24 Dicembre 2024 - 02:25

Bernardo (SKS365) a PressGiochi: “Nei giochi, no alle divisioni interne. Le associazioni di categoria siano compatte nel rapporto con il Governo”

“Sono da tempo favorevole alla proposta di coinvolgere gli Enti locali nella suddivisione delle entrate provenienti dai giochi. Non credo ci sia una ragione particolare per cui sino ad oggi

09 Dicembre 2019

“Sono da tempo favorevole alla proposta di coinvolgere gli Enti locali nella suddivisione delle entrate provenienti dai giochi. Non credo ci sia una ragione particolare per cui sino ad oggi non si sia fatto ma credo sia dovuto al fatto che la riforma del settore dei giochi, che da più parti viene invocata, essendo stata lasciata a metà del percorso, abbia impedito la valutazione di questa opportunità. Credo che quel tavolo vada riproposto all’inizio dell’anno prossimo e che una parte della raccolta del gettito debba rimanere in una percentuale nelle casse dei comuni, con modalità che andranno definite dal Governo ma che permetteranno agli enti locali di poter realizzare iniziative sul proprio territorio secondo le esigenze delle singole realtà”.

Lo afferma a PressGiochi Maurizio Bernardo, politico di lungo corso, in passato è stato assessore alle Politiche Sociali e i Servizi di Pubblica Utilità  della Regione Lombardia, deputato al Parlamento nella XV, XVI e XVII legislatura, Presidente della sesta Commissione Finanze della Camera dei Deputati. Bernardo dopo essersi occupato di giochi nell’attività politica, oggi ricopre il ruolo di Senior Strategic Advisor per SKS365.

 

Di dovrebbe ripartire quindi dall’Intesa del 2017 o lavorare ad un nuovo accordo?

“Indipendentemente da chi avrà la delega ai giochi all’interno del Governo, è necessario ricostituire un tavolo che veda presenti tutte le associazioni di categoria che rappresentano  il gioco pubblico in Italia indipendentemente dalla tipologia di gioco offertom e quindi anche i grandi gruppi che aderiscono alle varie associazioni di categoria. Però debbono esserci tutti”.

“Si deve riprendere da quanto fatto nel 2017, e tornare a lavorare alla parte che manca e che riguarda gli enti locali, alla luce del fatto che nel frattempo le Regioni hanno legiferato a macchia di leopardo rispetto a quello che viene chiesto nell’intesa e che ogni comune ha emanato regolamenti. Su quello varrà la pena entrare più nel merito rispetto a quanto chiesto al gioco e a coloro che investono sul territorio creando occupazione”.

 

Dell’intesa cosa migliorerebbe?

“Vorrei ricordare che la presenza del gioco pubblico – chiamato così perché gestito appunto dallo Stato tramite le concessioni – è a contrasto del gioco illegale. Non dimentichiamo che nel momento in cui tu chiudi un punto vendita ahimé nascono opportunità per quello che è il mondo dell’illegalità. Non dimentichiamo il tema della tracciabilità che riguarda la parta online. Il fatto che ognuno possa dettare una regola diversa sul territorio rappresenta sicuramente unostacolo per le aziende. Quindi l’aspetto su cui si deve lavorare è la definizione di una norma unica e valida a livello nazionale che rappresenti una cornice di riferimento definita”.

 

E’ utopistica la proposta di introdurre nei prossimi schemi di convenzione delle concessioni un’imposizione fiscale definita che possa permettere alle imprese di conoscere i propri margini di investimento nei prossimi anni?

“La continua pressione fiscale sul tema dei giochi rischi di allontanare investimenti sia italiani che  stranieri. Quindi come dice bene lei, la possibilità di prevedere nel corso degli anni il prelievo e una fiscalità adeguata ai piani previsti per un periodo più lungo  è sicuramente pensabile. Vale la pena che il Mef si dedichi a ciò, e in questo la discussione va fatta anche con gli operatori, perché si può anche decidere laddove sappiamo che la fonte del gioco rappresenta un asset importante di 10 miliardi, di programmare anche una fiscalità più conosciuta dalle aziende”. “Non si può immaginare che lo Stato continui costantemente a ricorrere a quel segmento perché il rischio è che il settore non ce la faccia più a sostenere gli investimenti. Così le aziende chiudono, creano disoccupazione, i fondi stranieri scappano. Sicuramente rivisiterei il decreto Dignità per quel che riguarda le sponsorizzazioni delle squadre di calcio che spinge molte aziende a investire all’estero con perdite per il gettito italiano”.

 

Tema reputazionale: come si crea valore per l’immagine di un’azienda di gioco oggi?

“Io vedo il tema della reputazione dal punto di vista della Corporate social responsibility e della sostenibilità che diventa oggi il leitmotiv del momento in diversi settori dell’economia. L’impegno dell’azienda dal punto di vista sociale nei riguardi di un territorio e dall’altro reputazionale è fondamentale anche per le azioni che mette in campo. L’idea che ci sia la scelta o la richiesta delle aziende di investire sul territorio sul quale gravano le loro attività potrebbero significare per le aziende del gaming intervenire su progetti importanti relativi alla ludopatia e investire sul territorio anche d’intesa con i Comuni nei settori culturali, ambientali, intervenendo sui parchi e giardini, asili e biblioteche. Credo ci sia anche voglia di farlo da parte di realtà importanti che già realizzano delle belle cose”.

 

Quali ragioni spingono un uomo con una storia politica come la sua a sposare le ragioni dell’industria?

“Ho terminato il mio mandato elettivo un anno e mezzo fa e se fossi stato ancora nelle istituzioni non avrei potuto farlo. Dall’altro lato, essendo stato presidente della Commissione finanze e avendo trattato spesso questi argomenti mi rendo conto che parliamo di un settore importante per le entrate dello Stato, che si tratta di un settore regolamentato, dà lavoro a migliaia di persone e mi sono reso conto, in ultima analisi, che questo è anche un settore che si trova ad essere diviso dalla presenza di più associazioni.

Credo sia arrivato il momento che le associazioni di categoria tutte insieme si ritrovino ad essere d’accordo quantomeno sulla cornice su cui ci vuole unità d’intenti.  Come detto anche dallo stesso Sottosegretario PierPaolo Baretta, spesso la politica si è trovata a giocare in mezzo alle divisioni. Non è più la stagione delle divisioni.

Il Governo è chiamato a risolvere i problemi di un comparto nel suo complesso e doversi confrontare con tante parti che chiedono cose diverse rappresenta un limite. Il Governo deve risolvere esigenze di carattere generale. Un impegno che mi riguarda dal momento in cui ho vissuto 23 anni nelle istituzioni è che io non voglio risolvere il caso particolare ma quello generale che riguarda un riordino complessivo,  delle regole del gioco chiare e tutto quello che è possibile affinché si contrasti l’illegalità che in questo settore può esserci e non è un bene per il Paese”.

 

Cristina Doganini – PressGiochi