24 Dicembre 2024 - 13:45

Decreto AWP-Nuovo bando, una morsa fatale per i piccoli e medi imprenditori

Rimanda rimanda, eccolo finalmente in bella vista sul sito Tris della Comunità Europea, il database dove vengono pubblicati i decreti inviati dai paesi membri per la procedura di notifica 2015/1535.

13 Novembre 2019

Rimanda rimanda, eccolo finalmente in bella vista sul sito Tris della Comunità Europea, il database dove vengono pubblicati i decreti inviati dai paesi membri per la procedura di notifica 2015/1535. Poiché la data di ricezione è il 4 novembre, il periodo di stand still – entro il quale la Commissione e gli altri paesi membri potranno fornire le proprie osservazioni – terminerà il 5 febbraio 2020.

Qualora, da parte degli interessati, pervanga un parere circostanziato, che metta in evidenza dei fattori di ostacolo alla libera circolazione delle merci, alla libera prestazione dei servizi o alla libertà di stabilimento degli operatori prestatori di servizi nel mercato interno, il epriodo di stand still si prolungherà per altri 6 mesi; quindi, nel nostro caso, ad agosto, con obbligo per lo stato emittente di tenerne conto e rispondere, spiegando gli interventi che intende compiere per conformarsi.

Se invece la Commissione decide di bloccare la regola tecnica notificata, il periodo di stand still si estende a 12 mesi, o addirittura a 18.

Considerando lo stretto legame – ormai indissolubile – fra il decreto AwpR e il nuovo assetto delle concessioni previsto dall’art.92 della manovra di bilancio 2020, è assolutamente necessario, per il governo, che il decreto stesso non incontri particolari ostacoli, anche perè ben sappiamo che dal 1° gennaio del prossimo anno potranno essere rilasciati nulla osta solo per macchine conformi alle nuove disposizioni.

Ma su questo aspetto riteniamo che non possano esserci brutte sorprese. Il testo del decreto è identico a quello già noto nell’aprile 2018, ed è probabile che questo lasso di tempo non sia trascorso invano. In sostanza, come è già accaduto in passato, il testo dovrebbe essere già passato al vaglio informale delle autorità preposte.

Quindi, almeno per la Commissione, il decreto dovrebbe essere buono in partenza. Ciò naturalmente non eslcude che qualcuno possa intervenire anche solo per ostacolarne l’iter (negli anni scorsi è successo almeno un paio di volte), ma se il parere non proporrà motivi di contestazione chiari sarà prontamente bypassato.

Allora, ci siamo! Come scrivemmo più di un anno fa, di evoluzione tecnica delle AWP si tratta, ma non del temuto sconfinamento nel campo delle VLT. Del resto, nel momento in cui il suddetto articolo 92 traccia una demarcazione netta, anche in termini di tassazione una tantum, fra i diritti AWP e quelli VLT, la sovrapposizione, anche parziale, delle due tipologie di apparecchi avrebbe inciso in maniera sin troppo negativa sulle sorti del futuro bando.

D’altro canto, l’evoluzione tecnologica a cui le comma 6A stanno per essere sottoposte, ne “giustifica” (secondo il governo ovviamente) una base d’asta consistente, pari a 1400 euro ad apparecchio.

Inutile metterci qui a fare i conti di quanto oneroso sarà l’investimento per il gestore-futuro concessionario, in quanto tutto ruota sulla norma che prevede, di fatto, di scavalcare Regioni e Comuni, stabilendo per decreto ministeriale norme a livello nazionale sulla gestione degli apparecchi. Se davvero lo Stato riuscirà ad imporsi (ma ne dubitiamo a queste condizioni), allora si che andremo incontro ad un novennio di relativa stabilità. Altrimenti, solo pochissimi soggetti potranno affrontare il nuovo regime con le carte in regola.

Al di là di ciò, almeno la questione di “immagine” dovrebbe essere risolta. Non ci illudiamo che in tanti continueranno ancora a chiamarle macchinette mangiasoldi, ma almeno sul piano della sicurezza e della prevenzione del GAP nessuno potrà metterci più bocca, se non eccedendo nella malafede.

Lettura di tessera sanitaria, messaggi di avviso ai giocatori, innalzamento delle soglie anti-manipolazione, monitoraggio degli orari di funzionamento e dell’ubicazione tramite applicazione Smart, permanenza sulla scheda di gioco del solo programma necessario per sviluppare l’esito della partita autorizzata da remoto. Siamo al non plus ultra, altro che storie!

Adesso, col senno di poi è facile capire perché la regolamentazione delle AWPR ha avuto un perido di gestazione così lungo e nebuloso. E al tempo stesso il perché dei reiterati rinvii dei bandi per le scommesse e il bingo. Una rivoluzione di tale portata sarebbe stata del tutto fuori luogo alle condizioni di mercato attuali, come più volte denunciato dall’industra e dalle associazioni di categoria.

Sta di fatto che, mentre per i produttori è tutta manna dal cielo, visto che la sostituzione totale di 250mila macchine porterà nelle loro casse tanti bei soldoni (vogliamo dire un miliardo di euro per tenerci stretti?), per i gestori tradizionali la combinazione AWPR-nuovo bando ne decreta la definitiva sparizione. Poichè si può concorrere per non meno di 10mila apparecchi, bisogna subito avere in tasca perlomeno 16 milioni di euro, senza nemmeno avere possibilità di scelta della location, perché questa sarà in mano ad altro concessionario.

E’ vero che, norma alla mano, le due situazioni possono pure sovrapporsi. Ma se si punta ai bar/tabacchi, dovendo presentare un’offerta minima per 100, la disponibilità finanziaria deve salire di altri 1,1/1,4 milioni di euro. E se invece si ambisce alle sale slot, servono perlomeno 3/3,5 mil di euro, sempre per un’offerta minima di 100 diritti.

Sarà poi curioso seguire le strategie che saranno attuate da chi avrà i diritti per i soli apparecchi e e chi li avrà per le sole location. Ma è tutta roba che va oltre l’esperienza, se non le capacità, dei “comuni mortali”, che girano 24 ore su 24 per i loro locali senza fermarsi nemmeno il giorno di Natale.

E’ un mercato che si sposta dunque verso l’alta finanza – verso quei soggetti (quali i fondi di investimento, per i quali, non a caso, sono state previste di recente norme più stringenti per l’accesso e il mantenimento delle concessioni) che di liquidità ne hanno a fiumi e che, in un mercato “garantito”, possono riversarne a cascata sul settore, facendo fuori la piccola e media concorrenza – e verso i grandisismi concessionari (3 o 4 al massimo fra qelli attuali).

Se qualche gestore ce la farà, finanziariamente e strutturalmente, a rimettersi in corsa come concessionario, creando gruppi solidali con altri gestori, ben venga. Altrimenti, meglio vendere tutto finchè si è in tempo e cercarsi un altro mestiere. Allo stato attuale, altre alternative non ce ne sono.

 

PressGiochi