Il dataroom della signora Gabanelli affronta in questi giorni sulle pagine del Corriere della Sera il tema dei giochi con un approfondimento dal titolo: “Slot, lotto, gratta e vinci. Gli
Il dataroom della signora Gabanelli affronta in questi giorni sulle pagine del Corriere della Sera il tema dei giochi con un approfondimento dal titolo: “Slot, lotto, gratta e vinci. Gli italiani giocano tanto e perdono sempre”.
Siamo abituati a confrontarci con i media e con la stampa – afferma l’associazione Sapar in una nota – e siamo anche abituati a leggere titoli che tendono a generare nel lettore distorte suggestioni sul sistema del gioco legale a prescindere dalla veridicità e dalla fondatezza delle informazioni che vengono date in pasto all’opinione pubblica.
In riferimento a quanto pubblicato non può passare inosservato il primo dato riferito alla spesa dei “17 milioni” di italiani che nel 2017 si sarebbero giocati quasi 6mila euro a testa tra slot, lotterie, scommesse e gratta e vinci.
La cifra di per sé porta il lettore fuori strada, distorsiva di una realtà ben diversa, in linea con il consumo di altri Paesi europei ove le somme giocate sono pari all’1,68 % del reddito pro capite incrociando i dati forniti dall’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane con quelli reddituali dell’Agenzia delle Entrate.
Si arriva in questo modo a dimostrare, diversamente dalla Gabanelli, che la spesa è grossomodo pari a un euro al giorno, considerando che almeno il 70 % della spesa rientra nelle tasche dei giocatori attraverso le vincite. Il secondo aspetto da rilevare è collegato al fenomeno delle ludopatie. Chiedersi e dimostrare quanto spende lo Stato per i danni da gioco patologico è una lotteria.
Sostenere che i costi sociali oscillano tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro l’anno non solo è azzardato ma soprattutto falso non trovando sull’argomento alcun riscontro ufficiale. Al riguardo le proiezioni messe in campo dal Coordinamento nazionale Conagga sono una bufala sia in termini di stime sui danni diretti e indiretti, sia sui costi del sistema sanitario che sulla perdita delle performance lavorative. Più corretto sarebbe stato riportare elementi in possesso dell’Istituto Superiore della Sanità al riguardo e soprattutto conoscere quanti sono i soggetti affetti da dipendenza patologica legata al GAP attualmente in trattamento presso i servizi territoriali.
Diversamente, qualsiasi stima offre chiavi di lettura e interpretazioni differenti soprattutto quando non vi è imparzialità di giudizio.
Come quella offerta dal sociologo Maurizio Fiasco consulente della Consulta Nazionale Antiusura. Il tema del proibizionismo e delle misure introdotte da Regioni e Comuni non hanno ottenuto fino a oggi alcuna ricaduta positiva sul sistema di contrasto alla ludopatia, sono dannose per le pesantissime ricadute sul piano occupazionale in un settore che in Italia conta 150mila lavoratori, agevolano il fiorire di un sistema parallelo e illegale.
Dove non vi sono presidi autorizzati per praticare il gioco fisico c’è solo illegalità. Prova ne è data da quanto sta accadendo in Piemonte con i recenti sequestri di apparecchi illegali. È sufficiente questo elemento per dimostrare il contrario di ciò che racconta Fiasco nei suoi convegni, e cioè che i mercati legali e illegali non si incrociano ma si potenziano reciprocamente. La riduzione degli apparecchi legali comporta inevitabilmente un trasferimento del gioco in denaro nelle mani della criminalità organizzata in danno non solo degli operatori del settore ma anche dell’Erario in termini di minor introiti e soprattutto uno spostamento progressivo verso il gioco online.
In ultimo sarebbe bene ricordare alla signora Gabanelli che le misure introdotte dal Governo non hanno in alcun modo ridotto gli introiti ai concessionari ma hanno penalizzato esclusivamente migliaia di gestori ed esercenti, coloro che materialmente operano sul territorio, che creano occupazione e che incassano per conto dello Stato, aumentando in modo scriteriato e ripetuto nell’arco di pochi mesi il prelievo fiscale compromettendo la tenuta di un comparto che oggi rappresenta la terza industria italiana.
PressGiochi