In Piemonte si spendono annualmente 6,5 miliardi in gioco d’azzardo; nel 2018 poco più di 4,5 miliardi per il gioco in contesti fisici e quasi 2 miliardi per quello online.
In Piemonte si spendono annualmente 6,5 miliardi in gioco d’azzardo; nel 2018 poco più di 4,5 miliardi per il gioco in contesti fisici e quasi 2 miliardi per quello online. Come in ogni altra regione, sono gli apparecchi (New Slot e VLT) a registrare il primato tra i giochi in contesto fisico: tuttavia se fino al 2017 oltre il 70% del volume di gioco totale era da attribuirsi a questa tipologia di giochi, nel 2018 la percentuale scende al 64%. Il dato dell’ultimo anno è in contrazione (in termini assoluti circa 750 milioni in meno in due anni – dal 2016 al 2018 – introdotti negli apparecchi di gioco) anche grazie al forte impegno che la Regione già da anni ha messo in campo su questo tema. Il Piemonte si è infatti distinto come una tra le regioni più attive per quanto riguarda l’adozione delle politiche di regolazione dell’offerta. Nella primavera del 2016, la Regione ha infatti approvato la legge di contrasto al gioco d’azzardo patologico (L.R. 9/2016) che prevede l’attivazione di numerose azioni volte a ridurre e prevenire la diffusione delle forme di dipendenza da gioco.
A oltre due anni di distanza dall’applicazione di queste norme (dall’estate 2016 la riduzione degli orari di funzionamento degli apparecchi; dall’autunno 2017 l’applicazione del cosiddetto “distanziometro”) è di fondamentale importanza capire gli eventuali effetti di queste normative non solo sui volumi di gioco e di perdite (sicuramente ridotti nel complesso) ma anche su altri aspetti che definiscono il fenomeno. La semplice osservazione delle variazioni nei volumi di gioco non permette infatti di valutare in modo esauriente gli effetti delle misure messe in campo. E’ importante, infatti, capire non solo quanto sia diminuito il denaro investito dai cittadini piemontesi in gioco d’azzardo, ma anche se e come si sia modificata la composizione della spesa, quanti siano i piemontesi che giocano e quali le abitudini più diffuse. Sappiamo infatti che esistono tipologie di giocatori molto diversi tra loro, da quelli che giocano raramente piccole cifre a coloro che giocano assiduamente grosse somme di denaro, a quelli che, per altri fattori concomitanti, potrebbero essere più a rischio di sviluppare dipendenza.
“Nasce così l’idea del progetto GAPS, che la Regione Piemonte ha commissionato al nostro gruppo di ricerca e che ha l’obiettivo di acquisire informazioni di livello locale sulla diffusione del gioco d’azzardo, dei profili di gioco a rischio e problematico, e sulle principali caratteristiche associate al comportamento di gioco”- spiega la dottoressa Sabrina Molinaro, responsabile scientifica dello studio per Cnr-Ifc (Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa).
PressGiochi
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