“Da anni, esiste il fenomeno del match fixing e delle scommesse illegali, un fenomeno che sicuramente va monitorato e gestito al meglio, mettendo dei limiti precisi alle puntate. La differenza
“Da anni, esiste il fenomeno del match fixing e delle scommesse illegali, un fenomeno che sicuramente va monitorato e gestito al meglio, mettendo dei limiti precisi alle puntate. La differenza fra sport giovanile e sport d’alto livello è sempre più sottile. E stiamo anche attenti ai pericoli maggiori di una limitazione totale del fenomeno”.
Lo afferma l’avvocato Marcello Presilla, di Sportradar che commenta al Corriere Quotidiano la recente dichiarazione del presidente della Fip, Sandro Petrucci, che ha proposto: “D’intesa con il Coni, vogliamo presentare al governo una proposta perché avvii l’iter per una legge che vieti le scommesse sui campionati giovanili. In Danimarca funziona già così”.
Nel caso in cui si decidesse di vietare le scommesse, commenta il legale: “Sicuramente sarebbe meno controllabile: lo scommettitore continuerebbe a fare le sue puntate ma con allibratori clandestini, e con formule e modalità che verrebbero gestite dalla malavita. Pensiamo al basket Nba: l’America è all’anno 1, ha appena abbattuto il muro che impediva le scommesse pubbliche, che però sono sempre esistite, come sappiamo anche da Las Vegas. Così come sappiamo che c’è stato il problema del match fixing, cioè delle partite truccate. Tanto che un arbitro, in cambio della protezione dell’FBI, ha confessato di aver falsato il risultato di 40 partite, sotto minaccia di malavitosi. La gente scommetteva dagli allibratori ai Caraibi invece che negli Stati Uniti, ma scommetteva sempre. Il fenomeno è diffuso in tutto il mondo e riguarda tutti gli sport. Di più, ora come ora, la scommessa è il servizio più globalizzato nel mondo: ogni scommettitore ha accesso in qualsiasi paese e in qualsiasi campo, con mille opzioni da scegliere, con leggi che variano da paese a paese”.
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