23 Novembre 2024 - 00:07

Lorenzo Musicco a PressGiochi: “Ecco cosa serve per una Sapar al passo coi tempi …”

Chi lo conosce bene, sa che Lorenzo Musicco non ha mai amato la luce dei riflettori, nemmeno nel suo lungo periodo da Presidente Sapar – 20 anni o giù di

30 Novembre 2018

Chi lo conosce bene, sa che Lorenzo Musicco non ha mai amato la luce dei riflettori, nemmeno nel suo lungo periodo da Presidente Sapar – 20 anni o giù di lì – dove è riuscito, contro quasi tutto e quasi tutti, dapprima a far approvare la legge 425/95, che permise il rilascio di piccoli premi attraverso gli apparecchi e poi, per contrastare il dilagare dell’azzardo coi videopoker, a far scrivere le norme (inserite nella legge 289/02) che introdussero gli apparecchi con vincita in denaro.

In pochi anni, dunque, la presidenza Musicco permise al settore di saltare dal medioevo alla modernità, facendo piovere fiumi di denaro nelle casse ormai esangui dei gestori del tempo e consentendo allo Stato di farne un business di straordinarie proporzioni.

Insomma, non è stato facile convincerlo a dirci la sua sul settore e soprattutto sulla Sapar, all’indomani del traumatico cambio di presidenza e della lettera che lui ha inviato al Direttivo per spiegare la propria posizione rispetto a questi temi.

 

Nonostante non faccia mistero dei suoi “acciacchi” – che poi sono il retroscena della sua assenza alla riunione del Direttivo in cui è stata votata la sfiducia a Raffaele Curcio – Lorenzo Musicco si è presentato al nostro incontro in forma eccellente, carico e motivato come sempre.

 

“Come ho scritto nella lettera – esordisce Musicco – sebbene come presidente onorario non ho diritto a voto, non mi sarei certo tirato indietro in un momento così delicato per la vita della Sapar. Perciò, se sono mancato è stato solo perché avevo prenotato da tempo per quel giorno una visita medica piuttosto importante, e non potevo saltarla”.

 

 

Secondo lei, gli chiediamo, perché ancora una volta il passaggio di consegne ai vertici dell’Associazione è avvenuta, diciamo così, in maniera innaturale?

 

“E’ evidente che quando le cose non vanno bene le colpe finiscono innanzitutto sulla testa del presidente. Non è il mio caso, però, in quanto fui io stesso, nel 2004, a rinunciare a candidarmi alla presidenza della settima legislatura Sapar, in quanto ero in totale disaccordo con il regime concessorio che proprio allora stava prendendo il via, come scrissi in un editoriale su Automat, all’indomani della pubblicazione del decreto che introduceva il regolamento per la gestione della rete degli apparecchi, presagendo che questo nuovo regime avrebbe estromesso i gestori tradizionali.

I passaggi traumatici di cui parlate, quindi, sono tutti accaduti negli anni successivi. Del resto, nel momento in cui il settore è finito nelle mani dello Stato e delle concessionarie, che per l’appunto ci hanno fatti fuori quasi da tutto, è normale che le imprese che tanto hanno investito negli anni per restare al passo coi tempi abbiano un senso di disgusto e di ribellione. Il problema, secondo me, non è mai nella singola persona, ma in quell’insieme di persone che si trovano in un dato momento a dirigere l’Associazione, che purtroppo mai hanno dato l’impressione di avere idee comuni e linee di intervento comuni. E, lo sapete bene, questa mancanza di unità viene spesso strumentalizzata dalle nostre controparti, e indicata come segnale di debolezza e di confusione”.

 

Forse questa unità è difficile da perseguire in un contesto associativo composto da più anime: gestori, produttori, distributori, personaggi più o meno legati alle concessionarie…

 

“No, tutto ciò ha una rilevanza marginale secondo me. Tutti noi rappresentiamo la parte “viva” del settore. Quella che si assume i rischi, quella che patisce furti e rapine, quella che deve subire i provvedimenti dall’alto senza possibilità di discutere, quella che versa il Preu ogni 15 giorni, quella che si fa carico persino dei problemi degli esercenti, quella che cerca di lavorare sul campo per garantire sempre maggiore sicurezza al gioco, e di far evolvere tecnologicamente gli apparecchi. Per questo, dovremmo avere voce in capitolo allo stesso livello degli altri attori della filiera. Invece, siamo sempre l’ultima ruota del carro, anzi, siamo sempre più malsopportati e malvisti sia all’interno che all’esterno del settore”.

 

 

Ma è davvero tutta colpa della Sapar?

