Nel 2013 e 2014 il Consiglio di amministrazione della Casino S.p.A. ha svolto un duro e pregevole lavoro che ha consentito di salvare la Società dal fallimento e di assicurarle
Nel 2013 e 2014 il Consiglio di amministrazione della Casino S.p.A. ha svolto un duro e pregevole lavoro che ha consentito di salvare la Società dal fallimento e di assicurarle l’equilibrio economico e finanziario. Anche la Proprietà e i dipendenti hanno fatto la loro parte. Il bilancio della Società 2014 si è chiuso finalmente, dopo anni di perdite, in attivo. Si può e si deve fare di più per la crescita dei ricavi e per l’ammodernamento dell’azienda”.
Bruno Barbaro segretario dello SNALC interviene con un’analisi sul piano di impresa per il Casinò di Sanremo. “La casa da gioco può tornare a produrre utili per la collettività ma sono necessari buoni Amministratori, buoni Dirigenti, una buona gestione basata sui principi di legalità e trasparenza, rigore e buoni esempi nella gestione delle risorse finanziarie, eliminazione degli sprechi, affermazione del principio di economicità in tutti gli atti gestionali ed efficaci politiche di crescita di tutti i giochi. – aggiunge Barbaro – Il piano d’impresa 2015-2017 prevede una crescita dei ricavi di gioco troppo debole. La nomina del Direttore Generale, di cui tanto si parla, mal si concilia con una previsione di crescita dei ricavi di qualche punto percentuale in più”.
“Sarebbe opportuno che prima della nomina del Direttore Generale la previsione di crescita dei ricavi di gioco venisse aggiornata in modo adeguato e venisse indicata chiaramente come obbiettivo prioritario del piano. – spiega il segretario dello SNALC – Nel piano d’impresa non è prevista la figura del Direttore Generale e anche per questo motivo i criteri di scelta, il trattamento economico, i suoi compiti e il suo rapporto con il Consiglio di amministrazione dovrebbero essere definiti con la massima trasparenza tenendo conto, quantomeno ai fini di un confronto comparativo, delle misure adottate dal legislatore per le Società partecipate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze non quotate in borsa”.
“Le società partecipate dal Ministero dell’Economia al pari della società Casino S.p.A., pur avendo una veste giuridica privatistica, perseguono interessi generali e sono destinatari di trasferimenti di proventi pubblici. Per stabilire l’importo massimo complessivo degli emolumenti da corrispondere ai manager (Amministratore Delegato, Direttore Generale) delle società partecipate dal Ministero dell’economia e delle Finanze il legislatore ha classificato le società in tre fasce in base al valore della produzione, degli investimenti e del numero dei dipendenti”.
“Nella prima fascia l’importo complessivo degli emolumenti da corrispondere ai suddetti manager, compresi eventuali benefici non monetari suscettibili di valutazione economica, non può essere superiore a 240.000 euro. In tale fascia sono individuate le Società il cui valore della produzione è superiore a 1.000.000.000 di euro, il valore degli investimenti è superiore a 500.000.000 di euro e il numero dei dipendenti è superiore a 5.000. Nella seconda fascia l’importo complessivo degli emolumenti da corrispondere ai suddetti manager, compresi eventuali benefici non monetari suscettibili di valutazione economica, non può essere superiore a 192.000 euro. In tale fascia sono individuate le Società il cui valore della produzione è superiore a 100.000.000 di euro, il valore degli investimenti è superiore a 1.000.000 di euro e il numero dei dipendenti è superiore a 500. Nella terza fascia l’importo complessivo degli emolumenti da corrispondere ai suddetti manager, compresi eventuali benefici non monetari suscettibili di valutazione economica, non può essere superiore a 120.000 euro. In tale fascia sono individuate le Società il cui valore della produzione è inferiore a 100.000.000 di euro, il valore degli investimenti è inferiore a 1.000.000 di euro e il numero dei dipendenti è inferiore a 500”.
“La Casino S.p.A., con un valore della produzione di circa 45.000.000 di euro, un investimento medio degli ultimi tre anni di circa 5.000.000 di euro e 290 dipendenti, in base alla classificazione delle società partecipate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze si colloca appena nella terza fascia. Nella terza fascia l’importo complessivo degli emolumenti da corrispondere ai suddetti manager, compresi eventuali benefici non monetari suscettibili di valutazione economica, non può essere superiore a 120.000 euro. L’importo complessivo degli emolumenti da corrispondere al Direttore Generale, compresi eventuali benefici non monetari suscettibili di valutazione economica, non può essere determinato discrezionalmente ma deve essere, in ogni caso, determinato secondo parametri oggettivi che tengano conto delle dimensioni economiche e organizzative della Casino S.p.A.”.
