“Il Decreto Dignita’, attualmente all’esame delle Camere e rappresentante il primo vero provvedimento legislativo di marca Cinque Stelle, e’, per la parte relativa alle norme anti-delocalizzazione, soltanto un documento di
“Il Decreto Dignita’, attualmente all’esame delle Camere e rappresentante il primo vero provvedimento legislativo di marca Cinque Stelle, e’, per la parte relativa alle norme anti-delocalizzazione, soltanto un documento di mera propaganda, impreciso e incompleto dal punto di vista normativo e incerto quanto agli effetti che produrrà sulla scelta delle imprese italiane di continuare a produrre o meno in Italia.
Un testo scritto talmente male che si presterà a ricorsi di ogni tipo da parte delle aziende, producendo un danno reputazionale enorme al nostro paese, data la sua natura dirigista, anti mercato e contraria persino al principio della liberta’ di stabilimento, contemplato dai trattati europei”.
Lo afferma, in una nota, Renato Brunetta, deputato di Forza Italia.
Il modo in cui il testo e’ stato scritto, infatti, “sconfessa in modo clamoroso quanto da sempre sostenuto dal Movimento guidato da Luigi Di Maio, ovvero che in Italia e’ necessario fare meno leggi ma scrivendole bene, per evitare difficolta’ in sede di attuazione concreta delle norme. Pronti, via ed ecco che il primo prodotto forgiato dagli esperti di tecnica legislativa dei Cinque Stelle si presenta come qualcosa di completamente illeggibile e inattuabile.
Infatti, la formulazione legislativa che emerge dalla lettura del documento – aggiunge Brunetta – non specifica bene gli ambiti e i comportamenti delle aziende per i quali le norme sanzionatorie sarebbero applicate, come nel caso del recupero del beneficio dell’iperammortamento di beni immateriali, creando un vuoto normativo che espone le norme scritte, se non modificate correttamente durante il passaggio parlamentare, a dei quasi certi conteziosi legali, dove gli abili avvocati delle aziende avranno gioco facile nel dimostrare la non applicabilita’ della norma al caso specifico.
Di piu’, qualche impresa potrebbe anche decidere di appellarsi alla Corte di Giustizia Europea, denunciando la norma come contraria al principio di liberta’ di stabilimento all’interno dell’Unione Europea. Se venisse accolto un simile ricorso, lo Stato italiano si troverebbe costretto a rimborsare le imprese per le sanzioni gia’ pagate, piu’ un eventuale risarcimento del danno e con il rischio che queste abbiano effettuato gia’ la delocalizzazione produttiva in un altro paese europeo, senza piu’ decidere di tornare indietro.
La conclusione e’ che questo atteggiamento dirigista da parte del Governo produrrebbe un aumento della fuga all’estero delle imprese, con lo Stato che perderebbe molti soldi in cause legali. Davvero un risultato paradossale e poco edificante per il nostro paese”.
La norma, ricordiamo, prevede all’art. 8 il divieto totale alla pubblicità del gioco d’azzardo.
PressGiochi
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