17 Novembre 2024 - 22:54

FVG. La Carnia lavora per introdurre i divieti al gioco

Seguendo l’esempio di Tolmezzo, Villa Santina ha messo al bando le slot machine nel suo territorio. A volere che le ‘macchinette’ stessero lontano dai cittadini è stato il sindaco, Romano

03 Aprile 2018

Seguendo l’esempio di Tolmezzo, Villa Santina ha messo al bando le slot machine nel suo territorio. A volere che le ‘macchinette’ stessero lontano dai cittadini è stato il sindaco, Romano Polonia.

L’unica soluzione è fare rete e mettere al bando il gioco patologico da tutta la Carnia. “Ho mandato una circolare a tutti i sindaci dei 24 Comuni della Uti Carnia. Ho chiesto loro di fissare delle distanze limite tra le slot e i luoghi più frequentati e a rischio: (scuole, ospedali, luoghi di culto, centri sociali e centri anziani). Il provvedimento esiste già, ma io vorrei portare la distanza a 500 metri a 100 e vorrei ridurre ancora gli orari di gioco: soltanto sei ore al giorno. Ho proposto la stessa distanza di sicurezza per Villa Lorenzini, che ospita persone fragili, ma anche nei capannoni della zona industriale. Se non si mette in sicurezza anche quest’area, a qualcuno potrebbe sempre venire in mente di aprire una sala giochi”.

L’idea di ‘liberare’ la Carnia dalle slot, però, non piace a tutti.
“Io volevo togliere la slot dal bar della frazione di Invillino, ma il proprietario mi ha detto che i ricavi della macchinetta servono per pagare la luce e l’affitto. Non ho cambiato idea”.
Entro un mese si saprà se anche gli altri sindaci della Carnia seguiranno la sua linea dura.
“Nella nostra regione -, spiega Francesca Vignola, coordinatrice del Tavolo tecnico regionale Gap-Gioco d’azzardo patologico -, le classi più vulnerabili sono quelle degli anziani, soli e fragili, degli adolescenti, che hanno sempre a disposizione lo smartphone per giocare senza controllo, e dei migranti”.
Lo scorso anno, tra gli utenti del servizio dipendenze comportamentali, la fascia d’età più rappresentata è stata quella tra i 40 e i 49, pari allo 0,68 per 1.000 abitanti, seguita dalla fascia 50-59, pari allo 0,62, e quella degli over 60, pari allo 0,33 per 1.000 abitanti. Nell’Alto Friuli gli utenti sono lo 0,2 per 1.000 abitanti.
“Bisogna dire, però – continua Vignola -, che nella nostra regione i giocatori patologici che hanno chiesto aiuto ai servizi sono poco più di 500, ma c’è un sommerso di 5.500 persone. Difficile inquadrarli”. Tra chi non ha ancora chiesto aiuto, ci potrebbero essere anche i carnici ed è per questo che da qui sono partiti i primi segnali.
“La Carnia ha sicuramente una popolazione anziana – dice la coordinatrice -, che spesso vive sola. Gli amministratori locali sono stati i primi a muoversi, perché in un territorio piccolo c’è più sensibilità e la percezione del problema è maggiore rispetto alla grande città. Ma questa patologia è diffusa davvero in tutta la regione”.

 

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