23 Dicembre 2024 - 11:55

Coraggio (DLA Piper): “Il gioco online dovrà diventare offline per sopravvivere?”

Il mercato italiano del gioco online è costretto a cambiare il suo modo tradizionale di fare business offline per sopravvivere, dopo il divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo? A chiederselo

21 Maggio 2019

Il mercato italiano del gioco online è costretto a cambiare il suo modo tradizionale di fare business offline per sopravvivere, dopo il divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo?

A chiederselo è l’avvocato Giulio Coraggio dello studio legale DLA Piper.

“Poiché gli operatori online possono offrire i loro giochi solo attraverso canali di comunicazione a distanza, – spiega il legale – il divieto impedisce loro di gestire tali attività a meno che non si tratti di informare i clienti sui giochi.

Le linee guida pubblicate da AgCom sembrano lasciare alcune opzioni disponibili relativamente all’uso del marchio e del nome di dominio laddove siano utilizzati in maniera puramente descrittiva per indicare quando è possibile giocare d’azzardo. Tuttavia, tra le attività offline limitate che gli operatori di giochi online possono ancora eseguire, c’è la possibilità di contrarre giocatori e vendere buoni per ricaricare i loro account di gioco.
Ma come può avvenire tale operazione in maniera regolare?

Nella acquisizione dei giocatori, tabaccherie, bar e edicole devono intervenire per l’apertura del conto di gioco e raccogliere copia dei loro documenti d’identità dei clienti. L’operatore deve quindi ricevere tale materiale secondo i termini concordati tra le parti.
È essenziale che tali negozi “supportino” i giocatori solo nell’apertura dei conti di gioco e non aprano tali account al loro posto. Altrimenti, la condotta potrebbe diventare intermediazione illegale nell’offerta di giochi d’azzardo. In effetti, la soluzione migliore sarebbe mettere a disposizione  un PC in cui i giocatori possano registrarsi.
I buoni sono come le ricariche che possono essere acquistate in contanti o tramite mezzi di pagamento elettronici presso i negozi e poi riscattate sul sito web. Sono piuttosto popolari in Italia perché i giocatori amano i contanti e non si fidano dei mezzi di pagamento elettronici.

Il problema principale dei buoni è che si tratta di mezzi di pagamento anonimi. Pertanto, secondo le linee guida sull’antiriciclaggio delle autorità italiane di gioco, possono essere utilizzate solo dai giocatori che hanno già inviato la copia del proprio documento di identità all’operatore. Questo scenario rende tale attività fortemente legata a uno dei paragrafi precedenti poiché gli assistenti di negozio potrebbero anche raccogliere la copia degli ID dei giocatori. Questa attività è essenziale in quanto la legge italiana obbliga gli operatori a ricevere i documenti dei giocatori entro 30 giorni dall’apertura dei conti di gioco.

In ogni caso, secondo le linee guida sull’antiriciclaggio di cui sopra, i buoni sono mezzi di pagamento ad alto rischio e quindi richiedono l’implementazione di indicatori di attività sospette.
Come può l’industria allora convivere con il divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo?
La acquisizione offline dei giocatori e la vendita di buoni fanno parte delle attività regolate dalla licenza. Pertanto, a mio avviso, non possono cadere sotto il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo.

La domanda aggiuntiva è se gli assistenti di negozio possono mettere a disposizione i tablet per far giocare i giocatori sul loro sito web. Esiste una vecchia decisione dell’autorità italiana sul gioco d’azzardo che vieta tale pratica poiché gli operatori online hanno solo una licenza di gioco remota. Ma lo scenario è incerto, e non posso escludere che cambierà nei prossimi mesi.

C’è già una certa flessibilità da parte dell’autorità di regolamentazione italiana- conclude Coraggio – nel concedere pagamenti offline dagli account di gioco online nei negozi, e questo ulteriore livello di libertà potrebbe rappresentare un miglioramento sostanziale, a seguito del divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo”.

 

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