«Non si parli d’infiltrazione: un fenomeno che ha quarant’anni di vita si chiama radicamento, non infiltrazione». Si parla di mafie, di clan tradizionali ed emergenti che nel distretto giudiziario di
«Non si parli d’infiltrazione: un fenomeno che ha quarant’anni di vita si chiama radicamento, non infiltrazione». Si parla di mafie, di clan tradizionali ed emergenti che nel distretto giudiziario di Brescia – e dunque anche nella Bergamasca – hanno appunto messo radici solide.
Il monito arriva da Pier Luigi Maria Dell’Osso, procuratore generale di Brescia, profondo conoscitore della materia. E «following the money», seguendo i soldi, s’intuiscono i tanti settori in cui le cosche fanno fortuna. Uno degli allarmi più rilevanti – «un’emergenza assoluta», la definisce il magistrato – arriva dal gioco d’azzardo (legale) e intreccia più protagonisti: «Il gioco d’azzardo vede un ruolo forte della ’ndrangheta, ma nel settore ha delle proiezioni di particolare interesse anche la camorra». Perché slot e affini sono un formidabile moltiplicatore economico: «Rispetto a quanto lo Stato incassa legalmente dal gioco, la ’ndrangheta guadagna circa quattro volte tanto», è la stima.
Il magistrato lo ha sottolineato ieri pomeriggio a Brescia, nel corso della presentazione in «chiave distrettuale» della nuova relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia: «Nel distretto abbiamo una realtà che vede la ’ndrangheta ben attiva, poi esponenti “sommersi” di Cosa nostra e non sommersi della camorra – è la sintesi tracciata da Dell’Osso –. Una realtà molto variegata è quella delle mafie straniere, tra cui si distinguono in particolare clan albanesi e nigeriani: le mafie straniere sanno creare interlocuzioni proficue con le mafie tradizionali».
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