“Gli emolumenti del Direttore Generale, nei limiti sopra delineati, dovrebbero essere corrisposti in parte in cifra fissa e in parte solo al raggiungimento di risultati certi in termini di crescita dei ricavi. La corresponsione di emolumenti legata a obiettivi fantasiosi e indefiniti, di cui si è fatto tanto uso in passato, dovrebbe essere bandita. Raggiri nei confronti dell’Azienda non dovrebbero essere più tollerati. Il Direttore Generale dovrebbe avere un contratto a termine non superiore a tre anni con un periodo di prova di sei mesi e con successive verifiche periodiche sui risultati conseguiti sul piano degli incrementi dei ricavi. Con clausole di questo tipo l’Azienda avrebbe risparmiato migliaia di euro nei confronti di quei Dirigenti che sono stati mandati via anticipatamente”.
“Il Direttore Generale dovrebbe essere nominato dall’assemblea della Società e non dal Consiglio di amministrazione. In tal caso sarebbe sottoposto al pari degli Amministratori alla giurisdizione della Corte dei Conti. Il piano d’impresa non contiene alcun riferimento alla prevenzione della corruzione di cui alla legge 190/2012 e nemmeno alle linee guida dall’Autorità Nazionale Anticorruzione. La legge e le linee guida hanno la finalità di prevenire condotte di Funzionari, Dirigenti e Amministratori volte a procurarsi vantaggi indebiti in danno della Società. Il concetto di corruzione preso a riferimento dalla legge e dalle linee guida ha un’eccezione ampia in cui rilevano non solo le fattispecie penalistiche ma anche i casi e le situazioni di cattiva amministrazione. La Casino S.p.A. ha il dovere di adottare tutte le misure necessarie a prevenire i fenomeni di corruzione all’interno della Società. Tali misure, che devono fare riferimento a tutte le attività svolte dalla Società, costituiscono il piano di prevenzione della corruzione della Società. Tra le attività esposte al rischio di corruzione vanno considerate in prima istanza quelle elencate dall’art. 1, co.16 della legge n. 190 del 2012 (autorizzazioni e concessioni, appalti e contratti, sovvenzioni e finanziamenti, selezione e gestione del personale)”.
“Un altro dei principali fattori di rischio di corruzione è costituito dalla circostanza che un soggetto possa sfruttare un potere o una particolare conoscenza nella gestione di processi produttivi per ottenere vantaggi illeciti. Al fine di ridurre tale rischio la l. n. 190 del 2012 attribuisce particolare efficacia preventiva alla rotazione degli incarichi. Essa implica il turnover di quelle figure preposte alla gestione di processi produttivi più esposti al rischio di corruzione. La Società ha anche il dovere di adottare un codice di comportamento vincolante, basato sui principi di legalità e trasparenza sia per chi presta la propria attività lavorativa nella casa da gioco sia per i soggetti terzi. Le politiche per lo sviluppo delle attività della casa da gioco e per la crescita dei ricavi dei giochi necessitano, per essere efficaci, di un rafforzamento della cultura della legalità, della buona gestione e del fare positivo, nonché la messa a punto delle strategie, dei progetti, degli investimenti e degli assetti organizzativi aziendali delineati dal piano d’impresa”.
“Le iniziative promozionali dei vari giochi non dovrebbero essere gestite a compartimenti stagni ma dovrebbero essere gestite tenendo conto che l’azienda è una sola. I giochi francesi ed americani andrebbero salvaguardati e valorizzati. Le slot e i giochi on line richiedono nuove politiche e nuovi assetti organizzativi. I tornei di poker andrebbero ripristinati al più presto possibile. La scelta degli imprenditori a cui affidare i tornei di poker dovrebbe avvenire attraverso l’espletamento di una gara ad evidenza pubblica. Gli imprenditori che hanno avuto problemi con la giustizia non dovrebbero ottenere l’affidamento dei tornei di poker. I dipendenti che sono stati allontanati da precedenti gestori dei tornei di poker per aver compiuto atti lesivi del patrimonio della Casino S.p.A. e del patrimonio del Comune di Sanremo non dovrebbero rientrare alle dipendenze di un nuovo gestore dei tornei di poker. La cooperativa costituita dai dealer di Sanremo è un soggetto imprenditoriale e al pari degli altri imprenditori dovrebbe essere ammessa a partecipare all’affidamento dei tornei di poker. Per la gestione del poker andrebbe salvaguardata la manodopera locale”.
“L’affidamento a imprenditori terzi di servizi complementari importanti quali il bar e il ristorante non ha portato quel miglioramento qualitativo che era stato prospettato al momento dell’appalto. Il continuo cambio di gestori determina incertezza nella gestione e un abbassamento del livello qualitativo del servizio, nonché disorientamento e preoccupazione nei lavoratori. Gli appalti andrebbero riconsiderati. La Casino S.p.A. dovrebbe, senza oneri aggiuntivi, costituire una società alla quale affidare i servizi complementari a cominciare del bar e del ristorante. Se ciò avvenisse, il beneficio per la casa da gioco sarebbe grande. – conclude Barbaro – Il confronto costruttivo e l’assunzione di responsabilità sui temi aziendali contribuiscono a determinare politiche finalizzate alla crescita dei ricavi e alla trasparenza degli atti gestionali”.
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