risultato opposto a quello auspicato dalle autorità e dall’opinione pubblica. Perché porterebbe il giocatore problematico a individuare i luoghi dove può dare sfogo alla propria patologia lontano da quello che viene definito il “controllo sociale” ovvero lontano dagli sguardi di chi lo conosce.

Rispondendo ad una precisa domanda Iaccarino ha detto che sicuramente i giovani oggi, come sempre,  praticano gioco con vincita il denaro anche se ai minori questi giochi sono vietati per legge.
“Ma non c’è alcun segnale  che indichi un aumento di questo fenomeno. Mentre sono ben chiare le preferenze di alcuni giochi anziché altri. E i giovani sono attratti comprensibilmente dal gioco online e dalle scommesse”.

“Chi come me si occupa di dipendenze da un punto di vista medico sa benissimo che una misura come il distanziometro non è solo inefficacia ma persino controproducente. Il vero dipendente non si spaventa certo dei 500 m o dei chilometri che dovrà fare per raggiungere il suo oggetto del desiderio. E giocare lontano dallo sguardo di chi potrebbe criticarlo per lui è molto meglio”. Così la dottoressa Sarah Viola, psicoterapeuta e psichiatra responsabile del reparto Dca dell’ospedale Sant’Isidoro.

Viola ha poi aggiunto che la dipendenza è un elemento strutturale e della personalità e che non è certo l’offerta a provocarla ma semmai può rinforzarla. Un po’ come avviene per l’anoressia:  non sono certo le sfilate di moda mandate in televisione a indurre le ragazze a scegliere di dimagrire in maniera patologica. “Quelle – ha detto – al massimo possono rinforzare la soddisfazione di chi ha deciso di farsi del male in quel modo”.

 

Vavolo (CGIA Mestre) a PressGiochi: “Le legge dell’ER sul gioco mette a rischio il 60% delle sale dedicate e l’80% degli esercizi generalisti”

Iaccarino (Astro): “Serve confronto per valutare l’efficacia delle normative locali sul gioco”

Giuliani (ADM) a PressGiochi: “Le normative locali impatteranno sulla raccolta degli apparecchi con una riduzione per Awp e Vlt del -4%”

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