 

“Non dico questo. Dico soltanto che troppe volte in Associazione abbiamo visto emergere personaggi che hanno pensato soprattutto a dare un taglio al passato, senza però dar corso a una progettualità degna di tal nome. E’ vero che tante volte siamo stati costretti a inseguire le emergenze, però cancellare di colpo tutto quello che è stato fatto per il bene del settore, e ancor di più dimenticare le esperienze che abbiamo maturato in tanti anni di attività, non è certo una cosa positiva.

Qualcuno potrà pensare che sono solo un vecchio nostalgico. Ma non è assolutamente vero. Chiedete a chi ha lavorato con me e a chi mi è stato più vicino, come ragionava e cosa voleva Lorenzo Musicco, e vedrete che cambierete idea. Io ho sempre sostenuto che la Sapar dovesse rinnovarsi gradatamente, tenendo però sempre presenti l’autorevolezza e la dignità che eravamo riusciti a guadagnarci sia rispetto alle istituzioni, sia nei confronti egli organi di informazione dell’opinione pubblica”.

 

 

Ma, guardando l’oggi, pensa sia ancora possibile fare qualcosa per invertire una rotta che sembra ormai segnata?

 

“Innanzitutto, mai cedere di un centimetro nella battaglia a difesa del settore. Ribadisco a voi quanto ho scritto: la Sapar deve andare avanti su questo fronte con tenacia, lucidità, fermezza, e con azioni ben pianificate e condivise.

Di cose da fare ce ne sarebbero tante, forse troppe. Ma da qualche parte bisogna pur ricominciare.

Per questo, ferma la necessità di riavviare e mantenere costanti le sinergie con la politica, l’amministrazione e gli enti locali, e con tutte le realtà in qualche modo coinvolte nel nostro settore, bisognerà a mio avviso muoversi contemporaneamente sui fronti nazionale e regionale. Ovviamente, partendo da un nuovo modello organizzativo, magari con organismi più snelli ma dove ogni componente abbia una specifica responsabilità.

Altro aspetto importantissimo è quello di mettere in comune tutto quel bagaglio di conoscenze e di esperienze che ciascun dirigente ha acquisito nel tempo, eventualmente anche col supporto di un organismo ad hoc, a fianco della Segreteria Nazionale, deputato all’ottimizzazione delle risorse, allo scambio delle comunicazioni, alla messa a disposizione degli strumenti e della formazione necessari, per poter intervenire su rispettivi territori con competenza ed efficacia. Naturalmente, non dobbiamo perdere di vista quello che comunque resta uno degli obiettivi primari dell’Associazione: fare nuovi iscritti e individuare fra questi quelle che dovranno diventare i dirigenti del futuro.

Un ultimo appunto, se me lo consentite, è sulla comunicazione. Senza voler insegnare nulla a nessuno, ricordo che a ai miei tempi non passava giorno che non scrivessimo una lettera a qualche autorità, una nota anche di protesta, o un semplice comunicato per rendere tutti informati su quel che si faceva e su come si faceva. Ebbene, con gli strumenti di oggi, tutto sarebbe molto più facile e rapido. Basta avere la coscienza di essere trasparenti e la volontà di coinvolgere tutti i soci nella politica dell’associazione. Poi c’è una questione di secondo livello, la chiamerei così, che riguarda il Centro Studi e la Rivista Automat. Un tempo eravamo noi la fonte principale della cultura di settore. E dobbiamo tornare ad esserlo. Con professionalità elevate e di fama riconosciuta, con strumenti d’eccellenza, con l’apertura al dibattito costante su tutti i tempi che ci interessano, mettendo da parte personalismi, pressappochismi e provincialismi”.

 

 

In conclusione, signor Musicco, ci chiarisca una cosa. Lei nella sua lettera al Direttivo ha in pratica annunciato il suo addio alla Sapar. Allora che senso ha, per lei, dire oggi cose che non ha più intenzione di seguire?

 

“Io non ho dato l’addio alla Sapar, ho solo dichiarato, con adeguate motivazioni, che voglio distaccarmi dalla politica attiva a livello nazionale. La carica di presidente onorario non posso e non voglio abdicarla, perché sarebbe un atto di viltà. Vorrei invece rimanere a disposizione di tutti gli associati, per dare per quanto possibile un contributo di idee e di esperienze a chi vorrà chiedermelo. Lorenzo Musicco non scompare, tutt’altro. Ed anzi questa intervista che vi ho concesso deve essere colta come un segnale di conferma che, fin quando ci sarà bisogno di me, io ci sarò sempre”.

 

 

 

Cristina Doganini – PressGiochi

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