23 Dicembre 2024 - 21:02

Convention Global Starnet: al settore giochi serve un progetto univoco e una cabina di regia che dialoghi con le istituzioni

“Siamo arrabbiati per quello che come gestori stiamo vivendo. Noi non facciamo azzardo ma gioco autorizzato dallo stato. Il gioco d’azzardo, contro cui è diretta la crociata del Ministro Di

04 Dicembre 2018

“Siamo arrabbiati per quello che come gestori stiamo vivendo. Noi non facciamo azzardo ma gioco autorizzato dallo stato. Il gioco d’azzardo, contro cui è diretta la crociata del Ministro Di Maio è proibito dal codice penale. Facciamo questo lavoro per concessione dello stato e come lavoratori vogliamo un testo unico a livello nazionale”.

Lo afferma Domenico Distante, neo presidente della Sapar che ha aperto la convention organizzata questa mattina a Villa Miani a Roma da Global Starnet dal titolo “Le regole del Gioco – Il settore a confronto”.

 

“Mi appello – continua Distante – al Ministro del Lavoro Di Maio che invito a comprendere meglio come funziona la fiscalità nel gioco e a cui ricordo che la Conferenza unificata ha dato vita ad un accordo che non ha visto la luce. O difendiamo tutto il gioco legale o siamo contro tutta l’offerta. La stessa ISS e l’Eurispes hanno confermato l’inefficacia delle distanze che spostano il problema del gioco patologico. Si parla di gioco ma non si parla dei problemi legati all’alcol che colpisce i giovani, e dei problemi legati ad altre sostanze più problematiche”.

“Dove non c’è il gioco legale c’è quello illegale. Così si mette a rischio l’occupazione di 300mila persone per leggi ipocrite”.

 

Presenti all’evento anche gli amministratori giudiziari che in questi mesi stanno gestendo Global Starnet e che hanno tenuto a spiegare come “La presenza dell’amministrazione giudiziaria in Global non significa affatto una situazione di fallimento ma il contrario: facciamo di tutto per andare meglio e far crescere il gruppo nel mondo del Gaming”.

 

“La politica gioca con  i giochi per acquisire consenso politico – afferma Armando Iaccarino, dirigente di ADM, oggi alla guida del centro studi Astro -. Si dimentica troppo spesso che il gioco legale è soggetto a riserva dello stato che si è dato degli strumenti, quali la concessione con regole per sviluppare la filiera, per intervenire su un settore considerato a rischio. Il progetto che ha preso vita nel 2004 ha dimezzato gli apparecchi presenti sul mercato, oggi ne abbiamo 265mila, prima del 2002 si contavano 700mila videopoker.

Questo modello ha iniziato a zoppicare ad un certo punto ed oggi non si capisce cosa ne è rimasto e in quale direzione si vada. Ci si chiede se gli strumenti adottati, come quello inserito nella manovra per il controllo degli orari delle slot, siano efficaci. Se lo è chiesto l’Istututo Superiore della Sanità. Se è vero che i cittadini hanno avversione verso il gioco perché nasconderlo? Più lo faccio vedere più la gente lo ripudierà.

Oggi la politica si rifiuta anche di sedersi ad un tavolo per ragionare su questo tema, si chiudono gli occhi facendo vincere i pregiudizi solo perché quel pregiudizio paga sul piano elettorale.

Un altro luogo comune per ogni legge di Stabilità è l’aumento del Preu e l’aumento dei controlli. Il mondo del gioco legale è il settore più controllato in assoluto, a partire dai controlli di chi opera nel mercato. C’è un albo che permette di controllare i gestori tanto quanto coloro che vendono armi.

Viviamo in un mondo di diffidenza, l’amministrazione è vista male, i concessionari che sono collaboratori dello stato sono visti male, gli stessi gestori sono visti male”- conclude Iaccarino.

 

“Identificare il settore come quello più vicino alla mafie è inverosimile” afferma l’avv. Ranieri Razzante. “Dire che la criminalità organizzata è infiltrata nel gioco è una cosa, dire che i gestori sono criminali è un’altra. Il più grande costo che il settore rischia di pagare è quello reputazionale, ma i collusi sono presenti in ogni settore economico”. “L’Italia non è un territorio libero per i riciclatori, abbiamo  una norma antimafia all’avanguardia. Le infiltrazioni non sono solo nel gioco e i gestori non devono subire le infiltrazioni.

Non credo che il sistema sia stato gettizzato per le infiltrazioni criminali ma dobbiamo evitarle. Mi chiedo quando faremo in Europa una normativa sul gioco  a livello comunitario. In Europa il gioco circola mentre in Italia si discute ancora di distanziometri”.

 

Presente all’evento anche il prof. dell’Università di Salerno Stefano Sbordoni che ha spiegato: “Il gioco è un flusso permanente nei secoli, cambia in base alla disponibilità dei soldi e al numero di persone. Se vogliamo controllare questo flusso, come un gas, dobbiamo canalizzarlo nei circuiti controllati. Non esiste l’assunto della compressione del gioco, perché esso andrà  sempre verso altri tipi di offerta”.

 

 

“Troppo spesso  – afferma il dott. commercialista Francesco Scardovi – si cade nell’equivoco del preu applicato sulla raccolta del gioco e non sul margine. Allora il legislatore sia chiaro e dica che applicherà un preu al 67%. L’aumento dell’1% del preu significa per un gestore la riduzione del 20% degli introiti.

Servono regole chiare e diverse. Negli ultimi anni i gestori hanno investito per l’aggiornamento degli apparecchi, a questo si è aggiunto il taglio degli apparecchi attuato nel 2018. Investire oggi per una sala vuol dire rischiare tra sei mesi di dover delocalizzare per l’attuazione delle distanze”.

 

“La delocalizzazione – suggerisce Sbordoni – andrebbe pagata dallo Stato, posto che come principio è sbagliato”.

 

A prendere la parola anche l’esperto di Gaming, Vitaliano Casalone: “Concessionari e gestori – spiega – non hanno mai trovato una simbiosi. Negli anni sono stati molti i miliardi investiti dai fondi di investimento esteri nel settore italiano e nei concessionari. Il contingentamento del 2011 ha aumentato gli apparecchi in modo eccessivo  e questo ha portato alla nascita dei no slot, alla legge Balduzzi e alla istituzione dell’Osservatorio sul gioco presso l’ISS”.

“Dal 2013 in poi – ha continuato Casalone – abbiamo subito interventi restrittivi di ogni tipo. Oggi dobbiamo prendere atto che il settore è diviso, i concessionari sono divisi tra due associazioni, i produttori sono legati a due associazioni, ugualmente i gestori, l’associazione tabacchi va da sola. Le associazioni del settore hanno impedito una risposta univoca a tutela del settore, non siamo stati capaci di presentare proposte con leader degni di nota e di parlare alla stampa generalista con influencer che parlassero delle nostre ragioni.

I fondi esteri e gli investitori oggi guardano il mercato italiano e sono perplessi.

Al mercato serve una cabina di regia. Oggi non abbiamo un interlocutore politico”.

 

 A rispondere e promettere un lavoro comune tra associazioni il presidente Sapar: “Noi non siamo solo numeri è la campagna lanciata in Puglia, e che insieme a tutte le associazioni di categoria verrà portata a livello nazionale”.

 

“Il settore – ha ricordato Iaccarino – ha la necessità di mostrarsi unito. Potremo essere ottimisti quando riusciremo a costruire un progetto che tenga conto dei rischi del settore e lavori per trasformarlo in un’opportunità. Va data la priorità alla trasparenza dei ruoli di ciascun operatore.

 

 

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