“Non si toglie, come afferma Endrizzi, la compulsione ad azzardare con il divieto alla pubblicità. Ciò che andrebbe estirpata, invece, è l’abitudine. Faccio un esempio: se ai soldati americani (notizia
“Non si toglie, come afferma Endrizzi, la compulsione ad azzardare con il divieto alla pubblicità.
Ciò che andrebbe estirpata, invece, è l’abitudine.
Faccio un esempio: se ai soldati americani (notizia di oggi) li fai “divertire” con le slot, mettendo a rischio il loro portafogli (100 milioni di dollari in un anno sono un’infinità di soldi…), significa che tu stai abituando le persone ad azzardare.
L’abitudine al cosiddetto “gioco” è diventata oramai prassi quotidiana in tutti i Paesi, Italia compresa.
Distanziometri, divieti o altro non funzioneranno mai se alla base l’abitudine resta.
Posso guardare una partita senza pubblicità, ma so comunque che su quella partita io posso scommettere perché i luoghi per farlo ci sono e continueranno ad esserci (per non parlare poi dell’online…).
Negli ultimi 20 anni siamo stati letteralmente inondati dall’offerta, questa è la verità. E per tornare indietro ce ne vorranno almeno altri venti: una o due generazioni…
Quello che come A.I.A.F. temevamo, si sta avverando.
E fa venire i brividi sapere che molti soldati – capisaldi della sicurezza mondiale – possano ammalarsi d’azzardo.
E poi ci sono i papà che lasciano i figli nell’auto, gli anziani che bruciano la pensione in 48 ore, chi svende casa e affetti, chi sta in mano agli usurai e chi decide di farla finita.
Ma è soltanto una questione di abitudine: tutti lo sanno, ma si continua a far finta di niente…”.
E’ quanto afferma Riccardo Sanna, presidente dell’associazione AIAF-Non t’azzardare.
PressGiochi