24 Novembre 2024 - 05:02

La modifica del distanziometro in Puglia. Avv. Bloise: “Vinta una battaglia importante contro il muro di superficialità e di ipocrisia in materia di gioco”

“Un nuovo e positivo capitolo della storia del gioco pubblico in Italia, scritto in Puglia.   Può essere commentato così, a caldo, quanto accaduto ieri nel Consiglio Regionale in Puglia.

06 Giugno 2019

“Un nuovo e positivo capitolo della storia del gioco pubblico in Italia, scritto in Puglia.

 

Può essere commentato così, a caldo, quanto accaduto ieri nel Consiglio Regionale in Puglia.

 

Le norme approvate, quasi alla unanimità, hanno infatti razionalizzato l’impatto della precedente normativa sulla rete di raccolta del gioco di Stato; partendo da una consapevolezza maggiore del fenomeno e della sua complessità.

 

Certo – afferma l’avvocato romano Generoso Bloise – hanno influito in modo positivo le associazioni e la loro rinnovata capacità, almeno in ambito locale, di far conoscere la realtà delle imprese collocate sul territorio, la loro rilevanza in termini sociali oltre che economici e, soprattutto, la loro importante funzione a presidio della legalità.

 

Argomenti e verità che possono sembrare scontati a chi quotidianamente opera nel settore, ma dopo un decennio di cattiva informazione e pessima politica, fanno molta fatica a farsi strada nelle stanze delle Istituzioni.

 

La Regione Puglia con le modifiche apportate alla legge regionale 13/2014:

– salva espressamente dalla applicazione del distanziometro (della cui efficacia preventiva molti onorevoli pugliesi hanno espressamente chiarito di non essere affatto convinti) i luoghi di raccolta già esistenti, anche se autorizzati dopo il 20 dicembre 2014;

– elimina la durata delle licenze di polizia (decade la norma che imponeva il rinnovo ogni 5 anni);

– impone il rispetto della distanza dai luoghi sensibili a 250 mt per le nuove aperture e per i trasferimenti di sede;

– fa espressamente salve le ipotesi di cessione di azienda, di sostituzione degli apparecchi, di modifiche societarie degli esercizi;

– riduce di fatto a quanto stabilito dal decreto Balduzzi l’elenco dei luoghi sensibili;

– elimina la previsione che consentiva ai comuni di ampliare l’elenco dei luoghi sensibili;

– sostituisce la limitazione distanziometrica con un “contingentamento” del numero degli apparecchi che potranno essere ospitati dagli esercizi generalisti in rapporto alla superficie, con termine di adeguamento dal 1 gennaio 2020 (si tratta di regole molto simili a quanto previsto dal regolamento del 2003 dell’AAMS);

– rende obbligatori corsi di formazione e prevenzione dei rischi legati al GAP, a cadenza biennale, per gli esercenti.

 

La valutazione non può che essere notevolmente positiva dell’intero pacchetto di modifiche approvate, soprattutto per l’evidente cambio di direzione, di sensibilità e soprattutto per l’atteggiamento di rispetto dimostrato verso tutte le persone coinvolte dal problema.

 

È infatti la prima volta che la posizione di doverosa e sacrosanta difesa delle persone colpite dal dramma della partecipazione compulsiva al gioco è tenuta in considerazione come valore da tutelare in armonia con il diritto al lavoro degli operatori e dei loro addetti e con la necessità di salvaguardare la legalità, garantita non dal proibizionismo, ma dalla offerta legale e controllata dallo Stato.

 

Anche su queste riflessioni non stiamo affatto “sfondando una porta aperta”.

 

Anzi dobbiamo ricordare che non solo la politica di facciata e degli slogan – che stravince in Italia e non solo-, ma anche e soprattutto la giurisprudenza, in modo quasi ossessivo, continuano a ritenere il primo di questi diritti prioritario rispetto all’altro: la tutela della salute, a prescindere da un effettivo danno rappresentato dalla offerta legale, è ritenuta prevalente, a prescindere dalla effettività e dall’efficacia della misura prevista e imposta da leggi regionali e regolamenti locali (anche se contendenti le più irragionevoli, sproporzionate ed illogiche delle previsioni).

 

Anche i giudici, soprattuto amministrativi, hanno forse per troppo tempo sottovalutato il fatto che l’offerta statale, anche quando esercitata tramite privati, è estrinsecazione dei principi di cui all’art. 43 (riserva statale) e non 41 (libertà di iniziativa economica) della Carta Costituzionale ed ha quindi “carattere di preminente interesse generale” e pertanto è l’unica vera garanzia non solo di legalità, ma anche di tutela degli altri interessi costituzionali coinvolti.

 

Aver colto questa differenza – conclude Bloise – è sicuramente il maggiore dei meriti della pagina appena scritta dalla regione Puglia: dai politici che hanno dimostrato la giusta sensibilità sul tema e dagli operatori pugliesi che hanno saputo farsi riconoscere come soggetti meritevoli di fiducia.

 

La guerra quindi non è affatto finita, ma una battaglia importante contro il muro di superficialità e di ipocrisia della informazione, della politica e della cultura italiana in materia di gioco, è stata vinta.

 

Speriamo sia solo l’inizio di una presa di coscienza più generale e diffusa, a tutti i livelli”.

 

PressGiochi

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