In questi giorni ha suscitato interesse lo studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), su incarico della Asl di Bergamo secondo il quale 77mila persone della provincia tra i
In questi giorni ha suscitato interesse lo studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), su incarico della Asl di Bergamo secondo il quale 77mila persone della provincia tra i 65 e gli 84 anni gioca d’azzardo.
Lo studio rileva che il 49% degli intervistati ha giocato d’azzardo almeno una volta nel corso della vita, il 42% (circa 77.000 persone) l’ha fatto anche nel corso dell’ultimo anno e il 18% nell’ultimo mese.
Tuttavia, lo studio rivela che l’8,7 per cento del campione manifesta un comportamento di gioco definito a rischio/problematico: una percentuale che, applicata alla popolazione anziana complessiva – 191.727 assistiti nella provincia di Bergamo di età compresa tra 65 e 84 anni -, si traduce in 16.000 persone. Per il resto, tra chi ha risposto alle domande del Cnr, il 50,08% ha dichiarato di non avere mai giocato, mentre il 40,5% del campione ha praticato un gioco di tipo sociale, cioè esente da rischio, come una partita a carte dove al massimo si punta il calice o il bianchino e alla tombola, giochi per i quali comunque non si scommettono soldi.
Nonostante il Dipartimento Politiche Antidroga in collaborazione con diversi poli universitari abbia negli ultimi anni avviato diversi studi, spendendo importanti risorse pubbliche, per approfondire la diffusione del gioco d’azzardo patologico nella nostra nazione, ad oggi ancora manca uno studio che possa fotografare questo fenomeno a livello generale. Anche in questo caso, per gli over 65, è stato quindi impossibile effettuare comparazioni con altri territori e dire se la provincia di Bergamo viva una vera e propria emergenza.
Ad occuparsi della diffusione del gioco tra gli anziani era stato lo scorso anno uno studio del Gruppo Abele, Auser Nazionale in collaborazione con l’associazione Libera, dal quale risultava che un anziano su tre in Italia è a rischio dipendenza Gap. Lo studio era stato realizzato somministrando un questionario a 864 intervistati. Tuttavia, i dati non erano totalmente attendibili in quanto, la stessa ricerca dichiarava la non-rappresentatività del campione utilizzato e la non-generalizzabilità delle conclusioni tratte alla popolazione intera.
Questioni simili ci siamo posti in occasione dei dati diffusi dallo studio bergamasco realizzato – in questo caso – su un campione di 2100 persone delle quali il 51% ha aderito: poco più di 1000 persone.
Ci siamo chiesti quindi quanto potevano essere generalizzabili i dati ricavati al di fuori del gruppo intervistato. Quanto è rappresentativo il campione utilizzato della popolazione di Bergamo? Ed è possibile estendere le conclusioni tratte all’intera popolazione?
Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato la dr.ssa Sabrina Molinaro, responsabile dello studio dell’Ifc-Cnr.
Da dove nasce l’interesse del Cnr nei confronti di uno studio sulla diffusione dell’azzardo tra gli anziani?
L’input ci è arrivato dall’ASL di Bergamo, che all’interno di un progetto molto più ampio ha raccolto la necessità di studiare a fondo questa fascia di popolazione, lo studio è stato infatti promosso dalla ASL di Bergamo – Dipartimento Dipendenze, in collaborazione con Federconsumatori, Adiconsum, Sindacati pensionati Cgil e Cisl, Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e L’Eco di Bergamo ed ha visto anche il coinvolgimento dei Medici di Assistenza Primaria.
È comunque quasi un decennio che IFC studia il fenomeno del gioco d’azzardo, sia tra gli studenti (Studio ESPAD ) sia tra la popolazione generale (Studio IPSAD) .
Come è stata svolta l’indagine e quali sono i dati più importanti riscontrati?
Lo studio si è svolto attraverso l’invio postale di un questionario appositamente predisposto che, dopo essere stato compilato, doveva essere rispedito al CNR utilizzando la busta già predisposta e preaffrancata. Le persone che hanno aderito allo studio, quindi, non hanno sostenuto alcuna spesa.
Lo studio ha evidenziato che, tra le persone anziane, quelle che vivono in uno stato di maggiore fragilità sono anche quelle più esposte alla possibilità di giocare d’azzardo in modo rischioso o problematico.
Infatti, le persone celibi/nubili/vedove/separate, o quelle che soffrono di patologie cronico-degenerative, come ad esempio decadimento cognitivo, o di disturbi di natura nervosa-neuropsicologica, come depressione e ansia, o ancora quelle che considerano il gioco d’azzardo come un modo per stare insieme agli altri o fare qualcosa di “eccitante” e che non comporta gravi conseguenze, sono quelle che risultano maggiormente esposte alla possibilità di sviluppare un comportamento di gioco a rischio o problematico.
Tra i giochi preferiti dagli anziani di Bergamo, quali sono quelli giocati con più frequenza e che – si è riscontrato – possono spingere alla dipendenza?
Tra i giochi praticati maggiormente dalle persone anziane ai primi posti troviamo il gioco del Lotto/Superenalotto, i Gratta & vinci e le altre lotterie istantanee, i cosiddetti giochi passivi a bassa soglia, per giocare ai quali non servono particolari abilità strategiche o di memoria. Seguono tombola e Bingo ed i Giochi con le carte, generalmente praticati presso i circoli ricreativi e/o in abitazioni private, svolgendo quindi una funzione di socializzazione e di condivisione.
Sono comunque le lotterie istantanee diverse dai Gratta & vinci, con pluri-estrazioni giornaliere, i giochi che risultano più rischiosi per le persone anziane; a questi si aggiunge il gioco del Lotto/Superenalotto per le donne.
L’indagine ha coinvolto un campione di 2100 persone delle quali il 51% ha aderito. Questo significa che il questionario è stato somministrato a circa 1000 persone?
Per essere precisi significa che il questionario è stato inviato a 2100 persone ed il 51% di queste lo ha rinviato correttamente compilato.
In tal caso, come è possibile estendere le conclusioni ricavate dal campione alla ‘popolazione’ della provincia di Bergamo affermando che sono in 77mila a giocare?
Si tratta di stime, è un modo molto triviale per comunicare ai non addetti ai lavori l’estensione del fenomeno, possibile perché questo è uno studio Campionario edil campione è statisticamente rappresentativo della popolazione di 65-84 anni residente nella provincia di Bergamo.
Da questa indagine che idea si è fatta del gioco tra gli over 65? Gli anziani giocano per stare insieme ad altre persone o rischiano veramente di cadere nel tunnel del Gap?
Mi ha sorpreso il fatto che a questa età il gioco non si differenzi a livello di genere: uomini e donne giocano allo stesso modo.
Tra gli anziani, più che nelle persone più giovani, il giocare scommettendo soldi sembra assolvere ad una funzione socializzante e di passatempo, tanto che praticano giochi classici come la Tombola e/o giochi con le carte. Non mancano, tuttavia, gli anziani che risultano particolarmente attratti da questo comportamento, in particolar modo quelli più fragili, quelli che risultano più carenti di risorse personali (condizioni di salute precaria, scarsa soddisfazione del proprio stato di salute, poche opportunità sociali, difficoltà ad affrontare sentimenti negative), con un rischio maggiore di cadere in situazioni di gioco rischioso o problematico.
Cristina Doganini – PressGiochi
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