Sono undici le misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Napoli nei confronti di affiliati a clan Belforte di Maddaloni e imprenditori collusi con la cosca. Al centro dell’inchiesta,
Sono undici le misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Napoli nei confronti di affiliati a clan Belforte di Maddaloni e imprenditori collusi con la cosca. Al centro dell’inchiesta, la gestione di apparecchi da gioco del tipo Newslot. Sono oltre cento i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, guidato dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Napoli, che hanno portato in carcere sette indagati, mentre a quattro il gip ha concesso i domiciliari.
I reati contestati sono a vario titolo quelli di estorsione, intestazione fittizia di beni, illecita concorrenza con violenza e minacce, con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso per agevolare il clan di riferimento. In corso anche sequestri di slot machine in numerosi esercizi pubblici.
Diversi collaboratori di giustizia hanno reso dichiarazioni sui membri della famiglia coinvolta, quali intranei al crimine organizzato ed attivi nell’imposizione di videopoker e slot machine a commercianti ubicati nel territori di Maddaloni.
A gestire l’affare era infatti una famiglia legata al clan Belforte a cui è stata imputata l’intestazione fittizia – tramite prestanome – di un’impresa attiva nella gestione di slot machine con l’aggravante di utilizzo di metodi mafiosi e di agevolare il clan di riferimento. Uno dei componenti della famiglia era già stato sottoposto a misure di prevenzione, mentre sarebbero 14 gli esercenti di bar e locali da intrattenimento coinvolti nel comune di Maddaloni.
L’INDAGINE – L’operazione, denominata “Golden Game”, ha consentito di individuare e smantellare una consolidata associaizone a delinquere di stampo mafioso in grado controllare il mercato locale dei videopoker operando in regime di pressoché totale egemonia.
Tramite l’esecuzione di mirati controlli volti a verificare la regolarità delle installazioni presso alcuni esercizi commerciali di Maddaloni, è stato quindi possibile rilevare che in un breve lasso di tempo numerosi esercizi commerciali si erano dotati di ulteriori slot appartenenti e gestite da due ditte individuali che si stavano espandendo in maniera repentina e anomala sul mercato di riferimento. La successiva attività investigativa ha permesso di capire come tali ditte non fossero in realtà gestite dai formali intestatari, bensì riconducibili alla sfera di diretta influenza dei componenti di una nota famiglia di Maddaloni, già operante nel settore e destinataria di una misura di prevenzione personale e patrimoniale che alcuni anni prima li aveva spossessati delle loro aziende perché collegate con il clan camorristico Belforte, grazie al quale erano riusciti a conquistare ampie fette del mercato locale dei giochi.
L’indagine che ha portato a 11 arresti e’ nata nell’estate 2016 individuando una organizzazione composta dalla famiglia legata al clan e alcuni affiliati che imponevano e gestivano sul territorio maddalonese e in paesi limitrofi slot machine. In particolare, la famiglia, come detto, gia’ colpita da misura di prevenzione nel 2012, per continuare a gestire il gioco elettronico ha usato dei prestanome, persone che in passato erano stati loro dipendenti ma che non erano state colpite da nessuna misura cautelare. Erano loro che avevano contatti con gli esercenti, anche se di fatto le chiavi delle macchine da gioco le avevano i componenti della famiglia.
Le slot venivano poi imposte negli esercizi commerciali con metodi mafiosi, e quelle della concorrenza eventualmente gia’ presenti nei locali venivano manomessi in modo da renderle non funzionanti. Un settore, quello delle slot machine, molto redditizio tanto che alcuni collaboratori di giustizia hanno raccontato che spesso i proventi venivano reinvestiti in acquisto di immobili.
Anche le slot venivano modificate per dividere il guadagno. Secondo quanto emerso dalle indagini, dal 2015 tramite i prestanome, i Marciano sono riusciti a conquistare un terzo del mercato totale delle slot a Maddaloni, imponendo agli esercenti anche di attivita’ di intrattenimento e forniture di caffe’. Almeno 79 le slot installate nel centro casertano e almeno 10 gli esercizi commerciali che gia’ erano ‘clienti’ della famiglia.
Gli inquirenti hanno anche fatto leva su una serie di testimonianze rese da diversi collaboratori di giustizia, da personale dipendente delle stesse ditte e da alcuni degli esercenti, che, sebbene impauriti e timorosi delle conseguenze della loro collaborazione, posti di fronte alle evidenze già acquisite, hanno confermato di essere vittime di estorsione in quanto costretti a far installare le “macchinette” all’interno dei propri locali commerciali, estromettendo i gestori già lì operanti.
Ulteriori e decisivi riscontri sono stati poi acquisiti per mezzo di intercettazioni, anche ambientali, e di prolungati servizi di appostamento e pedinamento dei soggetti indagati.
Le indagini hanno dimostrato come gli imprenditori monitorati sono riusciti nel tempo ad aggirare di fatto la misura di prevenzione disposta nei loro confronti, imponendosi nuovamente sul territorio, ancora una volta grazie alla forza intimidatrice del clan di riferimento ed operando per mezzo di ditte formalmente intestate a “teste di legno”, ma di fatto gestite completamente da loro, tanto da acquisirne direttamente tutti i proventi, da condividere poi con il sodalizio criminale che ne aveva agevolato l’operatività.
La Guardia di Finanza ha emesso anche un sequestro preventivo dell’intero capitale sociale e di tutti i beni riconducibili alle due ditte individuali che in realta’ fanno capo alla famiglia, comprese 80 slot installate in 22 esercizi commerciali di Maddaloni e altre 48 nei magazzini aziendali e 36 schede di gioco. Sequestrato anche un fucile da caccia illecitamente detenuto.
PressGiochi