23 Dicembre 2024 - 09:27

Eurispes. Baldazzi: “Distanziometro, uno strumento che non ha nessuna possibilità di applicazione concreta”

“L’istituto analizza quello che ritiene rilevante in termini sociali ed economici e non sbandiera bandiere come una tifoseria da stadio. L’istituto Eurispes si pone quindi con interesse nella questione gioco

26 Settembre 2019

“L’istituto analizza quello che ritiene rilevante in termini sociali ed economici e non sbandiera bandiere come una tifoseria da stadio. L’istituto Eurispes si pone quindi con interesse nella questione gioco ma come parte terza pur trattandosi di un tema rilevante. Con questa linea abbiamo sempre affrontato temi difficili e scottanti negli anni di storia dell’Eurispes. Le nostre ricerche non sono né incolori né inodori ma evidenziano sicuramente punti di forza e fragilità del fenomeno studiato.

Non sposiamo le posizioni di alcuni né possiamo essere arruolati con battaglie che non condividiamo.

E’ questa un’occasione importante per fare il punto del lavoro svolto ma sono diversi gli studi connessi al gioco pubblico che stiamo realizzando. Le nostre conclusioni sul distanziometro hanno messo in discussione decisioni locali che erano state assunte in alcune regioni italiane.

Suggeriamo alle associazioni di categoria ma anche alle stesse istituzioni un maggior lavoro di collaborazione e dialogo”.

Lo ha dichiarato Gian Maria Fara presidente dell’Eurispes aprendo il convegno dedicato al ‘Il gioco in Italia: tra criticità e opportunità’ oggi a Roma a Palazzo dell’Informazione.

 

“Quello che abbiamo riscontrato nei nostri studi – ha dichiarato Alberto Baldazzi, dell’Eurispes – è l’assurdità dello strumento del distanziometro. Uno strumento che non ha alcuna possibilità di realizzazione concreta, perché non possibile applicarlo. Abbiamo riscontrato tra gli amministratori locali una inconsapevole ignoranza. Abbiamo spiegato attraverso mappature che l’applicazione del distanziometro non permette la presenza delle attività di gioco legale.

Sul fronte degli orari le conclusioni sono simili. Nessuno studio dimostra gli effetti dei limiti orari sulla otta al gioco d’azzardo patologico.

Non neghiamo assolutamente che esista il problema del gioco patologico. C’è sicuramente una sottovalutazione del problema da parte dei giocatori e della stessa struttura sanitaria non pronta a gestire il fenomeno in maniera ben organizzata. Se queste misure non stanno funzionando le misure possono essere altre.

Dobbiamo mettere in campo strumenti come registri autoesclusione, tessera sanitaria per accedere al gioco e soprattutto un salto culturale. E’ stato sicuramente un errore affidare solo al MEF la gestione di un tema così complesso. Il Ministero della sanità è stato chiamato in campo solo per la distribuzione del fondo dei 50mln. Serve una maggior collaborazione tra i vari ministeri coinvolti, includendo anche quello dell’Interno.

 

E’ importante che le regioni depongano le armi messe in campo di fronte all’inezia dello stato tornando ad una centralità dell’Intesa conclusa in Conferenza Unificata Stato Regioni”.

 

 

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