“Quello del gioco è un settore insopprimibile perché le persone giocano. Negli anni 70-80 la criminalità organizzata usava il gioco per i suoi interessi illegali. Oggi abbiamo un sistema di
“Quello del gioco è un settore insopprimibile perché le persone giocano. Negli anni 70-80 la criminalità organizzata usava il gioco per i suoi interessi illegali. Oggi abbiamo un sistema di gestione statale del settore tramite il sistema concessorio sul quale hanno iniziato però a legiferare le regioni. Tra questo il Lazio, oggetto dello studio di oggi.
La normativa laziale introdotta con legge prevede la limitazione degli orari del gioco e un distanziometro che dovrebbe però essere introdotto solo in futuro. E’ ovvio che come nel Lazio anche nelle altre regioni c’è un contrasto tra esigenze statali di gestire il settore e quello degli enti locali di far fronte al fenomeno della dipendenza.
La composizione di questi interessi contrastanti ha portato le regioni a legiferare in maniera assolutamente restrittiva. Noi, siamo andati ad analizzare l’impatto di questi divieto a livello complessivo. I dati nel Lazio evidenziano una criticità: una visione troppo restrittiva del distanziometro potrebbe tradursi in una totale esclusione dell’offerta e una riduzione dei volumi di gioco che va ad incidere su un sistema concessorio fatto da imprese e lavoratori. Laddove si dovesse verificare l’espulsione del gioco lecito sul territorio abbiamo stimato una ricaduta occupazionale che supera le 10mila unità.
Allo stesso modo si ritiene che vietare il gioco può produrre un aumento del gioco illecito e un aumento delle giocate dell’online”.
E’ quanto ha dichiarato il procuratore Antonio De Donno in occasione del convegno EURISPES per la presentazione dello studio ‘Gioco pubblico e dipendenze nel Lazio’ presentato questa mattina a Roma presso la Fondazione Sturzo.
Ad intervenire anche il curatore della ricerca Alberto Baldazzi che ha aggiunto: “Il caso Lazio può essere considerato pienamente rappresentativo di quello che è il quadro nazionale, caratterizzato da un confuso federalismo del gioco pubblico che genera spinte contrastanti che minano gli stessi obiettivi di chi correttamente denuncia le problematiche sociosanitarie connesse al DGA, ma anche le prospettive imprenditoriali della filiera.
Il Distanziometro dovrebbe essere superato. Da un punto di vista clinico è evidente che comprimere la compulsività non fa altro che esaltarla. Da un punto di vista comunicazionale però il gioco è cattivo e le regioni sono buone. Mi spiace che la Regione Lazio oggi non sia qui presente a questo tavolo. Siamo arrivati al livello nel quale anche i dati esposti dall’ISS vengono criticati perché lo stesso Istituto viene accusato di essere al soldo delle lobby del gioco. Siamo all’assurdo. Ci chiediamo in Eurispes se le regioni prima di attuare una normativa considerano i suoi reali effetti. Ci chiediamo se in regione Lazio sanno che il distanziometro annulla l’offerta del gioco? Non la riduce, ma lo annulla!
Siamo amareggiati perché non avremo una risposta dalla regione Lazio. Nel trattare questo tema c’è un’approssimazione mostruosa”.
Presente all’evento la dr.ssa Maria Cristina Palaia (DNA) che ha dichiarato: “La presenza delle mafie nel gioco non è solo nel gioco fisico e nelle slot machine ma si colloca anche sempre più nel digitale e nel gioco online. Le mafie hanno una capacità di estendersi anche in territori extra nazionali. Sul Lazio, le indagini hanno documentato l’interesse per le attività estorsive rivolte sia a imprenditori che giocatori in particolare nel settore degli apparecchi da intrattenimento. Anche con apparecchi legali.
Diffuso l’uso dei prestanome.
Quali soluzioni adottare? Non ho la ricetta. La Magistratura continuerà a fare il proprio dovere rincorrendo le evoluzioni criminali. Sicuramente è vero che nonostante l’ampliamento del gioco lecito le organizzazioni hanno continuato ad operare nel settore. Non so cosa accadrebbe se il settore legale venisse bandito, Serve sicuramente una legge di riordino nazionale che sia anche di aiuto a chi controlla il settore. Dalla sua, il settore deve continuare a contribuire a segnalare tutte le operazioni illegali esistenti. Anche gli operatori tra loro dovrebbero collaborare per contrastare la volontà della criminalità organizzata di introdursi in questo settore”.
“Questo è un tema in Italia su cui si viaggia solo con spot, tweet e ricette. Non abbiamo memoria. Lo dimostra il fatto che nel 2017 34mila ragazzi si siano laureti in scienze delle comunicazioni e solo 3 in storia”.
Lo ha dichiarato Giuseppe Governale della DIA.
“Il mondo del gioco attira la mafia che si muova in modo intelligente e si infiltra dove il Pil cresce con lo strumento che meglio conosce: la corruzione. La mafia si muove lungo due direttrici. La prima è attraverso il gioco legale con le estorsioni.
Quali possibilità abbiamo? Abbiamo la possibilità di sensibilizzare le persone. Considerare la possibilità di insegnare i principi che reggono la struttura della società civile. La mafia verrà vinta da uno stuolo di maestre… Poi serve regolamentare meglio.
PressGiochi
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