Restiamo stupefatti delle dichiarazioni del presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria Arturo Bova in riferimento alla legge regionale 9/2018 che all’articolo 18 dispone interventi volti alla prevenzione dell’usura
Restiamo stupefatti delle dichiarazioni del presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria Arturo Bova in riferimento alla legge regionale 9/2018 che all’articolo 18 dispone interventi volti alla prevenzione dell’usura connessa al gioco d’azzardo patologico, meglio definita come “legge anti ‘ndrangheta”.
Lo siamo ancor di più – afferma Domenico Distante presidente di Sapar – nell’inopportuno quanto diffamante accostamento dell’industria del gioco, e ci riferiamo a quello autorizzato e tassato dallo Stato, con le organizzazioni criminali che operano attraverso sistemi illegali, come dimostrato dalla recente operazione condotta in Piemonte dalla DDA e dalla Gdf. Ciò che provoca amarezza al di là dei provvedimenti che Arturo Bova trionfalmente porta come esempio tanto da definire la legge della Regione Calabria “tra le più forti e all’avanguardia in Italia”, in realtà non sono altro che misure a contrasto ben note in altre regioni d’Italia i cui effetti sino ad ora accertati e supportati da studi scientifici sono prevalentemente due: l’inutilità del distanziometro come mezzo di prevenzione per le ludopatie e la diffusa illegalità che prende piede attraverso l’espulsione del gioco legale che si vuole relegare al di fuori dei centri abitati ignorando che chiunque da qualsiasi distanza e latitudine può accedervi attraverso un comune smartphone h24 per 365 giorni l’anno.
Ciò che fa ancora più specie è che nel novero del distanziometro si fanno rientrare anche gli apparecchi da intrattenimento come i comunissimi videogiochi (comma 7). A questo si aggiunge la scellerata norma che prevede l’applicazione di severi limiti orari di 8 ore al giorno anche per gli esercizi commerciali che ospitano apparecchi di puro intrattenimento. Tra le misure imposte dalla regione Calabria non possiamo non evidenziare ulteriori contraddizioni tra sale gioco che beneficiano dei 24 mesi di tempo per trasferire le loro attività fuori dalle zone sensibili, peraltro impossibili da individuare date le limitazioni esistenti compromettendo gli investimenti ed espellendo il gioco dal circuito legale, mentre si impone la rimozione immediata degli apparecchi dai bar che al contrario sono consentiti nelle rivendite di tabacchi. Insomma, anche quella che può costituire una piccola fonte di reddito si cancella ma solo per alcune categorie creando una palese forma di discriminazione.
Ci chiediamo con quale raziocinio gli amministratori regionali siano stati indotti a compiere questa scelta considerando il particolare afflusso di turisti nelle località montane e marittime chiedendo loro se queste limitazioni possano contribuire alla promozione e allo sviluppo del territorio. Ma non è l’unico elemento che ci induce a replicare a Bova poiché a quanto pare l’unico settore esclusivo da colpire è quello degli apparecchi da intrattenimento. Sarebbe molto più coerente se il presidente della Commissione facesse in modo da cancellare tutti i giochi con vincita in denaro e ne vietasse l’acquisto o il consumo in tutti gli esercizi commerciali della Calabria alla luce delle “pericolosità sociale” che egli stesso evidenzia con particolare enfasi.
Sarebbe un gesto coraggioso del quale lo stesso Bova riteniamo debba assumersi la responsabilità diretta nella piena consapevolezza di lasciare spazio al dilagare del gioco illegale gestito dalle organizzazioni criminali. Riteniamo che queste norme possano e debbano essere riconsiderate nell’ambito di un sereno confronto con l’Esecutivo regionale che auspichiamo quanto prima al fine di tutelare le piccole e medie imprese del settore.
PressGiochi