“Ho messo sotto accusa lo strumento del distanziometro nella misura in cui viene interpretato come un mezzo per prevenire e combattere le azzardopatie”. Lo afferma a PressGiochi il dr. Alberto
“Ho messo sotto accusa lo strumento del distanziometro nella misura in cui viene interpretato come un mezzo per prevenire e combattere le azzardopatie”.
Lo afferma a PressGiochi il dr. Alberto Baldazzi di Eurispes parlando dell’audizione che ha tenuto quest’oggi presso la Commissione sanità della Regione Puglia in merito alla modifica della legge sul gioco legale n. 43/2013.
“Sulla base di elaborazioni Eurispes e oggetto del focus ‘Gioco, dipendenze e legalità’ e sulla base dell’intreccio di questi dati con quelli resi noti dall’Istituto Superiore di Sanità all’interno della prima analisi della dimensione del fenomeno del gioco patologico in Italia abbiamo segnalato come il distanziometro non può essere inteso come uno strumento di lotta all’azzardopatia perché i dati stessi mostrano come una quota dei giocatori problematici (l’11% secondo l’ISS) scelga volontariamente di giocare in luoghi lontani dalle proprie abitazioni e dai luoghi di lavoro, a differenza dei giocatori sociali per i quali la distanza diventa un disincentivo mentre la vicinanza invita al gioco.
Questo significa che il giocatore problematico/ patologico già oggi scegli di giocare lontano dai luoghi di vista e lavoro. Considerando che i giocatori problematici sono ritenuti almeno 1,5 mln in tutta Italia e che quelli patologici sono una sottopercentuale di questo dato, noi riteniamo che quell’11,3% che secondo l’ISS predilige giocare lontano casa coincida con la percentuale di giocatori fortemente problematici o addirittura patologici.
Quindi concludiamo che il distanziometro non serve per disincentivare i giocatori dipendenti”.
PressGiochi
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